Enzo Di Gregorio sospeso dal Pd. Lo ha deciso la commissione provinciale di Garanzia del Partito democratico. Il protagonista di questa vicenda, contattato dalla Gazzetta, conferma lo stop e assicura che presenterà un controricorso.
Il consigliere comunale, nonché secondo dei non eletti alle recenti Regionali nella lista Dem è stato al centro di una nota con cui Pasquale Tortella, iscritto al partito e componente dell’Assemblea regionale del Pd, ha chiesto alla commissione di Garanzia di espellerlo dal Pd. Il ricorso, per la mancanza del documento di identità in allegato, è stato ritenuto inammissibile, ma la commissione ha comunque sospeso Di Gregorio dal partito in attesa di proseguire con l’accertamento degli elementi presenti nell’atto di accuso firmato dallo stesso Tortella.
Tra i punti che sarebbero stati messi in evidenza e che filtrano nonostante il grande riserbo che avvolge questa vicenda, ci sarebbe anche il presunto mancato versamento da parte di Di Gregorio, consigliere regionale dal settembre 2020 al novembre 2025, della quota dell’indennità da girare nelle casse del partito. Sul punto, il consigliere comunale assicura invece di «aver dato al Pd quanto dovuto negli ultimi cinque anni (cifra che oscillerebbe intorno a 108mila euro, ndr) così come del resto sarà facile dimostare da parte mia e accertare da parte degli organismi preposti».
Inoltre, tra gli altri motivi ci sarebbe anche un commento polemico su Facebook, scritto in risposta a un post di ringraziamento ai suoi elettori di Mattia Giorno, vicesindaco di Taranto, anch’egli candidatosi alle ultime Regionali ma senza centrare l’obiettivo. Anche qui, l’interessato conferma «il significato della mia riflessione visto che le scelte compiute hanno fatto perdere a Taranto un consigliere regionale».
Lo scorso 25 novembre, infatti, tra i commenti a un post di ringraziamento agli elettori di Mattia Giorno, che con 5.718 preferenze è arrivato quinto nella lista del Pd alle Regionali, c’erano anche le parole al veleno di Enzo Di Gregorio, quarto con 5.775 preferenze, che peraltro ne ha chiesto le dimissioni da «numero due» di Palazzo di Città. «Grazie alla tua arroganza, la città di Taranto ha perso un consigliere regionale. E quanto all’umiltà non penso tu conosca il significato della parola», aveva tuonato il consigliere ora sospeso dal Partito democratico.
















