Passata la festività pasquale, i partiti si dovranno mettere di buzzo buono per la compilazione delle liste per le elezioni europee. Quelle del 9 giugno non sono del tutto scontate rispetto a quelle del passato. Una riflessione è d’obbligo sull’Europarlamento scaduto: ci auguriamo che la nuova legislatura non ripeta i difetti, le sgrammaticature e gli scandali vari di quello del 2019-2024. Sotto alcuni aspetti, il Parlamento di Strasburgo è stato facilmente poroso alle infiltrazioni esterne. Parliamo del Russiagate e del Qatargate. Per non parlare della probabile mina vagante Covidgate che coinvolge giudiziariamente la Von Der Leyen, che avrebbe dei risvolti politici inediti. Questa è una inchiesta ancora in fieri, aspettiamo gli sviluppi.
Il Russiagate o Moscagate - L’uno vale l’altro, tant’è hanno la medesima narrazione. Un milieu di europarlamentari sul libro paga del Cremlino per propagandare a suo favore. Il cui regista è un personaggio dello stretto giro di Vladimir Putin, l’ucraino Viktor Medvechuk. Cui Putin avrebbe voluto, come Quisling, alla guida dell’Ucraina al posto del presidente Zelensky, se «l’operazione militare speciale russa» fosse andata in porto. Tuttavia, l’oligarca non ebbe fortuna, perché fu catturato dai servizi segreti di Kiev, al momento in cui stava scappando in Transnistria, territorio filo Mosca a 360 gradi. Una foto in circolazione lo ritrae triste e sconsolato. Ci fu uno scambio: Medvechuk a Mosca, con decine di capi di accusa tra cui alto tradimento e terrorismo emessi dal tribunale di Kiev e 200 soldati prigionieri tra i quali anche militari della brigata Azov, all’Ucraina. Medvechuk è stato sempre il lungo braccio destro di Putin in Ucraina, ritornato libero è stato usato dal «suo padre padrone» del Cremlino per destabilizzare l’Ue, diffondendo notizie false e tendenziose e fake news contro i partner europei attraverso il coperto sito putinista «Voice of Europe». Che ha smentito di essere una calamita che ha attratto e assoldato europarlamentari e parlamentari nazionali per parlare a favore della Russia nonché di Putin. Pecunia non olet. Pagati profumatamente in contanti nonché in criptovalute. Canta Figaro del Barbiere di Siviglia, «all’idea di quel metallo», si sono messi al servizio di Mosca, tradendo, tutto sommato, i propri Paesi partner dell’Ue.
Nel mentre, il governo ceko ha chiuso il sito usato per la disinformazione, in Polonia sono state sequestrate somme di denaro e il premier belga De Croo ha denunziato i parlamentari al soldo dei russi. A ben vedere, «Voice of Europe» rientra nella «guerra ibrida» molto utilizzata da Mosca. Non è guerra convenzionale in concreto, ma fa parte di una «strategia flessibile in cui la narrazione, e gli annessi strumenti di comunicazione, è ancor più decisiva ed efficace dei mezzi militari». Alla grande fu messa in campo ai danni dell’Ue con la Brexit.
Dal Russiagate al Qatargate - Quest’ultimo è uno scandalo scoppiato, nel dicembre 2022, quando i servizi segreti di diversi Paesi, in primis quello belga, hanno informato la polizia di Bruxelles di passaggi di denaro dal Qatar e dal Marocco ad alcuni europarlamentari e presidenti di Fondazioni. Il Qatar avrebbe versato denaro per acquistare influenza e addolcire le critiche Ue sui diritti dei lavoratori, nel corso della Coppa del mondo di calcio del 2022. Idem il Marocco per evitare di sollevare il problema dei diritti umani oltraggiati. Entrambi i Paesi hanno negato coinvolgimenti illegali. Il caso più eclatante è quello di Eva Kaili, - nella cui casa erano depositate ingenti somme di denaro trasportate via dal padre - che fu arrestata e privata della sua posizione di vice presidente del parlamento di Strasburgo. Dopo il suo rilascio, ha affermato di essere innocente. Non è la sola perseguitata dai giudici belgi, il cui comportamento è stato molto opaco e, peraltro, hanno calpestato lo Stato di diritto. Di sicuro, tra gli europarlamentari la Kaili è quella che ha pagato un prezzo altissimo, oltre a essere tenuta in carcere in modo disumano. Nella fattispecie, la sorveglianza segreta e il conseguente procedimento giudiziario sono stati una violazione della sua immunità parlamentare. Oltre alla Kaili sono stati indagati e anche arrestati parlamentari belgi e l’italiano Andrea Cozzolino che non c’entrava un fico secco. Il principale indagato , il già parlamento europeo, Antonio Panzeri, per uscire dal carcere e per salvare moglie e figlia, ha tirato in ballo tutto e tutti.
Qatargate Tanto tuonò che non piovve. Uno scandalo scivolato nell’oblio. A fronte di ciò, non c’è stata una voce a difesa delle garanzie di cui godono i parlamentari. Anzi tutt’altro. La presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, difese le istituzioni comunitarie, neanche per sogno ci fu la contestazione nei confronti dei pm belgi che avevano revocato l’immunità ai parlamentari indagati. Nondimeno fu la presidente del parlamento, Roberta Metsola, che ritirò le deleghe affidate a Kaili in quanto vicepresidente. In conclusione, ci fu un silenzio assordante sulla violazione del diritto della immunità. A sommi capi, i due casi sono stati ricostruiti, per denunziare sia i parlamentari che tradiscono il loro mandato, - leggasi Russiagate - sia le autorità istituzionali europee che ripiegano verso il giustizialismo, Qatargate, non avendo il coraggio di difendere le loro prerogative.