Sabato 06 Settembre 2025 | 11:26

Il giusto omaggio di Meloni a Giacomo Matteotti così cresce la democrazia

 
Biagio Marzo

Reporter:

Biagio Marzo

Il giusto omaggio di Meloni a Giacomo Matteotti così cresce la democrazia

La presidente del Consiglio ha commentato i cent’anni del discorso storico, ma gravido di morte, di Giacomo Matteotti, svolto alla Camera dei deputati.

Sabato 01 Giugno 2024, 14:03

«Oggi siamo qui a commemorare un uomo libero e coraggioso ucciso dagli squadristi fascisti per le sue idee». La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, così ha commentato i cent’anni del discorso storico, ma gravido di morte, di Giacomo Matteotti, svolto alla Camera dei deputati.

Dopo le polemiche sorte per l’assenza alla commemorazione dei cinquant’anni della strage di Piazza della Loggia di Brescia e per quella scoppiettante «gag» tra Meloni e De Luca, a Caivano, la presidente del Consiglio ha fatto di tutto, a modo suo, per dissipare i dubbi che ci sono tra gli oltranzisti dell’antifascismo nell’Anpi. I professionisti dell’antifascismo, oramai ne spuntano come funghi da ogni dove e indipendentemente dalla loro conoscenza sul fascismo che ci portò colonialismo, guerre e leggi razziali, vorrebbero sottoporre Giorgia Meloni a una continua analisi del sangue per verificare quanti globuli neri, cioè fascisti avrebbe nel sangue. Va da sé che Meloni non è fascista e si muove a stop and go verso la postura della destra conservatrice, seppure in FdI c’è uno zoccolo duro di nostalgici dell’ideologia del Ventennio.

C’era molta attesa, in verità, per cosa avrebbe detto la presidente del consiglio, Giorgia Meloni, alla commemorazione del discorso, tenuto il 30 maggio, dall’onorevole socialista, Giacomo Matteotti, contro gli brogli e le intimidazioni fasciste, nel corso delle elezioni politiche del 1924. Lei ha messo a tacere, buona parte, dei suoi critici, talvolta, spietati e violenti nel linguaggio e nel atteggiamento.

Da par suo, il revisionismo sulla storia del Ventennio fascista ha cancellato la tesi, dominante nell’ex MSI e nei post fascisti, che il martire socialista di Fratta Polesine fosse stato assassinato da facinorosi fascisti senza scrupoli, negando di fatto chi era il mandante e quale era il movente. Benito Mussolini, senza alcun dubbio, il mandante e il movente sta nel fatto che l’oppositore per eccellenza era Giacomo Matteotti, che fu il primo, in senso assoluto, a capire la natura del fascismo e a condannarne la violenza in cui vi erano i virus della dittatura. La cui cifra venne fuori a tutto tondo, nel discorso del 3 gennaio 1925, di fronte alla Camera dei deputati.

Nel suo intervento Benito Mussolini si assunse pubblicamente la «responsabilità politica, morale e storica» del clima nel quale l’assassinio si era verificato. A tale discorso fece seguito, nel giro di due anni, l’approvazione delle cosiddette leggi «fascistissime» e la decadenza dei deputati che avevano partecipato alla secessione dell’Aventino in protesta al delitto Matteotti.

Tuttavia, il parlamentare del Partito socialista fu un accanito oppositore del fascismo e idem del comunismo. Insomma, Giacomo Matteotti fu il paradigma dell’antifascismo e dell’anticomunismo. Guarda caso, in un articolo non firmato, ma scritto da Antonio Gramsci - intitolato «Il destino di Matteotti», pubblicato su «Stato operaio», il settimanale del Pcd’I, il 28 agosto 1924, definisce il segretario socialista: «Il pellegrino del nulla». A parere del comunista sardo, uomini come Matteotti avrebbero dovuto diventare «pellegrini di un migliore avvenire» dell’umanità.

La polemica innescata da Gramsci avveniva a cadavere caldo di Matteotti, assassinato il 10 giugno dai cekisti, una sorta di killer al soldo del Ministero degli interni, il cui capo della polizia era Emilio De Bono, fucilato a Verona, avendo votato contro Mussolini il 25 luglio del 1943. Questa è la storia.

A Montecitorio si è celebrata una cerimonia istituzionale e lungi da essere faziosa dato i tempi è un fatto inedito di buon auspicio. Giorgia Meloni ha spinto il suo partito verso la svolta revisionistica ancora incompiuta, la qualcosa fa solo bene alla democrazia italiana.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)