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Messina Denaro, «Nel suo patrimonio smisurato anche una Topolino»

 
Michele De Feudis

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Michele De Feudis

Messina Denaro, «Nel suo patrimonio smisurato anche una Topolino»

Giampaolo Pulieri, commercialista di Bari, è stato amministratore giudiziario dei beni sequestrati nel 2011 a Giuseppe Grigoli, prestanome del boss arrestato ieri a Palermo

Martedì 17 Gennaio 2023, 10:07

«Matteo Messina Denaro aveva una quantità di beni e risorse smisurate»: Giampaolo Pulieri, commercialista di Bari, è stato amministratore giudiziario dei beni sequestrati nel 2011 a Giuseppe Grigoli, prestanome del boss arrestato ieri a Palermo. Lo raggiungiamo mentre è a pochi passi a Roma dall’Agenzia nazionale dei beni sequestrati alle mafie.

«Aveva un parco auto di lusso notevole, nel quale spiccava una vecchia Topolino, oltre a decine di bolidi - spiega Pulieri, amministratore di uno dei sequestri patrimoniali più grandi per valore in Italia -. A quanto ammontava il valore complessivo? Parliamo di una procedura che ha riguardato circa 700 milioni di euro». L’elenco stilato dai magistrati è lunghissimo: «C’era un centro distribuzione alimentare della Sicilia occidentale, 83 supermercati, un panificio industriale, un cantiere navale, una villa di venti vani fronte mare a Mazara del Vallo, un parco eolico. Ne elenco solo alcuni ma potrei proseguire a lungo». E dai riscontri effettuati dagli inquirenti è risultato che la Topolino per un periodo sia stata usata da Bernardo Provenzano.

Pulieri riferisce dunque di un vero impero economico: «Le aziende avevano oltre 1300 dipendenti. La procedura era talmente complessa che fu istituita una commissione di controllo ministeriale». Il compito dello Stato in tutte queste procedure è particolarmente delicato, per i riflessi occupazionali ma soprattutto perché molto spesso si tratta di aziende i cui conti sono funzionali al sommerso: «Non a caso - racconta ancora il commercialista barese - abbiamo svolto un accurato screening sulle società. Alla fine di questo lavoro, una parte delle aziende - quelle che si reggevano sul nero e venivano usate per ripulire denaro proveniente da fonti illecite - sono state mese in liquidazione e chiuse. L'altra parte è stata venduta».

«All’epoca del sequestro quando si entrava nelle aziende, soprattutto a Castelvetrano si avvertiva il peso dell’impronta mafiosa da cui nascono le iniziative imprenditoriali. I profitti criminali sono reinvestiti nell’economia meridionale che così si ammala sempre di più, perché strozzata dal malaffare e di tentacoli mafiosi. Speriamo che questa operazione faccia parte della liberazione del Sud dal giogo dei clan, come era nei sogni di tanti giovani e nell’azione di un magistrato e italiano illustre come Paolo Borsellino, martire della lotta contro la criminalità organizzata», conclude Pulieri.

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