Sabato 06 Settembre 2025 | 11:07

La disillusione delle imprese si può combattere con le politiche di welfare

 
Emanuela Megli

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Emanuela Megli

La disillusione delle imprese si può combattere con le politiche di welfare

Oggi, grazie agli studi e alle pratiche condotte sul campo, sappiamo che le organizzazioni sono sistemi complessi, fatti da persone e in quanto tali organismi viventi

Martedì 02 Luglio 2024, 13:32

«Le imprese e i lavoratori sono ormai disilluse: la verità è che ai lavoratori/trici non interessa il benefit, il welfare, vogliono soldi, solo soldi».

A chi ha pensato che la piattaforma dei beni e servizi di welfare fosse la soluzione a tutti i problemi organizzativi e gestionali di un’impresa ormai è chiaro: dare il contentino per aumentare la capacità di acquisto delle risorse umane non solo non basta più, ma non è mai stato il motivo dell’engagement e dell’aumento della produttività.

Infatti, la leva dei benefit, di qualunque tipo, è estrinseca e in quanto tale non può avere valore se i bisogni sono legati ad aspettative inerenti il lavoro, la crescita umana e professionale, il benessere, la conciliazione vita lavoro e l’organizzazione del lavoro.

«Le aziende sono muri di gomma», è una delle affermazioni che ascolto di frequente.

Oggi, grazie agli studi e alle pratiche condotte sul campo, sappiamo che le organizzazioni sono sistemi complessi, fatti da persone e in quanto tali organismi viventi. Sono culture piuttosto che strutture e in quanto tali vanno gestite e accompagnate con un approccio analitico a più livelli e a step crescenti di intervento.

Solo un mix di interventi adottati in risposta ai casi specifici può comporre un piano di sviluppo organizzativo, facendo leva sul benessere e sulla flessibilità organizzativa, sul welfare e sull’insieme dei valori e dei comportamenti che possono creare o rafforzare l’identità e la cultura dell’organizzazione.

È evidente, dunque, che non si tratta di fare la lista della spesa e di acquistare buoni pasto, offrire servizi o introdurre un pò di orari flessibili, di sorridere un po’ di più e di inserire uno sportello di ascolto e qualche ora di formazione di soft skills, assieme ad un lavoro per obiettivi. Interventi lodevoli in sé, ma che se scollegati da una visione complessiva e panoramica dell’organizzazione nel momento della rilevazione e dell’analisi organizzativa, rischiano di essere solo la cura dei sintomi e non delle cause.

Abbiamo bisogno di imprenditori e manager consapevoli dell’identità aziendale che muta dinamicamente, visionari, capaci di adeguare la visione alla missione in un piano di azione, in strategia aziendale o piano industriale, in strategie di comunicazione interna ed esterna e in comportamenti, valori e cultura aziendale, da cui ogni scelta dipenderà: dalla governance al piano di sviluppo aziendale/industriale, fino alla gestione finanziaria ed economica. Una visione d’insieme che rende congruente le scelte, le decisioni, che chiarisce regole e valori, che crea trasparenza, affiliazione, partecipazione.

Le imprese sono sistemi complessi, con variabili dipendenti e interdipendenti da attenzionare e gestire e, solo comprendendo l’instabilità del mercato, possono monitorare l’assetto variabile del proprio sistema e regolamentarlo attraverso uno sguardo panoramico all’organizzazione, alla struttura e alla cultura, adottando soluzioni innovative e flessibili in grado di aumentare efficientamento di risorse, benessere e produttività.

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