Le misure del governo sulla lotta alla criminalità minorile non risolvono certo il problema. Forse sono anche inutili, ma non credo possano ritenersi nemmeno dannose e rispondono però a una domanda, forte, dell’opinione pubblica.
Certo la politica non deve farsi condizionare troppo dai sondaggi. Ma nemmeno ignorare gli orientamenti dell’opinione pubblica. Il vero è che il tema della sicurezza non possiamo e non dobbiamo regalarlo alla destra. La sicurezza è un tema di sinistra perché è garanzia di libertà e democrazia, soprattutto per i più deboli. Se c’è sia pure una percezione, di insicurezza, la sinistra deve dare una risposta, la sua risposta, senza temere di perdere così l’innocenza.
Il decreto legge della «mamma di ferro» può essere inutile, ma è popolare. Il problema della criminalità minorile (micro o macro), lo Wild side di tanta gioventù, non si risolve certo con l’aumento delle pene. Più che l’aumento servirebbe forse più «certezza» della pena. Ma questo è un altro discorso, più ampio, non limitato ai giovani. Io credo che sia tutto il cotè giudiziario ed essere assolutamente inadeguato. Se li metti in carcere, escono troppo presto? Il carcere non può essere controproducente? Entrano come micro criminali e ne escono delinquenti incalliti, spesso rovinati per sempre.
È necessaria, lo dicono tutti, una rivoluzione culturale. Vi sembra facile dopo millenni di cultura maschilista e predatoria? Quando il confine tra approccio e violenza si è fatto labile in una generazione (o in una parte, auguriamoci minoritaria, di essa) con nuovi stili di vita in cui l’assunzione di droghe e alcool è ritenuto quasi obbligatorio e l’educazione sentimentale affidata ai siti pornografici? Dovrebbe cominciare la famiglia. Ma i familiari, per prima cosa, prendono le difese dei figli (invece di dargli «il resto» come si diceva /faceva una volta).
Una funzione fondamentale potrebbe averla la scuola. I docenti ne sono all’altezza? Hanno ancora l’autorità, o almeno l’autorevolezza, per questo compito arduo? Hanno, gli uni e gli altri, un minimo di strumenti coercitivi, se non punitivi a disposizione? Ed ancora, data la inadeguatezza dello strumento giudiziario e l’aleatorietà di quello educativo, un po’ di «mazzate» non sarebbero salutari.
Quando cominciai a fare l’avvocato, molti decenni or sono, facevo anche un po’ di penale. Non avevo ancora trent’anni ed ero l’unico ad occuparmi del C.D. «soccorso rosso». E quindi, dei giovani che facevano occupazioni di scuole e università, di giovani operai che facevano picchettaggio ed altre piacevolezze del genere. Ovviamente tra i «politici» c’era anche qualche scavezzacollo che sconfinava in reati comuni. Uno di questi, una volta, mi chiese se i poliziotti o i carabinieri che lo arrestavano fossero «tenuti» a caricarlo di mazzate prima ancora di fargli declinare le generalità. In altre parole voleva sapere se ci fosse un protocollo o un regolamento che imponesse agli agenti di comportarsi in tal modo.
Era una prassi non scritta, ovviamente. E si prestava ad abusi, altrettanto ovviamente. Ma il ragazzo se ne preoccupava più che delle conseguenze giudiziarie. Oggi, invece, se un carabiniere molla un ceffone ad un arrestato in flagranza, passa i guai peggio del ceffonato. E forse è giusto, o forse no. Ma se ai ragazzi di Palermo, e a quelli di Caivano e a tutti gli altri che si comportano da branco per stupri di gruppo, prima ancora di raccogliere le generalità si facesse «una santa caricata» credo che sarebbe cosa buona e giusta oltre che oltremodo salutare.
Un’ultima notazione che mi auguro non venga travisata. Pare che ormai il massimo della «vita» sia, per ragazze e ragazzi (insisto, non tutti, non generalizziamo), ubriacarsi e strafarsi fin a ridursi in stato di incoscienza. Anche su questo bisognerebbe fare una campagna forte a cominciare dalla scuola (sulla quale andrebbero fatti investimenti mirati senza risparmio in mezzi e risorse) ed anche attraverso i social con campagne adeguate.
Ci si può, e si deve, dico io, divertire anche e soprattutto andando a cinema, a teatro, ai concerti, cazzeggiando con amici in livelli alcoolici tollerabili, anche qualche canna, why not?. Ormai negli Stati Uniti, e presto, è prevedibile, anche in Italia, il consumo della cannabis supera quello del tabacco. Però, sia chiaro, dico ai giovani, meglio se non lo fate, drogarsi a 20 anni è da pazzi (così come lo è non farlo a 80 anni, sostiene un mio amico), ma ridursi in stato di incoscienza è riprovevole, oltre che pericoloso. È questo stile di vita che va contrastato, con mezzi adeguati, didascalici più che coercitivi.
Se si è alla guida di un’auto (e i dati sono drammatici, a riguardo), ma anche se si attraversa la strada o si fanno brutti incontri (stupri, rapine). Insomma, non è uno stile di vita edificante, un modello a cui ispirarsi. Ci si mette in una situazione di oggettivo pericolo, attivo e passivo, e non può diventare un’attenuante anzi è un’aggravante.
E quindi esecrazione per i violentatori, e pene esemplari e certe e un’attività di recupero e rieducazione, ma una ramanzina e una santa caricata, oltre alla solidarietà per la violenza subita, alla ragazza di Palermo, che non può certo ritenersi una Maria Goretti 4.0., non sarebbe sacrosanta? Spero di essere capito.
La santa caricata ovviamente va intesa «anche» (e sottolineo anche) come metafora del sistema dei valori e dei doveri di civile convivenza. E di quel principio di autorità che sembra essere diventato, ormai e purtroppo, un oltraggio alla libertà di pensiero.