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E ora giù la maschera l’Europa di Ursula non è quella dei sogni

 
Dorella Cianci

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Dorella Cianci

E ora giù la maschera l’Europa di Ursula non è quella dei sogni

Due giorni dopo la rielezione di Ursula, quando i commenti più accesi si sono pacati, a livello nazionale e internazionale, ciò che resta sono solo gli interrogativi: come mai la chiave di lettura degli eventi politici sta assumendo, in ogni campo, la cieca visione delle tifoserie?

Domenica 21 Luglio 2024, 12:46

Due giorni dopo la rielezione di Ursula, quando i commenti più accesi si sono pacati, a livello nazionale e internazionale, ciò che resta sono solo gli interrogativi: come mai la chiave di lettura degli eventi politici sta assumendo, in ogni campo, la cieca visione delle tifoserie?

È la complessità che palesemente scarseggia nelle analisi e così, mentre da un lato ci preoccupiamo per le sorti statunitensi, in mano alla destra violenta di Trump, dall’altro ci sfugge qualcosa di fastidiosamente ipocrita in Europa. Un’ottima analisi di Vito Laterza, antropologo, analista geopolitico e professore associato in alcune università norvegesi, ci mette davanti ai nostri occhi, a tratti ottusi e intrisi di concetti standardizzati, queste parole: «L’Europa di Von der Leyen sta affrontando diverse minacce, che necessitano di azioni protettive e decisive. Il Green Deal, probabilmente la sua più importante eredità bipartisan, è riformulato nel linguaggio della prosperità economica e della competitività, riecheggiando il marchio di nazionalismo economico che l'ex presidente Donald Trump ha diffuso negli Stati Uniti. L’attenzione è rivolta alla creazione di ricchezza e prosperità per le aziende, gli agricoltori e i lavoratori europei, senza alcun discorso significativo sulle alleanze con altri attori mondiali, men che meno con i paesi del Sud del mondo, che detengono la maggior parte delle materie prime essenziali necessarie per la transizione verde».

Laterza, intervistato da Al Jazeera, ha anche ricordato come Ursula ha affermato, nel suo discorso, che l'Europa ha bisogno «di protezione dalle minacce esterne alla sicurezza attraverso l'obiettivo legittimo, e ampiamente concordato, di un sistema di difesa europeo comune» e, inoltre – secondo la presidente - dovrebbe «proteggersi anche da migranti e rifugiati», sostenendo il consenso europeo anti-immigrazione, con l’espansione dell'agenzia europea per le frontiere, fortemente criticata, Frontex.

Ciò probabilmente produrrà ancora più morti, sofferenze e violazioni dei diritti umani per coloro che cercano di attraversare i confini verso l'Europa, mentre fuggono da guerre, disastri naturali e povertà. È questa la vera alternativa alle politiche di Trump, che utilizza il terribile termine «deportazione»? È così che l’Europa, che finge di sposare il sogno green, vorrebbe rappresentare il cuore dei diritti e della tolleranza? È così che l’Europa di Ursula dovrebbe essere l’alternativa alle altre destre di stampo nazionalistico e ultraconservatore?

Qualche volta la politica dovrebbe lasciar cadere le sue maschere e non ammantarsi di «giustizia sociale» solo per mettere in fila belle parole nei discorsi ufficiali. Qualche volta la politica dovrebbe mettersi una mano sulla coscienza e non illudere. Dall’ottima analisi espressa su Al Jazeera, in qualche modo, si cerca anche di smascherare la falsa retorica sulle politiche abitative a favore di chi non può permettersi una casa.

Che c’è di vero in tutto questo? In realtà von der Leyen sta sostenendo un'Europa accartocciata su se stessa, che nuovamente sta dando priorità ai propri privilegi rispetto alla cooperazione globale e alla giustizia sociale, «intensificando, al contempo, allarmismi, odio e violenza contro i migranti». I  risultati delle elezioni di giugno suggeriscono che la presidente della Commissione europea potrebbe interpretare i sentimenti di ampie fasce della popolazione europea, a danno delle forze progressiste, che, però, si rivelano flebili e, spesso, altrettanto ipocrite. Gli europei credono ancora che l'umanità e la solidarietà siano principi fondamentali non negoziabili per il futuro dell'Europa? In tal senso la scelta italiana di Giorgia Meloni dovrebbe essere analizzata con un’ottica sfaccettata, ben più complessa.

Siamo davvero sicuri che l’Italia si sta mostrando contro le politiche per l’ambiente, a fronte di un’Europa dal sogno ecologico? Lettura da creduloni! I Verdi, che avevano votato contro Von der Leyen nel 2019, l’hanno sostenuta per impedire all'estrema destra di accedere al potere, ma sanno bene che il progetto di Ursula è pieno di contraddizioni e anche di apparenze, a danno, ad esempio, del continente africano col sistema dei crediti per lo smaltimento dei rifiuti. «È un programma verde quello che ci ha fornito? Posso dirvi sicuramente di no», ha detto Terry Reintke, co-leader dei Verdi, in aula prima del voto. Ha, poi, aggiunto: «Era fondamentale che la maggioranza dei gruppi democratici pro-europei resistesse per impedire all’estrema destra di arrivare al potere». Lasciamo cadere le maschere, qualche volta.

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