C’è una pietra che schiaccia la speranza di una vita piena e giusta per tutti; di una pace vera in Ucraina, in Terra Santa, negli attacchi del terrorismo come è accaduto in Russia e in molti altri paesi del mondo. C’è un dolore che è come un peso del quale spesso si rimane schiacciati o si tenta di liberarci con la distrazione, con la dimenticanza, con il non pensarci.
A certi livelli si fanno analisi, meeting diplomatici dall’Onu all’Europa, ai nostri politici che fanno quello che possono e nel migliore dei casi sentono il limite di ogni iniziativa, quando non ci si impantana nelle vicende locali. Nel frattempo è in grande ripresa il turismo delle festività pasquali ed è anche più attivo il turismo religioso che, dalle parti nostre, può permettere che si incroci per qualche istante il volto dell’Addolorata e quello di Gesù nel cammino della passione.
Mi sono sempre commosso a Taranto quando, a mezza notte tra il giovedì e il venerdì santo, nella Città vecchia dall’alto della chiesa di san Domenico appare l’Addolorata che porta nel cuore e nel volto le ferite del popolo, particolarmente quelle delle mamme.
E in quel cuore ci sono i bambini morti per l’inquinamento, i lavoratori affogati nel porto, il dramma dei giovani disoccupati, l’angoscia di molti per la possibile perdita del lavoro. E ancora i migranti affogati nel Mare Nostro, i femminicidi e il dolore esploso con tante morti nel tempo del Covid. Potremmo continuare… Ma in quel volto di Madre c’è anche la fiducia e la segreta speranza che un amore più grande ci può sorreggere. Qualcosa di più dei segnali alterni in campo sociale, ambientale e economico di riprese e di successive delusioni. Si fa insistente la domanda che si superino non solo a Taranto, ma anche a Bari e nella nostra Puglia gli interessi politici di parte e prevalga la passione per il bene comune e la legalità. Auspichiamo che nelle prossime tornate elettorali possano trovare consenso coloro che si sacrificano per la vita e l’educazione del nostro popolo, valorizzando i tanti segnali di solidarietà, di volontariato e di lavoro professionale serio.
In questa Pasqua chiedo al Signore che la pietra dello sconforto non domini e che si sviluppi una vita piena di significato e di solidarietà e di giustizia. Che sia possibile un cammino sinodale non solo nelle nostre comunità cristiane, ma anche nella nostra società civile. Con la Pasqua la grande pietra che ostruiva la vita è stata rimossa dal sepolcro di Gesù. Se ne è accorta Maria Maddalena e le altre donne, Pietro e Giovanni, i discepoli di Emmaus, gli altri apostoli e anche Tommaso… Se ne era già accorto anche un pagano, il centurione romano, che, come dice il vangelo di Marco «avendolo visto spirare in quel modo, disse: “Davvero quest’uomo era Figlio di Dio”» (Mc 15,39). Il centurione aveva visto perdonare quelli che ingiustamente avevano condannato Gesù e lo stavano uccidendo. Mai visto nulla di simile in tutta la sua vita. Era pieno di stupore per quell’uomo che col suo amore e il suo perdono creava qualcosa di unico per sempre e per tutti.
Con la Pasqua una misura nuova si introduce nel mondo e bussa di nuovo alle nostre coscienze come fonte di speranza, nella comunione dei seguaci di Gesù. Così la storia non si ferma al Venerdì Santo, ai drammi e alle varie guerre che affliggono il nostro presente. Il mattino di Pasqua è il mattino della vita che illumina l’incerto e drammatico cammino della storia.
Spetta a noi custodire il bene supremo del tempo pasquale che è la pace convocando tutte le forze della nostra società e chiederci, a cominciare dall’Onu, dall’Europa e da tutti i nostri Stati se abbiamo fatto tutto il possibile per promuovere la Pace seguendo la via del dialogo e non dell’armamento. Guardando a Papa Francesco e seguendo il suo insegnamento anch’io, con l’Associazione l’Isola che non c’è, sono stato a Kyiv e a Mosca e ho verificato che i popoli ucraino e russo desiderano la pace. E per tutti, non solo per gli ortodossi, il saluto del buongiorno il giorno di Pasqua è «Christos Anèsti! Cristo è risorto». Di fronte alla durezza della situazione non ci rimane che ravvivare la speranza e fare la nostra parte come un chicco di grano che caduto in terra, solo se muore, porta molto frutto. È il contrario della logica del mondo, ma il mattino di Pasqua qualcosa di nuovo è cominciato. E può accadere anche per noi. Buona Pasqua a tutti.