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Regionalismo, l’«anatema» dell’arcivescovo di Napoli

 
Onofrio Introna

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Onofrio Introna

Regionalismo, l’«anatema» dell’arcivescovo di Napoli

Nelle parole dell'Arcivescovo di Napoli, mons. Mimmo Battaglia, si coglie una denuncia netta e indiscutibile del progetto portato avanti dalla Lega e dalle Regioni Lombardia e Veneto

Martedì 15 Agosto 2023, 15:37

«L’autonomia differenziata rompe il concetto di unità, lacera il senso di solidarietà della nostra gente, divide il Paese, accresce la povertà già troppo estesa ed estrema per milioni di italiani». Nelle parole dell'Arcivescovo di Napoli, mons. Mimmo Battaglia, si coglie una denuncia netta e indiscutibile del progetto portato avanti dalla Lega e dalle Regioni Lombardia e Veneto, con l'avallo del partito di maggioranza relativa nel Governo Meloni. È fin troppo chiaro, infatti, che Fratelli d'Italia conta di barattare con il Premierato presidenzialista questa iniziativa tanto cara al Nord padano, che maschera da regionalismo non altro che la vecchia «secessione bossiana». Quasi vent'anni fa quel disegno divisivo, altrettanto spacca-Italia dell'attuale autonomia differenziata, è stato sconfitto dagli elettori italiani nel referendum istituzionale del 2006, che bocciò con il 61,29 per cento di NO la «devoluzione» alle Regioni della potestà legislativa esclusiva in materie come l'organizzazione sanitaria, quella scolastica e la polizia amministrativa locale. Si ricorderà che si trattava di modifiche costituzionali in salsa federalista, approvate a larga maggioranza dal secondo esecutivo Berlusconi (2001-2006).

Qualche settimana fa, il presule partenopeo ha richiamato con una lettera aperta l'attenzione dei cristiani e di tutti gli italiani sulla minaccia che il disegno di legge Calderoli rappresenta per l'unità del Paese. Determinante, per quanti si battono da sempre contro l'autonomia differenziata, il «pronunciamento» di una figura di riferimento della Chiesa nel Meridione. Con un'accorata, lucida e autorevole lettura del Vangelo e della Costituzione, mons. Battaglia ha invitato cogliere l’«aria strana che si muove nel cielo» estivo, ad annunciare «l’arrivo di uno di quei minacciosi temporali» che in questi ultimi tempi stanno assumendo caratteri devastanti. Nuvole nere gravano sulla «povera gente» e sulla nostra Italia, ricca di storia e di cultura, di paesaggi ineguagliabili e di ricchezze artistiche e culturali.

Anche il Vescovo di Napoli ritiene che l'autonomia differenziata possa cancellare «d'un colpo quel bagaglio ricchissimo di conquiste democratiche realizzato dalle lotte popolari dal Risorgimento a oggi». E questo conforta quanto di analogo andiamo sostenendo da tempo: una riforma antistorica e ed egoista vuole destabilizzare a favore del Nord l'assetto sociale e politico del Paese, aprendo alla separazione «di una parte dell'Italia da tutto il resto». Dimentica, come insiste l'Arcivescovo, «l’importanza della partecipazione di tutti alla costruzione di una comunità». Tradisce, come aggiunge, la bellezza della nostra Costituzione, che fa sintesi unitaria tra autonomie e solidarietà, tra libertà dei singoli e collettive, tra le proprietà individuali e generali, tra i territori e la Nazione.

Non smetteremo di ribadire che alla svolta autonomista seguirebbe certamente la richiesta delle Regioni settentrionali di disporre del gettito fiscale prodotto sui propri territori, tanto popolosi e ad economia più florida. La traccia è nella vecchia «devoluzione» targata Bossi, che ampliando i poteri di spesa delle Regioni avrebbe provocato un incremento del fabbisogno di risorse pubbliche locali, al quale le Regioni meno industrializzate sarebbero state costrette a far fronte introducendo nuove imposte addizionali. Le ricadute sulla fiscalità nel Sud, sull'occupazione, sui servizi pubblici e sociali e su tutte le infrastrutture, sarebbero state e sarebbero oggi gravissime, a danno del futuro delle ragazze e dei ragazzi del Mezzogiorno.

Nè cesseremo di ripetere che l'autonomia differenziata è in palese contrasto con la «politica estera» dell'Unione Europea con gli Stati del Mediterraneo e del Medio Oriente, che fa chiaramente leva sulla posizione geografica del Mezzogiorno e sull'eredità storica del suo ruolo nei confronti di quei Paesi. L'UE individua nel Sud del Paese il protagonista di una sua grande sfida politica, che lo valorizzerà come piattaforma del «Vecchio Continente» proiettata nell'ancora più antico bacino mediterraneo e protagonista di un dialogo necessario e di un decisivo confronto con i Paesi africani e mediorientali.

L'auspicio è che gli amministratori del Sud, la classe politica, le forze sociali, tutti, prendano esempio dalla denuncia dell'importante presule meridionale, dando vita a un'azione più incisiva per convincere il Governo Meloni a desistere, a far cadere il sostegno a un progetto tanto insidioso per l'unità del Paese, realizzata dai patrioti del Risorgimento e difesa dalla Resistenza, alla base della nostra bella Costituzione repubblicana.

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