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Salvini e Meloni: partita doppia con vista sull’Autonomia

 
Bruno Vespa

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Bruno Vespa

Salvini e Meloni: partita doppia con vista sull’Autonomia

La riflessione sulle pagine della Gazzetta del Mezzogiorno di Bruno Vespa

Sabato 27 Luglio 2024, 05:00

Chiedo a Matteo Salvini: ha intenzione di fare un Paapete2?. Risposta: «Mi sembra già bizzarro pensarlo». Una pausa e aggiunge: «Anche perché il centrodestra non è il Movimento 5 stelle…». Giorgia Meloni, da parte sua, monitora con molta attenzione la questione dell’Autonomia, ma non crede che il governo ballerà e che il provvedimento sarà messo in frigorifero.

Ha entrambi gli occhi puntati su Bruxelles dove prosegue la trattativa riservata per avere una delega pesante nella nuova commissione e domenica parte per un viaggio di una settimana in Cina dove dovrà ottenere che la rinuncia all’accordo sulla Via della Seta (che non ci ha fruttato un euro) non comprometta i rapporti commerciali.

Anche Tajani è convinto che il governo non risentirà della dialettica interna. Ieri il ministro degli Esteri ha discusso a lungo serenamente di Autonomia col ministro Calderoli dopo il Consiglio dei ministri. Quando gli ho chiesto come pensa di conciliare la gestione unitaria del commercio internazionale (di sua competenza) con l’articolo della legge che lo affida alle regioni risponde: «Se il Veneto vuole fare a Verona un Business Forum, nessuna obiezione. Ma se vogliamo stare attenti agli interessi delle imprese , non possiamo togliere la strategia allo Stato. È impensabile avere venti ministri del commercio internazionale. Attenzione a non fare errori». Tajani prevede una trattativa lunga, ma serena.

Nessuno dei partiti di governo dice di volere una forzatura. Il vero confronto con l’opposizione sarà sulla riforma sanitaria. Ho chiesto ieri al ministro Schillaci se davvero dal primo gennaio cadranno i vincoli per assumere medici e infermieri e la risposta è stata: sì.

Nel primo autunno dovrebbe concludersi anche il monitoraggio nazionale sulle liste di attesa per arrivare a un numero unico in cui il paziente sarà indirizzato al servizio nazionale o al privato convenzionato pagando lo stesso ticket. «In Lombardia – dice il ministro – la gente va indifferentemente al Niguarda o al San Raffaele alle stesse condizioni». Il problema è rendere remunerative le prestazioni non solo per il privato, ma anche per il pubblico.

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