Ebbene sì. Tanto doveva essere poco costituzionale la legge sull’autonomia differenziata, che è bastato un giorno a sancirlo. Poco costituzionale, non incostituzionale. Ma tanto quanto basta a metterla sotto sorveglianza. Tradotto: o cambiate, o non passa. Con una aggiunta che è una doccia fredda per chi come il ministro Calderoli aveva messo a punto un congegno che escludeva del tutto il Parlamento. E invece proprio il Parlamento deve mettere mano alle parti non discutibili, ma addirittura «illegittime».
Anzitutto, il principio di sussidiarietà: non si può dare carta bianca alle Regioni nel fare il comodo loro se non con una distribuzioni delle funzioni con lo Stato. Non si può lasciare a un decreto puro e semplice della presidenza del Consiglio (come ai tempi del Covid: mascherine sì, mascherine no) la misura dei bisogni finora non rispettati del Sud.
E poi. Non si può lasciare a Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna la facoltà di trattenere le loro tasse a danno dello Stato e di tutte le altre Regioni. E a danno, dice in modo molto spiccio la Corte, della solidarietà nazionale. Non si può partire dalla cosiddetta «spesa storica», quella che finora ha avvantaggiato il Nord a danno del Sud solo perché così si è sempre fatto (e con la faccia tosta di dirlo). E quanto alla «invarianza di bilancio», non si può far sapere al Sud che, sì, ha diritto a servizi e infrastrutture migliori, ma pazienza: non c’è un euro.
Ora si scateneranno i distinguo e le interpretazioni pro domo sua. Ma se si dovesse valutare in senso calcistico quanto la Corte Costituzionale ha detto, il risultato è questo: punteggio netto a favore del Sud nel primo tempo. A cominciare dalla Puglia ricorrente.
Così è sgominato un disegno che si proiettava verso il 12 dicembre. Sicuri che la Corte non sarebbe stata così veloce (e così netta), quel giorno il comitato che calcola i Lep (cioè appunto i bisogni mai rispettati del Sud) si preparava a comunicare le sue decisioni, prendendo in contropiede le Regioni ricorrenti. Nel senso: tu Corte puoi bocciare (eventualmente) quanto credi l’autonomia, ma noi l’abbiamo mandata tanto avanti da tenere, come si diceva un tempo, in «non cale» il tuo parere. Fra l’altro con una forma molto poco mascherata di pressione sulla stessa Corte. E con un pregiudizio (giudizio preventivo) sul ricorso di chi teme danni irrimediabili dall’autonomia.
Fatto sta che la fretta del ministro Calderoli e dei governatori suoi compagni di merenda è sempre stata da finale olimpica dei 100 metri. E si capisce. Dove lo trovi un altro governo in cui la Lega può ricattarlo di farlo cadere nel caso in cui non ottenga di sfasciare l’Italia? Un alleato, Forza Italia, ha da tempo espresso dubbi sulla riforma. L’altro, Fratelli d’Italia, azionista di maggioranza, per bocca della premier Meloni ha detto che l’autonomia va bene (ma forse più per difendere il governo che per amore a prima vista). E si sa che quando i governi di centrodestra sono caduti, sono caduti più al loro interno che per attacco esterno.
La fretta. Da tempo Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna (ora più defilata per spirito di squadra Pd) sanno quante posizioni stanno perdendo nella classifica della ricchezza in Europa. Non imprevisto, in un Paese in cui la crescita impedita del Sud danneggia tutti, non solo il Sud. Quindi il ragionamento: acchiappiamo quanto possibile e prima possibile, togliendolo agli altri. Questa è una autonomia differenziata con la quale avrebbero (avrebbero, a questo punto) potuto trattenere per sé anche le tasse che dovrebbero andare allo Stato. Insomma tre altri Staterelli egoisti e acchiappatutto rimanendo comodamente nell’attuale Stato. Bingo.
Circolano in questi giorni cifre sulla povertà in Italia. Sulle quali i giornali del Nord (tutto fa brodo) non sottolineano tanto l’aggravarsi della condizione del Sud: giornalisticamente giusto, non è una notizia. Sottolineano piuttosto che una povertà crescente sta investendo anche il Nord. Questa è una notizia. Ma pubblicata col tono di dire: bisogna dare sempre più al Nord, basta con questo Sud. Date al Nord, a cominciare magari dall’autonomia. Preoccupazione forse inutile, tanto l’ultima legge di bilancio ha già tolto al Sud oltre 5 miliardi. E quanto ai Lep, in un solo campo sono già stati sia calcolati sia finanziati: gli asili nido. Ma ora la stessa legge di bilancio gli ha ridotto del 25 per cento questo finanziamento. E poi, mai finanziato il funzionamento (personale e attrezzature) di quelli appena costruiti. Insomma nuove piccole cattedrali nel deserto da rinfacciare poi al Sud. Neanche questa una notizia.
Finché la notizia triste e finale per gli egoisti demolitori dello Stato è arrivata in un tardo pomeriggio di questo piovoso novembre. Non è ancora giustizia per il Sud, ma un primo passo come sulla Luna.