Martedì 16 Dicembre 2025 | 17:37

Battistini, giù la maschera al Bari: «Ho visto una squadra impaurita»

Battistini, giù la maschera al Bari: «Ho visto una squadra impaurita»

 
pierpaolo paterno

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pierpaolo paterno

Battistini,  giù la maschera al Bari: «Ho visto una squadra impaurita»

Graziano Battistini, ex portiere biancorosso, era presente al Druso di Bolzano e quindi spettatore diretto delle dinamiche di un gruppo in difficoltà. «A gennaio servono rinforzi»

Martedì 16 Dicembre 2025, 14:20

Il Bari continua a galleggiare in una zona di classifica che inquieta più di quanto rassicuri. Il cambio in panchina, pensato per dare una scossa immediata, non ha prodotto l’inversione di rotta attesa: quattro partite, nessuna vittoria, una sconfitta pesante all’esordio e tre pareggi che hanno mosso poco, soprattutto sul piano del gioco e della personalità. La squadra appare fragile, spesso timorosa, incapace di imporre ritmo e idee, come se la priorità fosse sopravvivere più che costruire. In questo contesto, il Bari sembra già proiettato verso una stagione di sofferenza, con la salvezza come orizzonte minimo e inevitabile.

L’unica vera nota positiva arriva dalla porta. Michele Cerofolini sta diventando un punto di riferimento, capace con interventi decisivi di evitare il peggio e di trascinare la squadra almeno fino al pareggio, come dimostrato anche a Bolzano contro il Sud Tirol. Ma affidarsi sistematicamente al proprio portiere è un segnale che interroga. Così come interrogano le scelte tecniche, il mercato e la tenuta dell’area sportiva. Per leggere questo momento delicato, può tornare utile lo sguardo di Graziano Battistini, ex portiere biancorosso, presente al Druso e quindi spettatore diretto delle dinamiche di un gruppo in difficoltà. La sua analisi aiuta a capire se il Bari è davvero condannato a lottare fino all’ultimo o se esistono ancora margini per cambiare rotta.

Battistini, da ex portiere e uomo di spogliatoio, che fotografia dà del Bari attuale, invischiato nei bassifondi della classifica?

«Ero allo stadio di Bolzano e ho visto un Bari tanto preoccupato. Non mi aspettavo una squadra così in basso dopo sedici turni. Ma la serie B è questa. Bastano tre vittorie di fila per togliere le castagne dal fuoco e dare un volto completamente diverso alla stagione. Tutto è possibile. Ma vedo un gruppo in difficoltà».

Il cambio in panchina non ha prodotto la svolta attesa. Dopo quattro partite con Vivarini il Bari non ha ancora vinto. È più un problema di tempo, di idee o di identità della squadra?

«È un Bari condizionato dai risultati negativi e dalla bassa classifica. Oltre che da una piazza che giustamente pretende molto di più. Credo sia un problema di testa e di conseguenza il grande lavoro di Vivarini sarà trovare la chiave per sbloccare un gruppo impantanato nelle sue preoccupazioni. Gli servirà del tempo per operare questo cambiamento. Non si può disfare tutto. Lui vive la squadra tutto il giorno. Ha grande esperienza e capacità e saprà valutare cosa fare. Ha in pugno la situazione».

La sconfitta pesante di Empoli ha lasciato strascichi evidenti. Quanto può pesare, mentalmente, un esordio così negativo su un gruppo già fragile?

«Tutto può essere. Da fuori potremmo sparare sul mucchio e non sarebbe giusto. Andrebbero analizzati i fattori interni che non stanno facendo rendere i calciatori come dovrebbero».

I tre pareggi successivi hanno mosso la classifica ma non hanno convinto né sul piano del gioco né su quello della personalità. È un segnale di prudenza o di paura?

«Probabilmente la squadra avrebbe bisogno di maggiore spessore caratteriale per risolvere le fasi critiche. Dall’esterno, però, faccio fatica a capire se manchi personalità. Vedo solo ragazzi molto preoccupati. Andrebbero indagate le cause».

Guardando il campo, le sembra una squadra costruita per altro che non sia una lunga lotta salvezza o questa è ormai la reale dimensione del Bari?

«Quando non vai in campo con le energie giuste, l’entusiasmo necessario e temi di non farcela, i risultati non arrivano. La B, ripeto, è una categoria molto particolare. Basta poco per rimettersi in careggiata. La prima parte del campionato del Bari sta dicendo che in primis occorre mettersi al riparo».

Da portiere, come giudica il rendimento di Michele Cerofolini, spesso decisivo nel tenere a galla la squadra, anche a Bolzano contro il Sud Tirol?

«Sta facendo un buon campionato. Merito a lui che non si sta facendo trascinare dagli eventi negativi della squadra».

È preoccupante che i punti arrivino più dalle parate del portiere che da una proposta collettiva di gioco?

«Si, certo. C’è bisogno di una inversione di tendenza. Questo è innegabile».

Secondo lei siamo di fronte a una crisi tecnica vera e propria o il problema è più profondo, legato a carattere e leadership all’interno del gruppo?

«Può essere una corretta chiave di lettura. Ci sta che, in questo momento, i giocatori subiscano troppo la piazza e facciano fatica a reagire di fronte alle problematiche».

In ottica mercato, quali interventi ritiene indispensabili per dare ossigeno alla squadra e provare a cambiare inerzia?

«In tutta sincerità, farei delle scelte su chi fa fatica a reagire alle situazioni dal punto di vista psicologico. Chi subisce questa condizione, andrebbe valutato con attenzione. Oggettivamente, sabato a Bolzano, a parte il portiere, ho visto un Bari troppo remissivo. In undici contro dieci per quasi tutta la partita, non si è riusciti a fare un tiro nella porta avversaria a parte un colpo di testa senza fortuna. Troppo poco. Dal mercato di gennaio deve arrivare gente che porti un pizzico di entusiasmo e positività».

Infine, da osservatore esterno ma legato a questi colori, come spiega il fatto che l’area tecnica e i direttori sportivi siano ancora saldamente in sella nonostante i risultati deludenti?

«Bisogna vedere chi prende chi e che cosa. Non è scontato che un allenatore che faccia poco bene si porti via anche i direttori sportivi. Le scelte si fanno in base a tante valutazioni. Non credo ci sia un problema di allenatori. Credo che i nodi sia più profondi».

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