Riceviamo e pubblichiamo questo intervento dell’ing. Di Paola, ex consigliere di amministrazione della Fondazione Petruzzelli
Il quadro politico nazionale, dopo le elezioni dello scorso settembre, è cambiato e nei prossimi due anni anche quello regionale e comunale potrà avere importanti cambiamenti, se non della composizione politica, sicuramente degli attori principali. La continuità o il cambiamento (a seconda degli esiti delle competizioni in programma) nella galassia delle società partecipate rischia di diventare una sterile «questione di poltrone» se chi le rivendica o chi le detiene non ha un chiaro quadro degli obiettivi da raggiungere e di impegni da prendere con la collettività.
Dopo gli scandali avvenuti ai tempi della presidenza Emiliano, e dopo soli pochi anni dalla tanto attesa riapertura del teatro, il sindaco Decaro ha assunto la guida della Fondazione Petruzzelli, promettendo trasparenza nella gestione dello stesso. Quasi che la trasparenza sia un obiettivo e non una buona pratica alla quale ogni amministratore pubblico deve attenersi.
Non conosco l’esito delle varie vicende che rischiarono di macchiare l’immagine della nostra prestigiosa (e costosa) Fondazione Lirico Sinfonica, né è dato sapere quali misure gli azionisti, e gli amministratori da essi nominati, hanno attivato per assicurare un futuro qualificato, economicamente sostenibile e che renda la Fondazione un generatore di ricchezza per il territorio.
Nulla sappiamo sugli effetti del caso degli oltre 13 milioni di euro in più spesi per la ricostruzione del teatro, sul bando di gara per la ricerca di nuovi sponsor, sulla ricerca di specialisti di ogni genere per la gestione della Fondazione e su altre vicende opinabili. Ma i vecchi grandi nodi sono ancora lì, belli stretti:
LA PROPRIETà La Fondazione Petruzzelli è l’unica Fondazione, di quelle che percepiscono ingenti contributi dallo Stato e dagli enti territoriali, a non avere un proprio teatro. Sono decenni che si parla più di contenziosi giudiziari con i proprietari del teatro, che di musica e di cultura.
L’ATTRAZIONE DI SOCI PRIVATI Lo statuto della Fondazione scoraggia i privati dall’entrare come soci nella compagine societaria. Esso infatti stabilisce che il socio fondatore privato mantenga questa qualifica fino a quando non smette di versare il contributo annuale, pari a diverse centinaia di migliaia di euro e per almeno due anni. Dopodiché non una menzione, non un ruolo neppure puramente simbolico. Diventare socio fondatore (non sono previste altre forme di adesione) non è un «investimento», nessun ritorno concreto (dividendi, incarichi retribuiti, gettoni di presenza) è atteso da chi compie questo atto di amore per la musica e per la città. Ma si dia ad un padre la possibilità di lasciare ai propri figli una eredità morale. Non mi pento del mio generoso dono al teatro, 800mila euro che non mi sono mai sognato di richiedere indietro (dico questo perché «sia suggel ch’ ogn’omo sganni», come recita Dante, a proposito di coloro che artatamente diffondono la voce che io li abbia ripresi), ma certamente i comportamenti tenuti non incoraggiano nuovi donatori. Il privato è stato visto con sospetto e abilmente ignorato.
L’ ATTRAZIONE DI SPONSOR L’immagine e l’attività della Fondazione non hanno una rilevanza nazionale ed internazionale adeguata ai fondi pubblici che vengono annualmente impiegati (parliamo di milioni di euro) e tale da attrarre sponsor importanti. È necessario un piano industriale che, attraverso una mirata offerta culturale, porti a Bari il Mondo oltre che i baresi al teatro.
La funzione di attrattore turistico non solo renderebbe il Teatro più visibile su scenari nazionali ed internazionali e quindi eserciterebbe un maggiore appeal per sponsor importanti, ma produrrebbe anche una economia indotta (negozi, alberghi, ristoranti ed altre attività), che produce proventi ingenti, che giustificherebbe i consistenti contributi pubblici di cui la Fondazione gode.
Sono queste le tre questioni fondamentali, sulla gestione delle quali misurare l’attività svolta e quella da svolgere nel futuro e sulle quali prendere impegni chiari e precisi.