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Caro Occidente, ormai il mondo è «multipolare»

Caro Occidente, ormai il mondo è «multipolare»

 
Enzo Lavarra

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Enzo Lavarra

Caro Occidente, ormai il mondo è «multipolare»

Insomma siamo al riarmo; e il riflesso condizionato (ovvero la paura) che le tragedie delle due guerre del secolo scorso aveva portato «al mai più guerre in Europa» si indebolisce giorno per giorno

Venerdì 24 Febbraio 2023, 14:19

Venti di guerra soffiano sul continente, e sul mondo. È la cifra dei discorsi di Biden e di Putin. Con l’annuncio di crescente escalation degli armamenti. Sia per la controffensiva russa di primavera, che per il conseguente impegno a fornire armi sempre più sofisticate per la difesa della sovranità ucraina. In parallelo la Russia sospende il trattato Start USA-Russia (per il reciproco controllo e contenimento delle armi nucleari), gli Usa hanno già piantato testate nucleari in Romania.

Insomma siamo al riarmo; e il riflesso condizionato (ovvero la paura) che le tragedie delle due guerre del secolo scorso aveva portato «al mai più guerre in Europa» si indebolisce giorno per giorno. Su queste colonne Marcello Foa ha citato il Capo di Stato maggiore Usa il quale sostiene che alla fine non ci sarà nessun vincitore. Nel dibattito tedesco, ed europeo Jurghen Habermas sostiene lo stesso concetto. Il punto di partenza e di giudizio di tutti è che c’è un aggressore e un aggredito. E che l’Occidente deve sostenere anche con le armi l’aggredito. Habermas ammonisce però a valutare la proporzione fra la potenza distruttiva di crescenti e sofisticati congegni militari e il punto di non ritorno. Da qui anch’egli motiva l’urgenza di uno sforzo diplomatico. Per evitare l’incidente nucleare. Ed è ancora Bergoglio a rinnovare il suo appello «a quanti hanno autorità sulle nazioni perché si impegnino concretamente per la fine del conflitto, raggiungere il cessate il fuoco; quella costruita sulle macerie non sarà mai una reale vittoria».

Questi moniti vengono classificati come aspettative di intellettuali privi di principio di realtà o invocazioni di autorità morali e religiose di natura prepolitica. Così anche la possibile iniziativa di pace che trapela dalla Cina è letta o ridotta a schermaglia tattica con gli USA.

In questo quadro si conferma la debolezza della Ue. Mentre la tradizione di politica estera italiana viene piegata dall’ansia di legittimazione del nuovo governo verso gli Usa (che invece hanno investito del ruolo di maggiore alleato la Polonia), scompare nella postura italiana di Meloni e dell’arco politico parlamentare nel suo complesso - salvo poche eccezioni -, la ricerca dello spazio possibile di iniziativa. Che è sempre stato esercitato da tutti i governi della Repubblica all’interno dell’alleanza atlantica .

Di fronte a questo scenario è invece principio di realtà farsi carico della crescente preoccupazione della opinione pubblica italiana. Per l’invio di nuove armi e per il pericolo di una partecipazione diretta sul terreno militare. Nei talk show si discetta fra qualità delle democrazie liberali e regimi autoritari. Come se fra i sostenitori della iniziativa diplomatica per «i compromessi tollerabili» (Habermas) fosse in questione la appartenenza all’Occidente. No, i governanti e i vertici politici di ogni latitudine dovrebbero prender sul serio studi più recenti sul nuovo mondo; da ultimo lo studio dell’European Council on Foreign Relations, co-firmato da Timothy Garton Ash, Mark Leonard e Ivan Krastev. «L’ordine internazionale sarà oggetto di polarizzazione e frammentazione, senza possibilità di un ritorno al sistema guidato dagli Stati Uniti. Bisogna saper parlare con paesi come India, Turchia, Brasile. L’Occidente farebbe bene a trattare India, Turchia, Brasile e altre potenze emergenti come “nuovi soggetti sovrani della storia mondiale” e farebbe bene a fare pace con l’idea di dover imparare a vivere come uno dei tanti poli in un mondo multipolare». Dice Garton Ash: «Dobbiamo trovare un linguaggio diverso per parlare a ognuno degli altri Stati non occidentali, differenziarli, riconoscergli sovranità. So che in Europa il concetto di “sovranità” ha un’accezione negativa per via di Le Pen e Orban, ma dovremmo guardarlo in positivo per instaurare un vero dialogo con il resto del mondo che per ora non ci comprende».

Per l’Italia questo vuol dire cambiare priorità e rinnovare il suo ruolo di ponte europeo verso l’Africa, che rimane luogo nevralgico dei nuovi equilibri.

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