Sabato 06 Settembre 2025 | 08:23

«Cari giornali, salvate la nostra lingua»

 
Giuseppe Dimiccoli

Reporter:

Giuseppe Dimiccoli

Francesco Sabatini

Francesco Sabatini

L'elogio alla carta stampata del filologo Francesco Sabatini, presidente emerito dell’Accademia della Crusca

Giovedì 24 Febbraio 2022, 15:30

«Leggere un quotidiano è qualcosa che fortifica non solo la cultura personale. Sono molto felice per il ritorno in edicola della Gazzetta del Mezzogiorno, quotidiano con una storia antica, che da sempre conosco al pari della Puglia, che porto nel cuore avendo abitato a Bari e insegnato a Lecce all'inizio della mia carriera universitaria. Al direttore Oscar Iarussi, che ho avuto modo di conoscere ed apprezzare in una manifestazione presso l'Accademia della Crusca, il mio più affettuoso in bocca al lupo». Esordisce così il professor Francesco Sabatini, linguista, filologo e lessicografo, docente emerito di Linguistica italiana all'Università Roma Tre e presidente emerito dell’Accademia della Crusca. Un volto e una capacità di spiegare la lingua che parliamo diventati ormai familiari al grande pubblico con la partecipazione a «Uno mattina in famiglia» e il provvidenziale «Pronto soccorso linguistico» presentato con la freschezza dei suoi primi novant'anni.

Il «Ventilato», come ha scelto di definirsi nella pala dell'Accademia in onore della natìa Pescocostanzo, è ben contento di ragionare «sulla assoluta necessità di leggere e confrontarsi con il quotidiano cartaceo».

Allora, professore, perché è così centrale instaurare questo rapporto con il giornale?

«Mi affido a Georg Wilhelm Friedrich Hegel: "La preghiera del mattino dell'uomo moderno - disse - è la lettura del giornale. Ci permette di situarci quotidianamente nel nostro mondo storico"».

Insomma, aprendo un quotidiano si spalancano universi?

«Assolutamente sì. Basti pensare all'organizzazione di un giornale articolato in varie sezioni per apprezzarne la bontà e la completezza».

Ogni angolo di pagina riserva una sorpresa?

«Non vi è alcun dubbio. L'importante è avvicinarsi agli articoli con curiosità, tanta voglia di confrontarsi e approfondire tematiche varie che lasciano segni importanti».

Che lingua secondo lei leggiamo sui giornali?

«Anche qui accade qualcosa di straordinario, se consideriamo che ci sono testi molto secchi di informazione tecnica, cronache più o meno narrative dei fatti, le varie rubriche, i corsivi e gli articoli di fondo e di approfondimento che rappresentano una varietà incredibile. Il giornale mette a disposizione del lettore una grande quantità di linguaggi, potendo contenere poesie, raccolte di testi espressivi, testi di saggistica breve e lieve. I testi nelle pagine culturali sono dei piccoli saggi: naturalmente dovendo condensare idee e dati fanno molto affidamento sulla vivacità della struttura linguistica».

Un moltiplicatore di linguaggi e benefici?

«Ben detto, se si considerano gli usi quotidiani della lingua».

Per esempio?

«È fondamentale vedere la parola scritta avendo quest'ultima una grande importanza. Ci arrivano tante parole nuove, ma una cosa è sentirle alla radio e alla televisione, ben altro è vederle scritte. Ma occorre fare attenzione».

In che senso?

«Occorre una distinzione: non sempre è opportuno che la parola sia presentata nella forma della lingua d'origine dato che introduce indebitamente forzatamente parole nuove che molti non capiscono. E voi giornalisti dovete fare attenzione».

In quali ambiti?

«Nel senso che si utilizzano parole non sempre indispensabili, che a molti risultano incomprensibili».

A cosa pensa?

«Che bisogno vi è di utilizzare il termine "booster" invece di "richiamo"? La parola "richiamo" arriva facilmente al lettore. E poi "booster" significa assalitore. Se è proprio indispensabile, si affianchi allora una traduzione. Questa mania del giornalismo è un fatto da dismettere e dipende dalla pigrizia e dall'esibizionismo del giornalista. Bisogna liberarsi da questi due difetti».

Lei ha avuto certamente il piacere di ritagliare articoli di giornale.

«Sempre e tanti. Direi troppi. Conservo anche quelli della Gazzetta. Con i ritagli dei giornali si stabilisce un rapporto affettivo. Certo che altri mezzi, penso al web, sono importanti ed hanno a disposizione la velocità e la visione diretta dei fatti, ma il giornale per me resta fondamentale perché insegna anche a parlare e a scrivere. Mi permetta un'ultima considerazione».

Prego.

«Ritornando alla Puglia, mi piace ricordare che ho ricevuto una laurea honoris causa in “Lingue e letterature straniere” dall'Università di Bari. Una regione, la vostra, al pari della Basilicata, di prim'ordine e la Gazzetta per questo ha un ruolo altisonante, tenuto conto che potrà fare arrivare la voce e le aspirazioni di queste regioni ben oltre il Mezzogiorno. La vostra storia ultracentenaria è un patrimonio di tutta l'Italia e dell'Europa intera. La Gazzetta del Mezzogiorno può amplificare la conoscenza dell'operosità degli abitanti di Puglia e Basilicata. È sufficiente guardare la carta d'Italia per comprendere bene il valore di questo pezzo della nostra nazione».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)