Bari ha il nuovo sindaco, Vito Leccese, e deve ora riprendere a correre per confermarsi una delle capitali del Mezzogiorno più all’avanguardia. La lunga campagna ha congelato i dossier più roventi, che restano sotto gli occhi dei cittadini più attenti alla cosa pubblica.
Sono almeno cinque le priorità da affrontare già nei primi cento giorni. Il primo nodo riguarda il turismo. Bari è ormai meta di visitatori da tutto il mondo, ma è diventata una località appetibile solo da un paio d’anni, con effetti sulla morfologia della città dirompenti: dai fitti alle stelle al centro murattiano e al borgo antico trasformati in un immenso albergo diffuso, senza dimenticare la insufficiente offerta di cultura (che fine ha fatto il polo dell’arte contemporanea lanciato nel 2018?), musica e intrattenimento, finora non al passo con una delle maggiori città metropolitane del Sud.
Connesso al turismo c’è il problema dell’igiene urbana. Se l’inciviltà di alcuni cittadini autoctoni è una scusa che regge, la gestione della pulizia di strade e cassonetti deve diventare il biglietto da visita di una comunità. Si consolida un brand con il bianco della pietra della cattedrale di San Sabino, non certo per i mucchi di rifiuti nella centralissima Corso Vittorio Emanuele. L’Intelligenza artificiale e un nuovo management devono offrire nuove chance per una differente gestione di una delle più importanti aziende partecipate, l’Amiu.
La mobilità deve essere virtuosa come quella delle grandi capitali straniere: in queste settimane di propaganda abbiamo imparato a conoscere l’acronimo del Brt, dei nuovi e moderni bus che sono arrivo, ma la città ha bisogno di riconoscersi in una filosofia della mobilità sostenibile, che non penalizzi, o peggio criminalizzi, chi possiede una automobile, tra parcheggi rarefatti nel centro cittadino e multe sfrenate dei vigili urbani.
I grandi flussi della conoscenza si connettono a piattaforme di modernizzazione e sviluppo: o Bari mette a frutto la rete dei tre atenei cittadini e apre una finestra sull’industria, sull’impresa e sull’innovazione, fornendo le chance per trattenere il capitale umano formato nelle sue accademie, o inevitabilmente trionferà il modello capitalismo povero dei b&b, che abitua i giovani a cambiare le lenzuola delle camere e non ha mettersi in gioco per generare nuove avanguardie o intraprese. A questo tema si salda il welfare, indispensabile per garantire equità, giustizia sociale e inclusione, in tempi di bilanci risicati, senza poter prevedere come cambierà la finanza pubblica con il nuovo Patto di Stabilità.
La sicurezza è una delle «ricchezze pubbliche» più ambite dai meno abbienti: chi non vive nei complessi con guardiania soffre se la mattina trova uno specchietto rotto, il deflettore spaccato per rubare alcune monete, o se l’attraversamento di una piazza viene accompagnato da un segno della croce, per i rischi connessu al degrado di alcuni spazi divenuti appannaggio dell’illegalità. Si parla di percezione, ma la sicurezza si può misurare in tanti modi tangibili e sarà una delle sfide della prossima amministrazione.
Fuori sacco c’è la questione legalità, tema trasversale, tra inchieste e commissione ispettiva del Ministero dell’Interno. Rendere le municipalizzate delle campane di vetro è la precondizione perché i baresi tornino ad essere orgogliosi non solo delle foto del lungomare da cartolina con Lolita, ma anche delle istituzioni della propria città.