Questo Ferragosto 2024 sarà il primo no water day per l’agricoltura pugliese: detto in inglese pare più figo, ma sostanzialmente non ci sarà più acqua per innaffiare campi, abbeverare bestiame. E se non piove come si deve per riempire gli invasi, tra breve si dovrà razionare anche quella che sgorga dai rubinetti delle case e, verosimilmente, delle industrie.
I raccolti, allo stato attuale, sono già dimezzati: il 50% in meno di olive e pomodori. Le stalle sono in emergenza: le mucche producono il 30% in meno per il gran caldo e per la scarsità dell’acqua. Gli invasi di Puglia, Basilicata, Sicilia sono al 30,40% in meno di capienza, definita siccità severa- estrema. La nostra Puglia si estende su un territorio per il 57% a rischio desertificazione.
Non è difficile prevedere che - a breve - i prezzi di frutta, ortaggi, latte, e tutto ciò che mettiamo in tavola, aumenteranno ancora e ancora.
Ora: dinanzi a questo futuro prossimo drammatico e inquietante - l’acqua è vita - ci aspetteremmo, ingenuamente, lunghe colonne di autobotti di acqua scendere dal Centronord (dove il surplus idrico è al 42%) verso Sud. Per portare solidale soccorso al bestiame che inizierà a morire nelle stalle e acqua alle coltivazioni più a rischio.
Vorremmo vedere decine e decine di squadre di operai lavorare giorno e notte per fare - finalmente, poiché non la si fa mai prima, ma sempre in emergenza - la manutenzione di condotte e invasi. Talmente malridotti da perdere per strada quasi la metà dell’acqua che trasportano. E se tanto mi dà tanto, l’acqua dunque c’è.
Non scarseggia, c’è ma è altrove: le due Italie anche qui.
Vorremmo vedere centinaia di operai montare vasconi di raccolta delle acque piovane nei nostri terreni, riattivare tutti i pozzi che i nostri nonni usavano abitualmente per irrigare quando non pioveva, perché «l’acqua si raccoglie anche dal cielo»: una volta lo si faceva, poi è arrivato il Progresso (ahahaha).
Vorremmo vedere dozzine di progettisti all’opera per realizzare, nelle regioni siccitose, impianti di depurazione e dissalatori che formidabili aziende d’eccellenza italiane realizzano nei deserti della Terra, ma non a casa propria.
Infine, sarebbe ora di cassare, demolire, la pantagruelica cattedrale burocratica – immensa e costosa-che si occupa (dovrebbe) dell’acqua in Italia, per manifesta incapacità a risolvere il problema.
E invece, adesso, i signori (con la s molto minuscola) dei troppi Palazzi di questo nostro poco serio Paese sono in vacanza. Come per le cozze: da noi c’è questa specie di fermo biologico estivo della politica e dell’amministrazione pubblica. Cascasse il mondo ( e casca se mezza Italia, quella che sfama l’altra metà va in malora), è agosto .
Anzichè vederli sbattere, alla ricerca di qualche immediata forma di intervento e – magari - persino di una visione politica e dunque strutturale che metta fine alla vergogna degli sprechi, li vedi ciabattare sudati in mutande su una spiaggia, sorridenti e freschi in montagna, tronfi e sazi ovunque. Soprattutto interpreti eccezionali e – a proprio agio del fancazzismo italico. Pensi che comunque, tra qualche mese, sulle loro tavole non mancherà nulla: sulla tua, chissà. Pensi che potrebbero razionarti l’acqua che, scommettiamo? Nelle loro case non mancherà mai. E siccome – è agosto, che pretendete gente? - non li vedrai prendersi cura del Paese che pure li strapaga, li immagini.
A patire la sete come gli incolpevoli animali nelle stalle puzzolenti di urina rinsecchita e nei campi, piegati in due e pagati niente, con la terra spaccata a cavare pietre: per amore di giustizia, mica per altro.