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Venere a Polignano... il Sud aperto alla meraviglia senza i treni per arrivarci

 
Lino Patruno

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Lino Patruno

La Venere di Botticelli a Polignano per promuovere l’Italia nel mondo

Sulla linea adriatica, poi, campa cavallo per una velocità dei treni che non sarà quella del Frecciarossa, ma perlomeno che si risparmi un’ora per andare da Lecce a Milano

Venerdì 28 Aprile 2023, 13:47

20 Novembre 2024, 20:30

Lasciamo stare che il Sud è trattato da Sud anche dalla Venere di Botticelli. Si fa l’ormai nota campagna promozionale per l’Italia e l’unico Sud che vi appare è Polignano a Mare. Caffè pagato per la Puglia, grazie. Ma magari Castel del Monte. Anzi, per non fare gli sciovinisti, che dite di Pompei, seconda in Italia per visitatori solo al Colosseo? E dei Bronzi di Riace? E la Valle dei Templi di Agrigento capitale italiana della cultura, no? La Venere scelta come rappresentante (oggi si dice testimonial) del Belpaese nel mondo. Ma se ai turisti dici di scendere in Calabria, come ci arrivano? La solita trappola del Sud: meno gli dai, sempre meno potrà avere.

Nonostante questo sulle sponde del Mediterraneo c’è boom, sempre però per quanto al Sud significhi boom. Poi scopri che stranieri ce ne vanno in Veneto più che nell’intero Sud. Ti chiedi perché, visto che al Sud non ci sarà Venezia ma c’è tutto il resto, anzi anzi. E infine capisci quando apprendi che ci sono più treni locali nella sola Lombardia che appunto in tutto il Sud. Scopri i miracoli che Matera capitale europea della cultura ha fatto nel 2019 con una strada gruviera fino a Bari (e l’aeroporto). E con le ferrovie dello Stato che arrivano venti chilometri più in là a Ferrandina, senza che l’atteso congiungimento abbia ancora visto mezzo cantiere.

Sulla linea adriatica, poi, campa cavallo per una velocità dei treni che non sarà quella del Frecciarossa, ma perlomeno che si risparmi un’ora per andare da Lecce a Milano. Frecciarossa, per carità, sapete quanto costerebbe? Scusi, ma altrove è costata meno? E il Sud è Italia o diversamente Italia? Vedi ancora la Puglia, quale calamita è diventata: quest’anno in Puglia, in Puglia. Il viaggio da fare almeno una volta nella vita, manco fosse Lourdes o Gedda per gli islamici. Da quando sono partiti i voli low cost, basso prezzo, non grazie alla vecchia Alitalia, figuriamoci, ma ad operatori stranieri non viziati dal centronordismo della compagnia di bandiera. E non solo di quella. Poi il cinema e le fiction tv, molto più sensibili alla bellezza, sia pure da sfondo (Lolita compresa) a trame tratte da gialli e noir (cioè i due terzi di una letteratura italiana all’altezza del popolo meno diplomato e meno laureato d’Europa).

Tu fai un Sud così periferico e non lo colleghi: sistema rapido e brevettato per strozzarlo. E mica necessarie opere megagalattiche, non essendolo neppure il mitico Ponte sullo Stretto di Messina, il ponte più promesso nella storia dell’umanità (e anche ora che si starebbe impegnando il ministro Salvini, impegnando senza che come sempre ci sarebbe un euro). Così collegati fra loro non sono neanche i meridionali, si dovesse rischiare di farli unire per pretendere i loro diritti. Meno che mai il rischio che il Sud crei un suo mercato in grado di fare a meno di quello del Nord, non bestemmiamo. E tuttavia, come sempre nonostante tutto, un Sud come il resto d’Italia , e lasciamo stare il maccheronico anglo-italiano (oggi si dice globish) per dire . Come ci suggerisce appunto la Venere di Botticelli, reclutata come il massimo (oggi si dice top) delle meraviglie a disposizione dei visitatori.

Lasciamo stare tutto il resto di questa povera Venere, finita in mani che più polemiche non avrebbero potuto creare. Bellezza abbruttita per promuovere il bello. Vestita come una Ferragni, si è satireggiato sui social. Che mangia la pizza sul lago di Como (sia mai Napoli) e va in bici all’ombra del Colosseo, rieccolo. Doppiata dai Me contro Te. Che una intelligenza artificiale con 30 euro la faceva meglio. Con Botticelli che si rivolta nella tomba. Pensata per i giovani con linguaggio da vecchi. Ma Venere in fondo richiamo (oggi si dice influencer) figlia di tempi in cui i gruppi sbarcati da navi e bus affollano in massa le città d’arte (e non solo) a caccia di foto coi telefonini, prodighi di (oggi si dice like), allupati di ristoranti. Dietro guide che corrono come Jacobs e snocciolano supersoniche raffiche di cifre e nomi che dopo due secondi nessuno ricorderà più. Di massa come le serie tv di Netflix che (dicono produttori sudcoreani nel film di Moretti) si vedono in 191 Paesi. E perciò hanno bisogno della trovata spiazzante (oggi si dice fuck) che faccia esclamare .

Così va l’Italia, cara Venere. Tu nata nel 1485, che ne puoi sapere? (Quanto al Sud e dintorni, è noia finanche scriverne, figuriamoci leggerne. Infatti di Sud non legge nessuno, e nessuno se ne importa, quindi non è detto che il qui presente, a scriverne, continui).

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