Il 6 luglio 2023 la Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro la sentenza che aveva assolto Riccardo Fuzio. Il 6 dicembre 2022, la Corte di appello di Perugia aveva assolto Riccardo Fuzio, imputato per la rivelazione di segreti d’ufficio a Luca Palamara. Riccardo Fuzio era stato già assolto dal Tribunale di Perugia il 23 luglio 2021. Il giudice di primo grado aveva accertato che non vi era stata alcuna rivelazione di segreti d’ufficio. L’eco mediatica dell’indagine per rivelazione di segreti d’ufficio appena conclusa ha indotto Riccardo Fuzio a chiedere il collocamento a riposo anticipato e, il 21 luglio 2019, ha lasciato la magistratura. Nel comunicato stampa del Quirinale si legge che il Presidente ha preso atto che la decisione è stata «assunta con senso di responsabilità a conclusione di un brillante percorso professionale al servizio delle istituzioni» ed «ha espresso apprezzamento per il rigore istituzionale con cui ha assicurato il tempestivo esercizio dell’azione disciplinare in una contingenza particolarmente delicata per la magistratura italiana».
Come spesso accade, l’eco mediatica relativa all’avvio dell’indagine non ha avuto corrispondenti in occasione della assoluzione, in primo ed in secondo grado.
Conosco Riccardo Fuzio da oltre cinquanta anni, da quando abbiamo frequentato insieme l’Università di Bari. Eravamo un gruppo molto affiatato, motivati e curiosi di apprendere; uniti anche fuori delle aule universitarie. Abbiamo avuto la fortuna di seguire insieme lezioni di grandi maestri. Riccardo ha vinto subito il concorso in magistratura ed è andato a Salò, dove si è occupato, tra l’altro, di ambiente. Ci siamo ritrovati nella collaborazione al «Foro italiano», sul quale avevo letto i suoi provvedimenti, dei quali avevamo avuto anche occasione di discutere.
Poi è venuto a Roma, all’Ufficio studi del CSM per poi transitare alla Procura di Roma e da lì al Ministero; ci siamo ancora incontrati quando mi sono occupato della formazione dei magistrati e quando sono stato coinvolto in commissioni sulle riforme.
Dal Ministero, Riccardo Fuzio è passato alla Procura Generale della Cassazione e al Consiglio Superiore della Magistratura. È ritornato alla Procura Generale della Cassazione. È stato Avvocato Generale Dirigente del servizio civile e, poi, Procuratore Generale. In qualità di sostituto e Avvocato Generale Dirigente del servizio civile, Riccardo Fuzio ha supportato l’iniziativa del Procuratore Generale, Pasquale Ciccolo, per lo sviluppo del ricorso nell’interesse della legge, poi proseguita ed incentivata in qualità di Procuratore Generale. Il sito della Procura Generale dedicato all’argomento costituisce un ammirevole esempio di giustizia condivisa e trasparente: nella pagina web a sinistra, c’è anche un link per le «istanze esterne», nel quale ogni cittadino può chiedere alla Procura Generale di attivarsi, affinché una questione sia sottoposta all’esame del più autorevole collegio della Corte in funzione di un intervento nomofilattico.
Il 15 marzo 2019, la Procura Generale ha presentato il «Bilancio di responsabilità sociale»: in quella occasione è stata illustrata l’attività svolta nei diversi settori di intervento. Ha curato e, in occasione dell’ultima lezione di un corso istituzionale di diritto processuale civile, mi ha fatto omaggio de Il processo civile oggi, per i tipi dell’editore Cacucci, nel quale ha raccolto i contributi di Giuseppe Albenzio, di Giovanni Amoroso, di Luciana Barreca, di Antonio Caiafa, di Giovanni Canzio, di Claudio Castelli, di Cosimo D’Arrigo, di Antonio de Notaristefani di Vastogirardi, di Giovanni Fanticini, di Carlo Enrico Paliero, di Renato Rordorf, di Luigi Rovelli, di Angelica Scozia e di Manuel Virgintino.
I giuristi hanno il compito di occuparsi di norme e di fatti, di interpretare le prime e di valutare i secondi. Queste attività non implicano la ricerca del consenso, che costituisce, invece, l’obiettivo prevalente della attività politica. Quest’ultima è caratterizzata dalle regole dell’appartenenza, che pervadono anche lo svolgimento delle carriere accademiche e giudiziarie. Sennonché, anche i concorsi universitari e il governo della magistratura non possono prescindere dall’esigenza di trasparenza delle decisioni, affinché ciascuno possa valutare, condividere o criticare i risultati. Ciò che è «giusto», infatti, non è ciò che ognuno può ritenere tale, ma è il prodotto di un «processo giusto» e, soprattutto, trasparente.
La cinquantennale condivisione di questi valori con Riccardo Fuzio, che ha partecipato in diversi ruoli al governo della magistratura, mi induce a ritenere doveroso, a conclusione di una vicenda che lo ha travolto, ma che si è rivelata, come già immediatamente poteva apparire scontato, priva di fondamento, manifestargli pubblicamente affetto, solidarietà e, con le parole del Presidente della Repubblica, ammirazione per il suo «brillante percorso professionale al servizio delle istituzioni».
Queste pagine erano state scritte quando l’indagine è stata aperta. Riccardo mi ha chiesto di non divulgarle fino a quando il processo penale non si fosse concluso. Ieri l’altro, 6 luglio 2023, la vicenda è definitivamente conclusa. Alla solidarietà manifestatagli in privato in questi dolorosi anni, ritengo necessario ed opportuno che si unisca quella di tutti coloro che gli vogliono bene, ne hanno apprezzato e ne apprezzano l’integrità e la professionalità.
















