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In Molise prove d’orchestra del grande centro con l’ambizione di contare

 
Gaetano Quagliariello

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Gaetano Quagliariello

Elezioni politiche

La politica nel Molise, la regione "che non esiste"

Mercoledì 28 Giugno 2023, 16:08

Qualche tempo fa un tal Dottor Gregory Donald Johnson ebbe a dichiarare: «Ho studiato a lungo la geografia, la fisica, la fisiognomica e la chimica dell’Italia, e sono giunto alla conclusione che il fatto che nessuno ricordi il capoluogo del Molise, il piatto tipico del Molise, una canzone popolare del Molise o perfino il dialetto di questa regione, si può spiegare così: il Molise non esiste». Sulla rete l’affermazione si è presto trasformata in un vero e proprio refrain, auto-ironicamente promosso dai molisani stessi per far conoscere la loro piccola e bella regione. Tant’è che chi volesse vedere la scritta trasformata in un murales artistico può recarsi nel borgo di Civitacampomarano, in Molise ovviamente.

In ambito politico, però, nessuno avrebbe potuto dar credito all’affermazione del Dottor Johnson. Ci ha pensato la storia a smentirla: in politica il Molise esiste, eccome se esiste! Fermiamoci agli accadimenti più recenti. Nel novembre del 2006 le elezioni regionali furono vinte dal centro-destra e si trattò del primo segno di cedimento della maggioranza di segno opposto guidata da Romano Prodi, che solo pochi mesi prima era riuscita a prevalere di misura. Nel 2013, di contro, le elezioni convocate dopo l’annullamento di una tornata ordinaria, videro la vittoria del centro-sinistra e la circostanza fu interpretata come un segno di grave crisi dell’egemonia berlusconiana, in particolare al Sud. Nell’aprile del 2018 tornò in sella il centro-desta e quel risultato fu il primo consistente segno che la marea grillina nel mezzogiorno che solo due mesi prima aveva rotto i margini nelle elezioni generali, non si sarebbe trasformata in uno tsunami.

In Molise c’è un bel paese noto per le sue campane. Si chiama Agnone. Si potrebbe perciò affermare che nell’agone politico la campana molisana di Agnone abbia suonato per tutti: proprio come quella di Hemingway. Anche a dispetto del fatto che ad essere mobilitati, al momento delle consultazioni, siano meno elettori di quelli che risiedono in un municipio della capitale.

Questa volta, invece, la campana ha taciuto, nonostante la giunta uscente di centro-destra, per comune ammissione, non si sia distinta per particolare lungimiranza amministrativa. Questo significa che la maggioranza di governo è salda e che la luna di miele prosegue. Le difficoltà non mancano di certo ma Giorgia Meloni può contare su ben tre cinture di sicurezza che le fanno immaginare, al momento, che potrà proseguire dolcemente il suo viaggio, seguendo la ricetta dettata da Lucio Battisti.

La premier ha un’opposizione che stenta ancora a ritrovarsi e che ha difficoltà a sommare i propri consensi; ha degli alleati troppo deboli per ambire a dar fastidio; ha un centro «ufficiale» che ha come congelato i suoi voti e che per questo, pur senza volerlo, indirettamente aiuta la tenuta dell’area governativa.

Sui primi due aspetti dai risultati del Molise è venuta una conferma difficile da smentire. Per quanto concerne la realtà del centro, invece, è accaduto qualcosa.

Nello schieramento del presidente eletto, infatti, si ritrovano Forza Italia, Udc e Noi Moderati, ma anche due liste centriste e popolari che, in questo caso, si sono rifiutate d’essere equidistanti tra i due poli principali: una fa riferimento all’europarlamentare Aldo Patriciello, l’altra al presidente del Consiglio Vincenzo Nigro. Nel complesso, quest'area che si potrebbe definire moderata e popolare è arrivata a sfiorare il 40%: più del doppio di Fratelli d’Italia, mentre il confronto con la Lega non può neppure essere proposto. Non è la prima volta che qualcosa del genere accade nelle elezioni locali anche se poi, al momento delle elezioni generali, il risultato non si ripete. Questione di leader, ma non solo. Il fatto è che i centristi, per essere presi in considerazione, non possono essere equidistanti. Devono avere l’ambizione di contare, senza limitarsi a rappresentare il buon senso mediano: oggi in Molise, domani, chissà, in Italia...

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