L’anima di Pietrapertosa, mille anime, arroccate tra le Dolomiti lucane, è racchiusa in una foto. L’istantanea che Benedetto Vigna, fisico lucano oggi amministratore delegato della Ferrari, ha scelto come immagine del suo profilo Whatsapp.
Lei ha girato il mondo ma le sue vacanze le passa in un piccolo paese: è solo il richiamo delle radici?
«Pietrapertosa è il luogo che maggiormente ha influito positivamente sulla mia crescita. Avere l’opportunità di vivere gli anni dell’ adolescenza in un piccolo paese dove tutto è a portata di uomo ti aiuta a crescere, ti forma. Tornare per me è un voler reimmergersi nel contesto da dove tutto è partito. Trovo sia innaturale il contrario. Mia moglie ha colto pienamente questa mia volontà e non solo mi accompagna volentieri da oltre 20 anni, ma lascia che la parte più autentica di me riviva ogni estate nei luoghi dove, ancora oggi, rivedo con piacere amici e conoscenti».
La Basilicata è fatta di piccoli paesi che, entro il 2050, potrebbero scomparire. Ritiene questo processo irreversibile?
«La Basilicata ha sicuramente un gap dovuto alla sua geografia che non si può certo cambiare. Le vie di comunicazioni sono state, sin dall’antichità il motore di sviluppo di una comunità. Indubbiamente, rafforzarle aiuterebbe a ridurre il fenomeno che mio malgrado potrebbe esserci. I numeri parlano al posto mio, ma guardando al futuro ritengo che una puntuale conoscenza delle dinamiche di rete, potrebbe aiutare in tal senso».
La tecnologia potrebbe aiutare, ad esempio con lo smart working?
«La tecnologia è stata e continua ad essere un grande nemico della pandemia. Ha favorito i flussi comunicazionali in tutti gli ambiti, ha ridotto le distanze sociali. Ha messo in evidenza come un Sistema può diventare più smart e flessibile grazie all’utilizzo di semplici strumenti tecnologici. Potrebbe essere questo il punto di partenza per rendere gli ambienti di lavoro qualitativamente più performanti, accoppiando una selezione del personale e una formazione dell’esistente in linea con gli standard richiesti da tali nuovi contesti».
Potrebbe essere un deterrente allo spopolamento una politica di maggiori incentivi regionali per favorire gli insediamenti industriali?
«Come dicevo prima ho sempre creduto nella rete tra menti differenti per cui favorire gli insediamenti industriali ha un senso nel momento in cui è accompagnato da un percorso di interazione tra attori diversi quali Università, Centri di ricerca, mondo del lavoro e Istituzioni. Con uno studio puntuale del territorio, con scelte politiche dettate esclusivamente da valutazioni di tipo sostanziale, avvalendosi di risorse umane valide e preparate, anche del territorio perché ce ne sono, si può dare un input che valorizzi il territorio. Si pensi alle start up. Ce ne sono di interessanti in linea con i cambiamenti del mercato»
Vista dal Nord, le sembra che la Basilicata sia rimasta molto indietro, sembra che soffra il confronto con la Puglia?
«La Basilicata è differente da alcune regioni del Nord e questo lo dicono i numeri. Il Pil totale della Lombardia è di 3860 miliardi di euro, quello della Puglia di 73 miliardi e della Basilicata 12. È una regione di meno di 600mila abitanti. Non amo fare paragoni, a maggior ragione quando le condizioni di partenza sono decisamente differenti. Fare una comparazione tra la Basilicata e la Puglia è ingiusto concettualmente. Sono due realtà diverse anche antropologicamente».
E come vede la Puglia?
«Ho collaborato in passato con Centri di ricerca pugliesi e devo riconoscere la validità di tali strutture che sono all’avanguardia. Hanno investito nel talento che sta dando ottimi risultati, riconosciuti a livello internazionale. Ogni regione ha il suo percorso. Se si investe in talenti riconoscendo le qualità e anche gli eventuali limiti di un Sistema esistente, una chance assolutamente potrà averla anche la Basilicata, ma bisogna fare in fretta perché mai come ora le evoluzioni hanno ritmi incontrollabili e imprevedibili».