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L’Intelligenza Artificiale tra innovazione e crisi ambientale nell’era dell’Antropocene

L’Intelligenza Artificiale tra innovazione e crisi ambientale nell’era dell’Antropocene

 
Rocco Limongelli - Solicitor in Inghilterra e Galles / Ricercatore Marie Curie, Scuola Superiore Sant’Anna (Pisa)

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Rocco Limongelli - Solicitor in Inghilterra e Galles / Ricercatore Marie Curie, Scuola Superiore Sant’Anna (Pisa)

Intelligenza artificiale

È un momento cruciale nella storia del nostro pianeta, in cui l’impatto umano si è esteso a ogni angolo del globo

Sabato 29 Aprile 2023, 13:16

L’Antropocene, segna un momento cruciale nella storia del nostro pianeta, in cui l’impatto umano si è esteso a ogni angolo del globo. Non solo, è anche un monito a riconoscere l’urgenza di agire per ridurre gli impatti negativi sull’ecosistema globale e garantire un futuro sostenibile per le generazioni a venire. Se ancora nessuno ha fatto gli onori di casa, benvenuti nell’Antropocene - fate come se foste a casa vostra.

Mentre agli albori della specie umana l’homo sapiens era animista, nella misura in cui la terra apparteneva in egual misura a tutti i suoi abitanti – animali, uomini e piante -, dall’inizio della Rivoluzione Industriale, l’umanità ha profondamente alterato la Terra e i suoi ecosistemi. Guardiamo in televisione i colossali documentari sulla natura, ma la verità è che di leoni, rinoceronti, orsi e altri animali selvaggi, ne sono rimasti pochi. La realtà è che siamo costretti a prodigarci per la salvaguardia di queste specie animali, generando spiacevoli situazioni come quella più recente degli orsi in Trentino.

Ci siamo spinti oltre. C’era un tempo dove pregavamo dio o gli dei, per avere grazie di ogni tipo, una raccolta prosperosa di grano, o la protezione del bestiame. Con l’avvento della tecnologia, non abbiamo più nulla da chiedere né spartire con nessun dio. Se non piove, creiamo pomodori che hanno bisogno di una minima quantità di acqua. Se il bestiame si ammala, lo imbottiamo di antibiotici. Siamo essenzialmente diventati i soli artefici del destino della Terra, e di tutto ciò che la popola. Raggiungere un equilibrio è essenziale, poiché non è difficile immaginare che la prossima vittima della razza umana siano gli stessi esseri umani.

La nostra insaziabile fame di energia, risorse e spazio ha dato il via a cambiamenti climatici globali, deforestazione su vasta scala, inquinamento e perdita di biodiversità.

In un’epoca segnata dall’influenza dominante dell’uomo sul nostro pianeta, l’intelligenza artificiale (IA) emerge come una forza sia positiva che negativa per l’ambiente.

Infatti, l’IA può svolgere un ruolo cruciale nel monitoraggio e nella valutazione dell’ambiente. Gli algoritmi di IA sono in grado di analizzare immagini satellitari per identificare la deforestazione, l’inquinamento atmosferico e i cambiamenti nell’uso del suolo. Inoltre, l’IA può sostenere la transizione verso fonti di energia rinnovabile e pulita, ottimizzando la produzione, la distribuzione e il consumo di energia solare ed eolica, aiutando a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e diminuendo le emissioni di gas serra.

Nonostante ciò, le ingenti emissioni di carbonio associate all’addestramento dell’IA hanno un impatto diretto sull’ambiente. Infatti, i requisiti computazionali per l’addestramento di questi modelli possono portare a un consumo energetico significativo e, di conseguenza, a notevoli emissioni di anidride carbonica. Per mettere ciò in termini familiari, addestrare un singolo algoritmo può produrre circa 272.000 kg di emissioni di anidride carbonica, equivalenti alle emissioni prodotte da cinque automobili nel corso del loro intero ciclo vitale.

Forse, si parla troppo dei voli in jet privato di Elon Musk e Matteo Renzi, e troppo poco della sostenibilità dell’IA. Infatti, l’industria dell’aviazione, spesso citata come un importante contributore alle emissioni di gas serra, è responsabile di circa il 2% delle emissioni globali di CO2. In confronto, il consumo energetico dei data center, essenziali per supportare le esigenze computazionali dello sviluppo dell’IA, rappresenta circa l’1% del consumo globale di elettricità. Si prevede che il loro utilizzo energetico aumenterà rapidamente nei prossimi anni, raggiungendo il 3% del consumo energetico globale entro il 2025. La legge di Moore, può essere d’aiuto nel prevedere un futuro incremento delle esigenze energetiche dello sviluppo dell’IA, e dunque delle sue emissioni.

Nello specifico Moore osservò che lo sviluppo tecnologico è di natura esponenziale invece che lineare: «La complessità di un microcircuito, misurata ad esempio tramite il numero di transistor per chip, raddoppia ogni 18 mesi (e quadruplica quindi ogni 3 anni)».

Mentre l’Antropocene sollecita un dibattito ampio e complesso sulla responsabilità dell’umanità nel proteggere e preservare l’ambiente, l’intelligenza artificiale emerge come uno strumento potente e ambivalente. È fondamentale sfruttare il potenziale dell’IA per massimizzare i benefici ambientali, riducendo al contempo gli impatti negativi. Solo così possiamo sperare di costruire un futuro più sostenibile per il nostro pianeta nell’era dell’Antropocene.

Per affrontare questo nodo, è imprescindibile stabilire linee guida e requisiti precisi per lo sviluppo sostenibile dell’IA.

L’attuazione di misure concrete può contribuire a ridurre l’impatto ambientale dell’IA e promuovere la sostenibilità nell’ambito tecnologico.

Alla luce dell’attuale bozza dell’ AI Act, un provvedimento definito human-centric (incentrato sull’uomo) che tuttavia trascura lo sviluppo di un’IA sostenibile e declassa la sostenibilità a una semplice raccomandazione, sarebbe d’obbligo domandare ai legislatori europei (magari all’eurodeputato Brando Benifei, correlatore dell’AI Act), se una legislazione che non prende in considerazione la sostenibilità può realmente essere human-centric? Una domanda che tutti noi ci dovremmo porre.

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