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In Puglia ormai non c’è più l’ombra: addio ulivi e addio al nostro paesaggio

 
Nicolò Carnimeo

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Nicolò Carnimeo

In Puglia ormai non c’è più l’ombra: addio ulivi e addio al nostro paesaggio

Nel Salento e in gran parte della Puglia non c’è più l’ombra. Potrebbe sembrare un paradosso, ma è realmente così, senza gli ulivi secolari la nostra terra assolata assomiglia più al Messico che ad una sponda del Mediterraneo

Martedì 30 Luglio 2024, 13:31

Nel Salento e in gran parte della Puglia non c’è più l’ombra. Potrebbe sembrare un paradosso, ma è realmente così, senza gli ulivi secolari la nostra terra assolata assomiglia più al Messico che ad una sponda del Mediterraneo.

Chi di noi non si è mai riparato all’ombra di un ulivo? Gli ulivi sono nel DNA di chi è nato qui, non solo una parte del paesaggio, sono l’essere pugliesi, rappresentano (o meglio hanno rappresentato) l’identità e la resilienza di un popolo che per secoli ne ha avuto cura. La Xylella li ha devastati, ma qualcuno ancora si aggrappava alla speranza che quei tronchi secchi, quasi bruciati potessero riprendersi. Oggi, invece, no. Non c’è spazio neppure per l’illusione. Le ruspe stanno eradicando tutto ciò che è rimasto lasciando il deserto come avviene in questi giorni a Torre Guaceto. L’avete mai percorsa la strada che dalla costa sale a Carovigno? C’è poco, o più niente da fare, la cosiddetta «Legge Centinaio» (nata a seguito dell’emergenza Xylella) non lascia alcuno spazio di manovra e così il piano Xylella 2023/2024 della Regione Puglia; al posto degli uliveti ci saranno nuove colture, probabilmente quelle intensive con tanti piccoli alberelli uno a fianco all’altro oppure altre piante, frutteti dice qualcuno. Purchè ci sia acqua, rispondono altri. Si perché gli uliveti secolari avevano bisogno di poca acqua, erano le piante giuste per la «sitibonda» Puglia. Il giusto consumo di acqua non lasciava che il mare invadesse le falde acquifere, perché se nei pozzi arriva acqua salata, neanche i pomodori riusciremo più a coltivare.

Questa trasformazione sta avvenendo velocemente e sembra che non vi sia nessuna programmazione, né un’idea di come sarà il paesaggio pugliese nel futuro, e parlo specialmente delle aree protette. Nessuna norma nazionale o regionale (compresa quelle meravigliosa norma sulla tutela degli ulivi monumentali realizzata a suo tempo con un censimento dalla Regione Puglia) può essere utilizzata, qualunque vincolo di natura ambientale e paesaggistica viene meno in nome dell’emergenza.

Nessuna norma, tantomeno nazionale, si occupa di quanto deve avvenire nelle aree protette di come deve avvenire la trasformazione, qui dove le esigenze di salvaguardia sono più forti, abbiamo l’obbligo di preservare la biodiversità e tutelare quegli ambienti che ci fanno essere Puglia. Con gli incentivi regionali predisposti ad hoc gli agricoltori eradicheranno gli uliveti e lo faranno molto in fretta, e questo avviene e avverrà anche nelle aree protette nazionali e regionali, ma almeno qui non si deve e non si può consentirlo se non stabilendo delle regole. Oggi, del resto, basta una comunicazione alla Regione per procedere all’espianto. Tante possono essere le soluzioni, tra cui una modifica delle leggi regionali in materia. Quella più veloce potrebbe essere istituire subito un tavolo regionale che comprenda l’assessorato all’Ambiente, quello all’Agricoltura e i gestori delle aree protette e determinare che per procedere all’espianto in quelle aree sia necessario un nulla osta.

Questo tavolo tecnico dovrebbe valutare la compatibilità dell’intervento con le misure di tutela, stabilire delle percentuali per i nuovi impianti, magari prevedere delle aree ove realizzare interventi di rinaturalizzazione. Insomma realizzare delle regole (ribadiamo che sino ad ora mancano) e una programmazione per tutelare quegli ambienti preziosi. Quelle aree servono per sperimentare un futuro sostenibile per questa regione (che ha l’ulivo nel suo simbolo!) per realizzare una inversione di tendenza. Perché il nostro ambiente, il che sino ad oggi è stato un connubio straordinario tra natura ed opera dell’uomo, è preso d’assalto anche dal boom turistico.

Quando non ci saranno più ulivi e non ci sarà più ombra quale Puglia offriremo ai nostri visitatori? Io non riesco neppure ad immaginare la Statale 16 senza ulivi, le loro chiome d’argento al vento, i tronchi come sculture, ma i miei figli forse tra breve non se ne ricorderanno neppure. Non deve accadere. Salvaguardiamo le aree protette, e non solo, immaginiamo un nuovo paesaggio per la Puglia, è il momento di farlo. Subito. Tra breve sarà troppo tardi. Rimarremo presto senza ombra e senza identità.

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