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Brava «Gazzetta»: la Puglia vada oltre le orecchiette

 
Giacomo Mojoli

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Giacomo Mojoli

Brava «Gazzetta»: la Puglia vada oltre le orecchiette

Il problema è ancora una volta di ragionare, sì, tenendo conto del pensare localmente al patrimonio delle tradizioni

Giovedì 29 Giugno 2023, 13:04

Mi ha fatto piacere leggere in un puntuale editoriale del direttore Oscar Iarussi, che una preoccupazione per il futuro della regione sia che: «restare abbarbicati alla sola tradizione, ovvero alla macchietta della Puglia che fu, non sia proprio il massimo». Con la premessa che in ogni caso: «Puglia tutta la vita e gracias a la vida».

Il problema è ancora una volta di ragionare, sì, tenendo conto del pensare localmente al patrimonio delle tradizioni. Ma, sapendo poi progettare con metodologia e strategia globale. Con occhi e visioni innovative, magari anche un po’ eretiche. Per una Puglia virtuosa che, perché ricca d’identità, guardi al futuro per generare scambi, per ibridarsi con il meglio della contemporaneità che c’è fuori. Dico questo mettendo sul tavolo un’esperienza che, nel suo piccolo, dalle origini, ben 24 anni fa, ha cercato di superare tutti quei tic di cui parla Iarussi. A cominciare da quelli originati «dall’orgoglio della regressione» e da una «pallida imitazione del passato».

Sto parlando di un evento molto conosciuto in Puglia, e, non solo. Il Mercatino del Gusto che ogni anno si tiene a Maglie nella prima settimana di agosto. Nato quasi per caso, qualcuno direbbe per serendipità, ebbe lo scopo di stimolare gli operatori locali, le istituzioni e le associazioni di categoria, sulle potenzialità di un Salento e di una Puglia diversa, capace di essere unica e al tempo stesso universale. Una scommessa titanica, allora. Con ingredienti precisi e ambiziosi: cultura del progetto, materie prime di qualità, competenza, accoglienza, nuovi linguaggi e contenuti multidisciplinari.

Ci toccò fare la rivoluzione per la ri/scoperta dell’orecchietta fatta come si deve. Per raccontare il valore inestimabile della pasta di semola di grano duro. Per salvaguardare dall’estinzione alcuni prodotti irripetibili. Per la bellezza e il significato di un ulivo secolare, di una musica popolare, del «saper fare» nascosto in tanti lavori della terra. Ci sono voluti anni per uscire dalla logica imperante delle sagre. Per contaminare il cinema, la musica, la letteratura con il cibo vissuto come cultura e stile di vita. E poi il Mercatino che sposa il design strategico, l’ambiente e la sostenibilità globale. Per raccontare un vino buono da bere, ma anche buono da pensare. Per capire che il vino è paesaggio.

Oggi il Mercatino rappresenta un laboratorio d’idee per l’accoglienza a più dimensioni. In cui, come scrive Iarussi, venga rappresentata una Puglia che sia un «nodo della globalizzazione e frontiera del domani per ambiente, energia, lavoro, accoglienza, ricerca». Magari senza farci mancare un piatto di orecchiette, non necessariamente con le cime di rapa. O, la curiosità di gustare materie prime eccellenti provenienti da altre regioni dell’Italia o dal mondo intero. Ogni anno, puntiamo su una parola chiave, metafora per il futuro. Il termine del 2023 è Dettaglio. Per dire che «la differenza tra qualcosa di buono e qualcosa di grande» sta proprio nella cura dei dettagli. In ogni ambito.

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