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La prevenzione è la chiave per salvare le Pmi dalla piaga dell’usura

 
Nicola Didonna

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Nicola Didonna

imprese

I Confidi possono sostituirsi alle banche per aziende che presentino oggettive difficoltà finanziarie

Domenica 26 Novembre 2023, 13:00

Pochi giorni fa il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge molto importante in tema di tutela delle vittime dell’usura ma che è quasi passato in sordina.

Nel provvedimento si prevedono fra l’altro erogazione di un mutuo a valere sulle disponibilità del «fondo di solidarietà per le vittime dell’usura» e l’assistenza di un esperto iscritto in un Albo tenuto presso il Ministero dell’interno - Commissario straordinario per la lotta al racket e all’usura.

Il sistema a valle di una denuncia per usura è potenziato. Se denunci il tuo aguzzino puoi e devi essere aiutato.

La questione tuttavia a mio avviso è un’altra, e cioè come si può evitare ad una azienda di finire nelle mani dello strozzino? Le cronache registrano quello che si suole chiamare «fallimento di mercato». Succede che nonostante Banca d’Italia certifichi che lo stock di credito alle imprese dal 2018, anno pre-Covid, sia cresciuto di oltre il 5%, la realtà di questi ultimi mesi ci racconta che il sistema bancario tradizionale si ritrae dalla propria funzione principale di supporto alle imprese, specie quelle micro e piccole.

Solo le cosiddette Challenger Bank registrano una crescita significativa degli impieghi (Illimity, Banca Progetto, CF+, Aidexa, ecc). Sono sostanzialmente «banche prodotto», che si concentrano solo su alcuni prodotti finanziari da offrire alle imprese - peraltro le più affidabili scelte grazie agli algoritmi sempre più sofisticati - che non si devono «preoccupare» di assistere i clienti ma solo di vendere prodotti. Evidentemente il modo di assistere le «imprese giuste» esiste; basta usare gli strumenti adeguati. Invece deve essere messo a punto il modo di assistere le «imprese ingiuste»; quelle che per colpe non loro, ma per problemi del mercato nel quale operano, presentano i primi segni di difficoltà.

Chi e come deve assistere queste imprese? Purtroppo risultano indigeste al sistema bancario tradizionale per divieti imposti dalla Ue che sconsigliano e impediscono di erogare credito, specie quando già «segnalate» nella Centrale Rischi o nelle diverse banche dati dei pagamenti. E così le imprese, anche colpevolmente incapaci di usare correttamente e tempestivamente i nuovi strumenti di soluzione negoziale delle crisi di impresa, sono portate progressivamente alla «morte civile», all’espulsione dal mercato del credito e consegnate nelle mani del sistema criminale dell’usura pronto ad accoglierle a braccia aperte.
Per supportare queste imprese una legge del 1996, operante dal 1998, ha previsto l’erogazione annuale da parte del Mef di Fondi per la Prevenzione dell’Usura distribuiti annualmente direttamente ai confidi; prima del reato, prima della denuncia, prima del disegno di legge del Cdm di novembre scorso. Grazie a questi fondi il sistema dei Confidi può garantire fino al 100% i finanziamenti erogati a queste imprese dal sistema bancario.

Tuttavia il concreto utilizzo di questi fondi e la relativa capacità di far finanziare le imprese è risultato fallimentare; specialmente nei territori del Sud in cui più alta sarebbe l’esigenza di farlo.

Il Mef sembra essersene accorto già dal 2018 e lo ha certificato in un report dello stesso anno. Così nel 2021 è intervenuto permettendo ai Confidi assegnatari dei Fondi di poter erogare direttamente alle imprese finanziamenti fino a 40 mila euro, senza passare dalle banche. In sostanza i Confidi, preventivamente autorizzati come Fidit, possono sostituirsi alle banche per aziende che presentino oggettive difficoltà finanziarie.

È questa una novità che sembra essere passata in sordina ma che potrebbe offrire una soluzione a tante imprese meritevoli di poter superare le crisi con un adeguato supporto finanziario e assistenza gestionale; questa volta suffragato non da un esperto ma da un operatore, il Confidi, che rischia anche del suo co-finanziando al 20% l’impresa.

Ma questa innovazione, che potrebbe essere dedicata alle tante start up in difficoltà già finanziate dalla Regione Puglia nell’ambito delle misure agevolative, per decollare impone conoscenza da parte delle imprese, capacità di assistenza adeguata da parte dei Confidi e collaborazione del sistema dei professionisti, avvocati e commercialisti, che operano nell’ambito delle crisi di impresa. Quindi prima di occuparci di finanziare e assistere le imprese dopo che l’usura abbia esplicato i propri danni, dedichiamoci a prevenire con un’azione di sistema.

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