Sabato 06 Settembre 2025 | 08:09

Quella grana pugliese, pietra d’inciampo sulla strada di Elly

 
Bepi Martellotta

Reporter:

Bepi Martellotta

Quella grana pugliese, pietra d’inciampo sulla strada di Elly

Non solo un partito da rifondare (ancora, piano piano, un pezzo alla volta) dopo le scoppole prese negli anni bui con la discesa agli inferi dei governi tecnici

Lunedì 09 Dicembre 2024, 12:22

Quante gatte da pelare per Elly Schlein. Non solo un partito da rifondare (ancora, piano piano, un pezzo alla volta) dopo le scoppole prese negli anni bui con la discesa agli inferi dei governi tecnici. Non solo l’avversario a sinistra da arginare, la Cgil di Landini che invoca la rivolta sociale contro i «fascisti» al governo e riempie le piazze. Adesso ci mancavano pure gli inciampi nelle regioni, proprio ora che il Pd - come dimostra l’Umbria - va riguadagnando terreno nella rincorsa contro il vento che soffia per Meloni.

Ad esempio, basta che un malavitoso pentito parli in udienza e subito ritorna il fango, come accaduto col processo Codice interno di Bari. Quei piccoli, fastidiosi «schizzi», infatti, hanno colpito il pupillo della Puglia, Antonio Decaro, Mr 500mila voti, l’uomo che dovrà rappresentare per il Pd la svolta alle prossime regionali e la definitiva uscita dal tunnel del «mercimonio» politico che ha travolto tutto e tutti nella regione. In pratica - al netto della fondatezza o meno delle dichiarazioni su circostanze, tra l’altro, già archiviate - anche l’«Emilia rossa del Sud», la Puglia, per la leader Dem rischia di diventare un ennesimo fastidio da risolvere.

Decaro, il «predestinato», è l’uomo che a Elly dovrà assicurare il ricambio dell’inossidabile decennio di Emiliano, come tutti i governatori forti considerato un «cacicco» ribelle difficile da gestire a Largo del Nazareno. Insomma, non si vedeva l’ora di fare quell’attesa staffetta nelle mani del «predestinato» ex sindaco di Bari ed ecco, invece, i fari che si riaccendono sullo scandalo della sua città (per il quale ancora pende una decisione dal Ministero sull’amministrazione comunale). Risolto il problema della successione alla Regione, ora tocca spegnere quei fari.

Ma la Puglia non è l’unico territorio che rischia di risultare «scomodo» alla leader dell’opposizione. Come metterla, a proposito di gatte da pelare per Elly, col presidente uscente della Campania che si ricandida al terzo mandato e rema contro la leader di partito ogni giorno? E che dire del presidente uscente dell’Emilia, Bonaccini, al quale non basta avere uno scranno a Bruxelles da eurodeputato e le riorganizza contro una fronda interna ai Dem? Ecco perché la grana pugliese - risolta alle comunali con tanto di manifestazioni in piazza a Bari e slogan sulla legalità a braccetto con Conte - proprio non ci voleva in questo momento.

Tolte le «resistenze» di Emiliano su quella staffetta - sino all’ultimo tentato da un «terzo mandato» modello De Luca, finché non ha cominciato ad accarezzare l’idea di sedersi sul collegio senatoriale di Andria che presto sarà lasciato libero dal parlamentare azzurro Sisto - sono arrivate le «reticenze» di Decaro. Il quale, per ora, resta alla finestra di Bruxelles (occupando tra l’altro un ruolo strategico per l’Europa qual è la commissione Ambiente) e attende che gli eventi baresi (e gli schizzi di fango) la smettano di rincorrersi, col rischio di compromettere l’immagine del suo ritorno sul trono della Puglia.

È dura per Decaro, come evidenziano i suoi sfoghi social in cui minaccia di lasciare la politica. Ma è dura anche per la leader Pd. Pochi anni fa faticò tanto per lasciare il sacco a pelo in largo Nazareno con cui chiedeva, insieme alle altre «sardine», di espugnare il Pd e aprire le sue porte. Le è riuscito, ci è entrata da quella principale dopo aver vinto le primarie. E poi ha lavorato sodo per togliere correnti, cavilli regolamentari, matusalemme che continuavano a tenere le redini del partito, capibastone e cacicchi, Dc e Pci che ancora si guardavano mentre il mondo correva, correnti da ‘900 e pregiudizi storici sui diritti, i migranti, il lavoro, i media e la casalinga di Voghera. Una fatica bestiale sgomberare tutta la polvere e risollevare il partito nelle urne.

Ora, proprio quando stai per risalire il podio («Giorgia, ti stiamo raggiungendo») e hai messo in soffitta i pezzi che andavano ricambiati (Orlando defunto in Liguria, D’alema nei musei, Bonaccini in Belgio e Bersani nei talk show) eccoti piombare addosso l’ennesima rogna. Pure la Puglia ci mancava...

Un «inciampo», certo, nulla di più. Ma Codice interno, al netto delle evidenze di reato che tocca ai Tribunali giudicare, è pur sempre una «melma» utile nelle mani degli avversari. E il centrodestra, sparito dai radar del potere pugliese dall’ormai lontano esordio della ventennale «primavera» del centrosinistra, non vede l’ora di riprendersi le redini. Se Decaro davvero dovesse essere tentato di tenersi lontano dalla Regione e rimanere nell’europarlamento e Emiliano accontentarsi di andare «in pensione» al Senato, il Pd di Elly - con un candidato più debole - rischia di lasciarsi sfuggire un’altra roccaforte, una delle poche (con la Sardegna) dove il «sogno» del campo largo con i pentastellati è stato perfino portato sugli scranni del governo regionale.

Sarebbe una beffa non da poco, per una impegnata a correre sul filo sottile delle regioni saltando come un funambolo oltre gli ostacoli dei cacicchi e tenendo insieme una coalizione che di largo, per ora, ha solo il nome (perché il campo è sempre lo stesso). E sarebbe un assist formidabile per un centrodestra particolarmente dormiente da queste parti, risvegliatosi solo per un selfie col ministro sul «caso Bari» salvo, poi, tornare ai consensi da prefisso telefonico nelle urne.

Certo, è assai probabile che il voto per le regionali slitti al 2026. Un altro anno per allontanare quel fango tenuto sotto il tappeto da tutti e far dimenticare agli elettori, sempre più sconsolati, quanto accaduto a Bari. Nel 2027, però, scade il mandato del governo dei «fascisti». Ed Elly a quell’appuntamento ci vorrebbe arrivare senza «inciampi». Per lasciarsi Giorgia alle spalle.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)