Mercoledì 22 Ottobre 2025 | 11:57

Richiesto il 3% sui ricavi: così la manovra cambia la «web tax»

Richiesto il 3% sui ricavi: così la manovra cambia la «web tax»

 
Giuseppe Durante

Reporter:

Giuseppe Durante

Richiesto il 3% sui ricavi: così la manovra cambia la «web tax»

In passato, solo le aziende con ricavi globali superiori a 750 milioni di euro e 5,5 milioni di euro in Italia erano soggette all’imposta

Mercoledì 18 Dicembre 2024, 14:13

Una delle novità più rilevanti riguarda l’abolizione delle soglie di fatturato che limitavano l’applicazione della Digital Service Tax. In passato, solo le aziende con ricavi globali superiori a 750 milioni di euro e 5,5 milioni di euro in Italia erano soggette all’imposta.

Dal 1°gennaio 2025 secondo quanto indicato nel decreto fiscale collegato alla legge di bilancio 2025 tutte le imprese che generano ricavi attraverso servizi digitali sono tenute a pagare l’imposta del 3%, indipendentemente dalle dimensioni e dal fatturato di riferimento. Questo cambiamento amplia notevolmente la platea degli obbligati andando a colpire anche le piccole e medie imprese che così si vedono aumentare la pressione fiscale dovendo pertanto provvedere anche a questa imposta. È tuttavia previsto un sistema semplificato per la presentazione della dichiarazione dei ricavi conseguiti dall’impresa nonché per il pagamento dell’imposta di spettanza, rendendo più facile per le aziende conformarsi agli obblighi fiscali.

Con l’introduzione dei cambiamenti della digital service tax nella legge di bilancio per il 2025 sono state fissate scadenze specifiche che le aziende devono rispettare per garantire la corretta applicazione dell’imposta. Le nuove scadenze sono state delineate per facilitare la gestione fiscale delle imprese e assicurare una maggiore compliance. In particolare, il termine per il versamento dell’imposta sui servizi digitali è fissato al 16 maggio dell’anno successivo a quello in cui sono stati conseguiti i ricavi. Questo significa che per i ricavi che saranno generati dalle imprese nel periodo d’imposta 2025, le aziende dovranno effettuare il pagamento entro il 16 maggio 2026.

Inoltre, la dichiarazione annuale relativa alla Digital Service Tax dovrà essere presentata entro il 30 giugno dello stesso anno. Queste scadenze sono state stabilite per assicurare che le aziende abbiano il tempo sufficiente per raccogliere e riportare i dati necessari in modo accurato e attendibile in considerazione dei quali sarà poi calcolata l’imposta digitale dovuta per l’anno di riferimento.

Lo stesso viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, ha sottolineato l’importanza di queste scadenze, affermando che «l’obiettivo è semplificare gli adempimenti fiscali e migliorare la raccolta delle entrate». Il correttivo contento nella legge di bilancio 2025 che sarà probabilmente varata prima di Natale è senz’altro finalizzata ad aumentare il gettito fiscale in favore dell’Erario; ampliare la fascia di reddito soggetta alla digital service tax significa ampliare la soggettività passiva delle imprese, incrementando inevitabilmente il gettito fiscale. Pertanto, sarà essenziale che le aziende interessate dal correttivo si preparino adeguatamente per rispettare queste scadenze ed evitare sanzioni. La gestione tempestiva e corretta di questi obblighi fiscali sarà cruciale per garantire la sostenibilità economica delle imprese nel contesto della nuova normativa fiscale.

In particolare, le aziende soggette alla Digital Service Tax dovranno affrontare diversi obblighi:

Registrazione Ogni impresa deve registrarsi presso l’Agenzia delle Entrate per poter essere identificata come soggetta alla Digital Service Tax;

Dichiarazioni fiscali Le aziende dovranno presentare dichiarazioni specifiche riguardanti i ricavi generati dai servizi digitali;

L’imposta dovrà essere versata entro le scadenze stabilite dalla normativa fiscale italiana. È fondamentale che le imprese mantengano una gestione accurata delle scadenze per evitare sanzioni. L’Agenzia delle Entrate avrà il compito di vigilare sull’applicazione della Digital Service Tax. Secondo quanto riportato nel documento presentato dal Governo l’Agenzia avrà poteri ampliati per effettuare controlli fiscali mirati sulle imprese che operano nel settore digitale.

Questo include la possibilità di richiedere documentazione dettagliata alle aziende al fine di verificare i ricavi derivanti dai servizi digitali. In caso di irregolarità o mancata conformità agli obblighi fiscali, l’Agenzia delle entrate potrà avviare procedimenti sanzionatori o richiedere chiarimenti alle aziende coinvolte. Le sanzioni per la violazione degli obblighi legati alla Digital Service Tax possono essere anche severe. Le aziende devono dimostrare chiaramente di operare nel settore dei servizi digitali e ciò implica inevitabilmente la presentazione di documentazione dettagliata e, quindi, mantenere registrazioni precise delle transazioni e dei dati degli utenti è essenziale al fine di garantire la massima trasparenza. Quanto alle prove sui ricavi ottenuti nel periodo d’imposta considerato, le imprese dovranno fornire prove concrete dei ricavi generati attraverso i servizi digitali, facilitando così l’attività di controllo da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Per avere una idea più precisa su come funzionerà la tassazione digitale dal 1° gennaio consideriamo un esempio pratico: un’azienda che genererà 1 milione di euro da pubblicità digitale nel 2025 sarà tenuta a versare una Digital Service Tax pari a 30 mila euro (calcolata come il 3% di 1 milione). È chiaro che parliamo di una soggettività passiva molto più ampia e completamente diversa rispetto al passato dove solo le grandi multinazionali erano chiamate a contribuire in modo simile. Inoltre, l’imposta sarà applicata indipendentemente dal fatturato globale dell’azienda. Ciò significa che anche piccole realtà locali che operano online dovranno adattarsi a questa nuova normativa. Tuttavia, per avere certezze non ci resta che attendere il varo della manovra di fine anno.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)