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Abbiamo bisogno di eroi, ma parliamo di Dalla Chiesa e non di Messina Denaro

 
Bianca Tragni

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Bianca Tragni

Mafia, dopo 30 anni di latitanza arrestato boss Matteo Messina Denaro

Soprattutto il cinema, specie americano, ha creato delle narrazioni così belle ed efficaci che sono diventate esse stesse le vere epopee degli eroi

Sabato 28 Gennaio 2023, 13:56

«Beato quel popolo che non ha bisogno di eroi». Questa famosa frase di Bertolt Brecht è stata talmente usata e abusata che ha perso ogni senso e significato. Perché invece tutti i popoli, nella loro storia, hanno avuto bisogno di eroi. E li hanno riconosciuti, celebrati, osannati; con monumenti, letteratura, arte, cinema. Soprattutto il cinema, specie americano, ha creato delle narrazioni così belle ed efficaci che sono diventate esse stesse le vere epopee degli eroi. Basti pensare all’epopea del Far West coi suoi protagonisti, da Buffalo Bill a Toro Seduto; o a quella delle guerre mondiali, coi vari soldati Ryan e così via.

L’Italia invece non ha mai creato epopee cinematografiche dei suoi eroi, che fossero garibaldini dell’Ottocento o soldati del Novecento. Non che non ci sia una letteratura del Risorgimento o della Resistenza. Ma il cinema no, ha fatto poco o nulla per incidere sull’immaginario collettivo. Ci vien fatto di rifletterci dopo aver visto la fiction Rai sul generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Lavoro ottimo, capace di farci entrare nei meccanismi più segreti della lotta alla criminalità, del genio organizzativo del Generale, della dedizione perinde ac cadaver dei suoi uomini. Un racconto capace di toccare le corde più profonde del cuore, dell’emozione, della compassione. E anche dell’orgoglio di avere da noi in Italia, e non nel Far West, simili eroi. Riflessioni rafforzate dalla recente cattura del criminale dei criminali, quel Messina Denaro che si vantava di aver creato un cimitero di morti ammazzati da lui.

Ebbene perché il cinema italiano non se ne impossessa per creare un vero filone di film e racconti tesi a celebrare ed esaltare gli oscuri eroi dei Carabinieri, della Polizia e di tutte le forze dell’ordine e della magistratura, che in settant’anni di repubblica democratica hanno dato e stanno dando il meglio di sé per difenderla? E con lei la nostra libertà, la nostra sicurezza, i nostri valori? Dovevamo aspettare la cattura di Messina Denaro per apprendere che le nostre Forze dell’Ordine sono una eccellenza italiana, riconosciuta non solo dai nostri operatori della Giustizia, ma anche da quelli stranieri, da quell’estero che riteniamo sempre superiore alla nostra bistrattata Italietta. Perché ci accontentiamo di esaltare le nostre eccellenze gastronomiche (il parmigiano, la pizza…), o del fashion (gli stilisti, i creatori di moda), o delle grandi dive (Gina Lollobrigida, Sofia Loren…), e non ci curiamo di chi ha grandi virtù civili, tanto da rischiare la vita nel suo lavoro quotidiano? Ai morti ammazzati dalla mafia/ndrangheta/camorra noi riserviamo al massimo l’intitolazione di una strada o di una piazza; qualche libro di approfondimento di un esperto giornalista o scrittore e nient’altro. Ci sarà mai un italiano che esponga in casa il poster di Carlo Alberto Dalla Chiesa, come il capomafia esponeva il poster del Padrino? Già, il padrino, il bellissimo film con Marlon Brando… proprio perché bellissimo ha fatto un danno enorme alla coscienza civile; ha eroizzato gli assassini, li ha circondati dell’aureola del coraggio, quasi una laica santità. E invece i veri uomini sono quelli che li combattono. Perché ci vuole molto più coraggio e carattere e intelligenza per combatterla, questa gentaglia. La vera aureola la meriterebbero gli eroi della lotta alla mafia, come Dalla Chiesa, i suoi agenti, i poliziotti, i giudici ammazzati con ferocia belluina, altro che coraggio.

Solo l’eccidio di Falcone e Borsellino hanno suscitato più emozione e più narrazione rispetto a tutti gli altri nostri eroi. L’altro ieri sulla tomba di Falcone si è trovato un biglietto anonimo con su scritto «A Giovà, ci abbiamo messo trent’anni, ma ce l’abbiamo fatta!». Ecco, questo sentimento di orgoglio, di fierezza, di riscatto, umile perché anonimo, dovrebbe portare sugli schermi il nostro miglior cinema. E non solo personaggi fittizi di pura fantasia come il commissario Montalbano o la vicequestora Lolita Lobosco. Vogliamo persone vere, storie vere di «guardie e ladri» dove il furbo, il vincente, il «padrino» per l’appunto, non sia il solo eroe della storia, come tanto cinema sulla mafia ha fatto, di qua e di là dell’oceano. Vogliamo un’epopea italiana che finora non è stata fatta. Vogliamo l’epopea mancata dei nostri eroi.

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