Sabato 06 Settembre 2025 | 19:36

Il disegno di Calderoli e quel vecchio sogno del ricco Settentrione

 
Onofrio Introna

Reporter:

Onofrio Introna

Il disegno di Calderoli e quel vecchio sogno del ricco Settentrione

Gli specialisti che verificano la tenuta economica di tutti i provvedimenti all'esame del Senato hanno rilevato forti criticità sul testo di legge all'esame del Parlamento

Venerdì 19 Maggio 2023, 13:32

I tecnici del Senato bocciano la riforma Calderoli: «un testo spacca-Italia»: l'autonomia differenziata aggraverà le disparità tra le Regioni. Ovviamente sottoscriviamo le valutazioni, ma non sono nostre: si leggono nel report pubblicato sul portale ufficiale di Palazzo Madama, che ha scosso le certezze padano-venete. Uno schiaffo al progetto «alla larga dal Sud», tanto da fare ventilare addirittura una rottura dell'accordo di governo da parte della Lega, se non dovesse passare un caposaldo del patto politico nazionale su cui si regge la maggioranza di centrodestra.

Gli specialisti che verificano la tenuta economica di tutti i provvedimenti all'esame del Senato hanno rilevato forti criticità sul testo di legge all'esame del Parlamento. Innanzitutto, rischia di rendere ancora più ricche le Regioni già ricche, di ridimensionare il bilancio dello Stato 1e di impedire ai territori più indietro di garantire servizi essenziali ai cittadini, come scuola e sanità.

Nel dossier tecnico si legge che dal trasferimento alle Regioni (col relativo personale e le risorse finanziarie) di funzioni ora svolte dallo Stato, competenze e materie aggiuntive, deriverebbero una forte crescita del bilancio regionale e un ridimensionamento di quello statale, che non potrebbe assicurare i livelli essenziali delle prestazioni nelle Regioni non differenziate. Oltre alla salute dei cittadini e all'istruzione, sarebbero a rischio nel Mezzogiorno i servizi sociali, i trasporti, i rapporti culturali e così via. Le più colpite? I tecnici non hanno dubbi: le autonomie più povere, quelle con bassi tributi erariali nel proprio territorio, avrebbero «difficoltà a finanziare le funzioni aggiuntive». Inoltre, il trasferimento delle nuove funzioni amministrative a Comuni, Province e Città metropolitane da parte delle Regioni differenziate «potrebbe far venir meno il conseguimento di economie di scala, dovuto alla presenza dei costi fissi indivisibili legati all'erogazione dei servizi la cui incidenza aumenta al diminuire della popolazione».

Il giudizio tecnico tanto severo sta dando ragione a quanto andiamo sostenendo fin dal 2018 nella nostra battaglia contro l'autonomia differenziata e prima ancora contro la folle accelerazione nordista verso il federalismo, impressa sotto l'ultimo premierato Berlusconi nel 2011 e stoppata dalla caduta del Cavaliere, sostituito dal Governo Monti.

Da oltre un decennio sostengo sui quotidiani del Mezzogiorno le ragioni del Meridione, insistendo sull'esigenza di interventi infrastrutturali non rinviabili, primi tra tutti una rete ferroviaria moderna, efficiente, rapida: la Puglia non è un binario morto (lo rivendica meritevolmente la campagna d'opinione della Gazzetta del Mezzogiorno) e l'interportualitá adriatico-ionico-tirrenica, da valorizzare per trasformare il Mezzogiorno d'Italia in una grande piattaforma avanzata e attrezzata dell'Europa nel Mediterraneo, ponte strategico per lo sviluppo di rapporti sociali, politici ed economici con i Paesi dell'Africa e del Medio Oriente. Senza trascurare, come si è fatto colpevolmente finora, il diritto dei meridionali a un welfare dignitoso, a collegamenti moderni di ogni rete, anche digitale, alla stessa attenzione ricevuta dal Nord negli ultimi anni e a vedere riconosciuto come una priorità il riequilibro con il Centro Nord.

Oggi più che mai, contro la nuova campagna secessionista del Nord mascherata da autonomia differenziata, il Mezzogiorno deve pretendere risposte ai problemi che non ci consentono ancora di essere pienamente Europa. Le grandi infrastrutture sarebbero in grado di dare risposte efficaci in termini occupazionali e di spingere il Paese verso la crescita. Anche e soprattutto di aiutare il Sud a superare i ritardi: far correre finalmente il Sud alla stessa velocità delle regioni settentrionali e centrocontinentali sarebbe un beneficio anche per l'Italia e l'Unione Europea.

Al contrario, l'autonomia di Calderoli non punta a crescere insieme, è una riforma malata, funzionale solo agli istinti separatisti della Lega, è una fuga in avanti del Settentrione ricco per liberarsi del Mezzogiorno, il vecchio sogno di Pontida e dintorni.

Servirà questa «fuga di notizie» a scuotere il Mezzogiorno? A prendere atto che da anni si sta tentando, a suo danno, di costruire un progetto egoista, ingiusto e incostituzionale? Questo, anche per la cecità, la complicità, la pigrizia e la colpevole sottovalutazione della sua classe politica, dalle amministrazioni e dalla stessa società civile. È tempio che la classe dirigente del Paese, tutto il Sud, il mondo della ricerca (Università e Politecnici) le Regioni meridionali e i sindaci, a cominciare da quelli delle grandi Città, devono sventare qualsiasi disegno autonomista. Il regionalismo differenziato, oltre a danneggiare il Mezzogiorno e a minare l'unità del Paese, viola l'uguaglianza tra i cittadini sancita dalla Costituzione repubblicana. Se non sarà così, a centosessantadue anni dall’unificazione il Governo Meloni sarà responsabile della tristissima disunità d’Italia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)