Bisogna sapersi anche lasciare. È l’esperienza di Chiara Ferragni e di Fedez, la coppia che ha fatto sognare e rispecchiare tanti followers sui social, poiché condivideva tanti momenti di vita coniugale e famigliare negli schermi di tv e social network.
Di recente avevamo scorto nei loro sguardi e silenzi prolungati, qualche imbarazzo, che dimostrava come la loro complicità stava già svanendo da qualche mese. Fedez cercava di corteggiare la moglie Chiara attraverso dei video in cui, riprendendola, e dicendo «guardate come è bella la Ferragni», sembravano gli ultimi e un po’ squallidi tentativi di un marito che sapeva fare leva solo sull’estetica di una moglie trofeo (che invece è tanto altro), mentre lei nella parte di un copione scritto da lui, sembrava a disagio e in evidente imbarazzo.
In altro reel l’obiettivo puntato sul tavolo imbastito di cuori di carta e fiori rossi, per l’occasione del festeggiamento di San Valentino, e sullo sfondo nell’angolo, quasi in secondo piano, nascosta e in silenzio, la Ferragni che sembra di stare al gioco dei ruoli (imposti dal marito). Alcuni autori di articoli in questi giorni, scrivono che la crisi sul palco dell’Ariston era stata il preludio di una crisi di coppia in essere e già preannunciata. E che lei avrebbe solo atteso il recupero psico-fisico del marito per distaccarsi formalmente da lui. In effetti, quando arrivano le crisi, come anche i problemi di lavoro di Chiara, queste portano con sé anche i nodi non sciolti, trascurati e non affrontati per negligenza, paura, ricerca della confort zone, che apparentemente consente di sentirsi al sicuro.
Ma quando poi i nodi si ingrandiscono e aggrovigliano anche altre dinamiche e relazioni, è importante sapersi fermare e rimettere a fuoco la propria vita e le priorità.
Fedez, un ottimo cantante, aveva trasferito, forse inconsapevolmente, le proprie aspettative di benessere sulla moglie, che per molti uomini diventa spesso un riferimento affettivo che scivola nell’immagine della propria figura materna, da cui ottenere accudimento, comprensione e copertura delle proprie dinamiche incoerenti e disfunzionali.
Ma al contrario, il partner affettivo e coniugale, deve essere una figura apicale, con cui condividere la propria vita, da tenere distinto dai bisogni personali di crescita. Il partner è un soggetto d’amore e non un oggetto da piazzare dove serve e da interpellare ad occorrenza, per soddisfare i propri bisogni, a danno di quelli dell’altro, per trarne senso di potere e di (pseudo)realizzazione. E quando uno dei due coniugati, affronta gli stimoli del cambiamento che la vita gli pone e consegue i propri livelli di evoluzione, si disallinea dalla complementarità che aveva innescato l’attrazione iniziale, smettendo di sintonizzarsi sulla stessa frequenza e smettendo di vibrare insieme.
Accade spesso che la vita famigliare e la maternità imponga la crescita alle donne, che assumono responsabilità su più campi e in più ruoli, famigliari, professionali e sociali e che questo le spinga ad emanciparsi ed evolversi come persone, conseguendo spesso una maturità, che richiede una relazione paritaria e reciproca, a cui gli uomini non sono abituati e da cui possono sentirsi sminuiti.
È opinione di molti che questo fosse solo un matrimonio basato sulla convenienza economica e che a seguito delle ipotesi di reato verso i consumatori attribuite alla influencer imprenditrice, fosse crollato anche il collante umano e amoroso. Secondo Gramellini, anche la dinamica di genere ha influenzato la crisi della coppia, laddove lei ha svolto un importante ruolo nella vita di Fedez, restandogli accanto nei momenti difficili e perdonandolo per la scena del bacio con Rosa Chemical sul palco del Festival, mentre lui non avrebbe sostenuto la moglie o preso le sue difese in modo determinato durante gli attacchi alla sua professionalità e reputazione mediatica, incrinata dai controlli e dalle indagini sulle ipotesi di reato.
Oltre gli inutili moralismi, quando le personalità individuali non si prendono cura di sé e delle proprie dinamiche evolutive, non si possono attenzionare, né risolvere le dinamiche nella relazione. A questo punto, bisogna sapersi lasciare, e questa scelta rappresenta il male minore.