LECCE - Sgorga bellezza dall’Abbazia di Santa Maria di Cerrate, restaurata e gestita dal Fai (Fondo ambiente italiano) e da poco riaperta al pubblico, esempio appartato di stile romanico, circondato da una trama rurale carica di simbolismo religioso che sbuca all’improvviso sulla strada provinciale che congiunge i comuni di Squinzano e Trepuzzi a Casalabate.
La leggenda tinge questo posto di un fascino ancora più potente: si narra che fu Tancredi D’Altavilla (1138 – 1194), conte di Lecce, a fondarla alla fine del dodicesimo secolo, dopo che proprio in quella zona, inseguendo una cerbiatta durante una battuta di caccia, gli apparve la Madonna. Nella realtà, le sue origini risalgono invece agli inizi del dodicesimo secolo, quando Boemondo d’Altavilla (1058-1111), figlio di Roberto il Guiscardo, duca di Puglia, Calabria e Sicilia, vi insediò un monastero di monaci greci, seguaci di San Basilio Magno. Con il passare del tempo, l’Abbazia divenne un centro monastico sempre più noto e articolato, fino a quando - intorno al 1500 - sotto il controllo dell’Ospedale degli Incurabili di Napoli, fu ampliato con stalle, alloggi per contadini, un pozzo e due frantoi sotterranei, trasformandosi in una masseria; purtroppo nel 1711, dopo il saccheggio da parte dei Turchi, finì in uno stato di abbandono e degrado.
Oggi il Fai, a cui va il merito di averla recuperata a partire dal 2012, intende mantenere intatta la sua natura dualistica: da un lato, l’aspetto religioso rappresentato da una chiesa di prodigioso incanto, con questo rosone centrale, il portale duecentesco tra due monofore, in cui si possono notare dei rilievi che rappresentano scene religiose importanti, il portico arricchito da colonne che reggono capitelli figurati, l’interno a tre navate dove troviamo affreschi di scuola bizantina che rappresentano angeli, santi e la Vergine col bambino e un soffitto di travi, canne e tegole; dall’altro, l’aspetto più laico, ciò che questo monastero divenne poi, nel 1500, con un’attività agricola predominante, trasformandosi in una masseria.
«Il pozzo cinquecentesco - spiega la direttrice dell’Abbazia, Loretta Martella- sulla cui sommità svetta un tritone, il mostro marino che si diceva fissasse il punto in cui era nascosta “l’acchiatura”, termine salentino per indicare “il tesoro” che mai nessuno trovò a causa del suo volto sfregiato, è il simbolo di questo passaggio voluto dall’Ospedale degli Infermi di Napoli che, insieme al complesso abbaziale, ebbe in dono dal cardinale Taddeo dé Gaddi, le sue estesissime terre da cui traeva le rendite per i propri infermi».
La terra, dunque. Il Fai è molto attenta alla sua salvaguardia: «Abbiamo accettato di ospitare un progetto con il Consiglio nazionale delle ricerche di Bari - continua Martella - che ha previsto la piantumazione di cento alberi di ulivo di dodici varietà diverse, per testarne la resistenza al batterio Xylella che ha colpito gli uliveti salentini». E gli eventi? Non mancheranno per vivacizzare questo luogo mistico. Oltre alle visite attive come proposte di didattica alle scuole, verranno organizzati concerti e laboratori. A Pasquetta sarà inoltre possibile fare un picnic sul prato, con i prodotti tipici del Salento, mentre il 24 e il 25 aprile verrà celebrata l’antica festa della Madonna di Cerrate che si teneva già in epoca medievale, e la Fiera «Lu Panieri» durante la quale saranno ospitati artigiani provenienti da tutto il Salento, per salvare gli antichi mestieri. www.abbaziadicerrate.it