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Sotto il sole di Puglia il triangolo delle Bermuda dei furti d’auto

 
Enzo Verrengia

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Enzo Verrengia

Sotto il sole di Puglia il triangolo delle Bermuda dei furti d’auto

In Puglia lo scorso anno si sono registrati 11.711 furti d’auto, delle quali si è recuperato il 36%

Mercoledì 13 Marzo 2024, 14:00

Nel Far West i ladri di cavalli venivano impiccati per via della gravità di un crimine che consisteva nella sottrazione dell’unico mezzo di trasporto disponibile, prima della locomozione meccanica e con linee ferroviarie troppo esigue rispetto alle infinite estensioni del nuovo mondo. L’avvento del motore a scoppio e della Ford Modello T, diedero inizio alla proprietà di massa dell’automobile, e la dinamica del reato cambiò. O meglio, si alleggerì. Dalla barbarie della frontiera si passò alla capillarità del teppismo inurbato, pressoché incontrollato. Impadronirsi una macchina diventò l’espressione di una gioventù sempre più aggressiva o un bisogno accessorio della delinquenza organizzata: servirsi dei veicoli altrui per compiere rapine, agguati mafiosi ed esecuzioni sommarie. Una volta rinvenute le vetture utilizzate, non si poteva risalire ai veri proprietari, perché risultavano rubate, con relative denunce. Prassi che persiste ancora oggi.

Ma nella società liquida, così definita da Zigmunt Bauman, cioè del rischio, come più di preciso la delinea Ulrich Beck, le cose si complicano fino al paradosso o alla pura beffa. Philip Roth stupisce i lettori affermando che la capitale planetaria dei furti d’auto è Trenton, nel New Jersey. Non si basa sull’inoppugnabilità delle statistiche bensì sulla sua voglia di satira verso la sua zona natia. Nella realtà, oggi risulta che il maggior numero di ruberie di automobili avviene a Londra, dove impera il cosiddetto “furto a staffetta”. Si irrompe nell’abitacolo senza forzare le portiere o infrangere i finestrini, ma semplicemente azionando un telecomando plurifunzionale. Alcuni ne approfittano per concordare l’involamento dell’auto di proprietà e incassarne l’assicurazione, commettendo una truffa. Altri ne fanno un feticcio inalienabile. Tanto che Ian McEwan scrive nel suo romanzo del 2005 Sabato: «L’auto gli procura una certa soddisfazione di guida; per il resto del tempo attraversa di rado i suoi pensieri. Secondo la volontà e le premesse dei costruttori, è diventata parte di lui».

Per passare a un territorio di prossimità, in Puglia lo scorso anno si sono registrati 11.711 furti d’auto, delle quali si è recuperato il 36%. A quello compreso fra San Severo, Cerignola e Manfredonia si potrebbe attribuire l’appellativo di “Triangolo dei Bermuda”, dall’abbigliamento esibito più spesso durante i mesi caldi da caratteristici ceffi in circolazione, con fedine penali dal volume enciclopedico. Se nella misteriosa zona del Mar dei Sargassi avvengono sparizioni inspiegate, che evocano alieni e teorie dei complotti, sotto il sole ardente della Capitanata la violazione di certe norme di convivenza civile può verificarsi in piena luce, senza attendere il calare delle tenebre. Fino a far impallidire le prodezze dei protagonisti di Fuori in sessanta secondi.

È un rituale dai contorni che porebbero interessare gli antropologi. Si chiama notoriamente “cavallo di ritorno” e consiste nella metodologia che segue. Per vie imperscrutabili, i ladri conoscono il numero telefonico della persona derubata e la chiamano, proponendo la restituzione del maltolto previo il pagamento di un riscatto, la cui entità viene calcolata in base alla cilindrata, alla potenza e all’anzianità del veicolo. Sono le modalità del sequestro di persona, applicate a un oggetto inanimato quanto essenziale quasi come i cavalli nel Far West, data la problematicità dei mezzi pubblici o la loro scarsa preferenza da parte di certi utenti, assuefatti alla privacy delle personali quattro ruote.

Tutto questo, però, è accademia, o peggio, ironia, sarcasmo e gusto dell’elzeviro, Rimane fuori posto un altro tassello della sicurezza e della vivibilità. Tenendo conto di un inquietante effetto collaterale.

Le contromisure adottate dai singoli (antifurti, ecc.) provocano l’ondata migratoria dei ladri di macchine locali, che per trovare condizioni più agevoli in cui operare, si spingono verso nord lungo tutta la dorsale adriatica.

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