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La «cultura del bonus» non basta: più soldi per la Salute mentale

La «cultura del bonus» non basta: più soldi per la Salute mentale

 
Francesco Caroli

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Francesco Caroli

La «cultura del bonus» non basta: più soldi per la Salute mentale

«La malattia – ha raccontato Fedez – mi ha fatto capire l’importanza del tempo e di quanto una ferita abbia bisogno del tempo per essere curata. Mi ha fatto capire anche l’importanza della SM»

Lunedì 06 Novembre 2023, 13:35

«Nel bene o nel male, purché se ne parli». Una citazione più volta ripresa nel mondo della comunicazione tratta da Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde del 1890. Non staremo qui a esplorare la valenza effettiva del concetto, dal punto di vista comunicativo, ma possiamo sicuramente ringraziare il cantante Fedez per aver sollevato, durante la seguitissima trasmissione televisiva Che tempo che fa, il velo dello stigma che ancora avvolge il tema della salute mentale (SM), parlandone apertamente e rivolgendo un appello diretto a Giorgia Meloni affinché non tagli i fondi al bonus psicologo.

«La malattia – ha raccontato Fedez – mi ha fatto capire l’importanza del tempo e di quanto una ferita abbia bisogno del tempo per essere curata. Mi ha fatto capire anche l’importanza della SM» e poi «nella nuova Finanziaria il bonus psicologi per l’emergenza salute mentale dei giovani da 25 milioni di euro verrà tagliato a 5 milioni: a Meloni e al governo chiedo di non farlo».

Rimandando le considerazioni sul «chi» ha posto il tema, ovvero se è giusto/corretto/auspicabile che degli influencer cerchino di orientare anche le decisioni politiche di chi è democraticamente eletto, vorrei aprire un confronto sul merito della richiesta.

Due sono i dati citati dal rapper: i 2 milioni di adolescenti italiani che soffrono di disturbi mentali e il fatto che proprio in questa fascia d’età il suicidio rappresenta la seconda causa di morte. A questo aggiungiamo ulteriori dati emersi durante «Milano4mentalhealth», importante iniziativa del Comune di Milano che ha permesso il confronto e il dibattito tra professionisti e stakeholders della SM.

Oltre un adolescente su 7 – in una fascia d’età tra i 10 e i 19 anni – convivere con un disturbo mentale, il quale, nel 40% dei casi è rappresentato da ansia e da depressione, due patologie che richiedono molto più di un bonus o di un intervento spot.

Bene che si parli del tema dunque e grazie a chi l’ha posto al centro del dibattito, ma proprio il complessivo maggiore bisogno di salute mentale richiede di superare la logica degli interventi sporadici e dei bonus con uno sforzo per intraprendere un approccio sistemico, strutturale e strategico.

In Italia la spesa per la salute mentale è pari al 3% del fondo sanitario nazionale, mentre in Francia, per la stessa voce sono stanziati il 14,5%, in Germania 11,3%, in sostanza, possiamo considerare che per ogni cittadino italiano vengono spesi all’anno, dal sistema sanitario nazionale, circa 60 euro a fronte dei 510 euro di un francese, 499 euro per uno tedesco e per uno britannico 344 pounds e gli spagnoli 92 euro.

C’è bisogno di ammodernare le strutture ricettive, aumentare i fondi per il personale sanitario specializzato e stabilire i LEA per la salute mentale, oltre a un piano straordinario di prevenzione su questi temi e sistemi più efficienti e accessibili per l'identificazione e gestione del disagio con la sua tempestiva e appropriata presa in carico.

Ciò impone un immediato sforzo per raccordare tutti i livelli istituzionali verso un deciso cambio di passo: uno «straordinario investimento ordinario» dalle dimensioni adeguate alla situazione epidemiologica, i confronti internazionali, le indicazioni normative e una valorizzazione della dimensione collettiva che comprenda le dimensioni e le istituzioni del sociale, della scuola, della famiglia e della società tutta. L’integrazione socio-sanitaria è, infatti, fondamentale soprattutto in questo ambito e bisogna che lo si riconosca a monte della catena decisionale, dando a tutti gli attori strumenti e risorse per mettere in campo azioni complementari ed efficaci a quelle del SSN.

Per fare tutto questo serve la volontà politica, ma non solo. È necessaria un’opinione pubblica che chieda conto del rispetto del proprio diritto alla salute. Perché non c’è salute senza salute mentale.

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