La realtà è che questa potrebbe essere l’ultima volta di Fabio Caserta sulla panchina del Bari. E non è nemmeno corretto parlare di ultima spiaggia. Insomma, nemmeno una vittoria oggi pomeriggio contro il Padova potrebbe convincere l’area tecnica del Bari, con la supervisione di Luigi De Laurentiis, a lasciare tutto com’è. Situazione abbastanza paradossale. Anche alla luce del silenzio assordante del club. Non parla nessuno. E l’allenatore «impallinato» dai giornalisti in una conferenza stampa in cui s’è presentato con i gradi dell’allenatore sfiduciato. Per giunta alla vigilia di una partita chiave. Il problema non è Caserta, professionista di livello e persona onesta. La squadra, piuttosto. Fragilissima fin qui. Figurarsi ora in questa tempesta emotiva. Della serie. «speriamo che Dio ce le mandi buona...».
Bari-Padova ha il profumo di uno spareggio.
«È una partita come le altre. Importante come le altre, soprattutto. Questa, ovviamente, un po’ di più perché nelle prime sei giornate abbiamo raccolto pochissimi punti. Parliamo di un dato oggettivo, la classifica parla chiarissimo con tre punti all’attivo. Nelle ultime due non abbiamo fatto quello che sappiamo fare. Nelle difficoltà bisogna fare di più».
Non è nemmeno un momento particolarmente fortunato. Dopo l’infortunio a Vicari (out almeno due mesi), la lunghissima squalifica per Sibilli costretto a chiudere in anticipo il campionato.
«Non è una cosa positiva, ha commesso un errore che costa caro a lui e anche a noi. Peppe è un ragazzo professionale, voglio stargli vicino in questo suo momento anche perché si è sempre comportato benissimo. Io sono vicino al ragazzo e gliel’ho anche ribadito. Abbiamo parlato, gli ho detto che potrà contare sempre su di me».
Nelle ultime ore i media ha parlato della possibilità di un esonero. Come vive questa situazione?
«Nelle difficoltà sono abituato a lottare. Mi sento sicuro, non penso a nient’altro che sia il campo e il lavoro quotidiano per cercare di tirarsi fuori. Ho sempre condiviso la campagna acquisti com’è giusto che sia. L’allenatore è in bilico ogni settimana, quando non arrivano i risultati ancora di più. Questo lo metto in preventivo, devo pensare positivo. La vittoria può cambiare tutto, opinione e visione. Non commento quello che fa la società, io faccio l’allenatore. Quindi non chiedetemi se mi aspettavo un intervento pubblico di Magalini e Di Cesare. Non devo parlare del mio futuro, il futuro è che abbiamo davanti una partita da vincere. Rispetto all’inizio abbiamo fatto qualche passo indietro. Nelle difficoltà anche il passaggio facile diventa difficile. Saltano gli schemi e salta la preparazione della partita. Abbiamo fatto tanta difficoltà a livello mentale perché se vado ad analizzare le partite, in occasione di ogni gol che subiamo abbiamo un blackout. Io ho un confronto giornaliero con i ragazzi e stiamo cercando di tirarci fuori da questa situazione. Ora è facile trovare quello che non va. Penso che dobbiamo essere concentrati sulla prossima partita. Ho ancora più fiducia in questi calciatori perché conosco le loro potenzialità».
L’infortunio di Vicari, una bella mazzata per una difesa che è già in emergenza.
«L’infortunio di Vicari è molto difficile da accettare. Dall’inizio si è sempre messo a disposizione. Aveva fatto un inizio di campionato molto positivo. Le soluzioni? Per via delle tre partite in una settimana bisogna valutare tutto. Ma come vi ho sempre detto il sistema di gioco non determina un risultato. E io faccio scelte non di certo a furor di popolo. Ma solo quando ritengo che possa portare benefici».
Difesa a 3? O il ritorno al passato?
«Farò delle valutazioni in base alla rifinitura. Dipende dalla condizione dei calciatori».
Nelle ultime partite è emersa anche una certa sterilità offensiva. Il Bari calcia pochissimo in porta.
«Non penso che sia un problema dell’attacco. In alcune zone di campo dobbiamo fare cose più semplici. Posso dire tutto quello che voglio poi c’è il campo. E comunque se parliamo di fase offensiva il problema non possono essere solo gli attaccanti. Ed è lo stesso per la fase difensiva».
Pensa di aver commesso degli errori?
«Sono convinto di aver sbagliato, se siamo in questa situazione ho sbagliato qualcosa. Posso dire che io cerco sempre di trovare una soluzione. Quando ho cambiato modulo non l’ho fatto a furor di popolo, ma perché credevo in quella cosa. In questo momento le altre squadre sono più pronte di noi. Le partite iniziali non ci hanno aiutato. I primi tempi di Modena e Palermo non li butto, è l’aspetto mentale che conta tanto. I punti parlano chiaro, non stiamo facendo quello che merita la squadra. Dobbiamo avere tutti l’unione di intenti per tirarci fuori da questa situazione. Non parlo di problemi, parlo di difficoltà. Una squadra non ti risolve il problema. La medicina nel calcio è la vittoria, rende i ragazzi consapevoli».
Il Bari ha mostrato di soffrire gli avversari che puntano sulla fisicità nei duelli.
«Quando parlo di “seconde palle” mi riferisco alla fase in cui l’avversario ha la palla. Non parlo della costruzione. Questa squadra non ha quelle caratteristiche. Quando parlo di cattiveria, dico che sulle seconde palle serve più cattiveria, in questo bisogna crescere. Bisogna mettersi alla pari degli avversari sui dettagli di questo tipo».
Mavraj è stato convocato nella nazionale under 21 del Kosovo. All’estero hanno più coraggio nel dar fiducia ai giovani. Come insegnano Psg e Barcellona.
«Per giocare in quelle squadre bisogna essere un fuoriclasse. Mavraj è un calciatore forte, ma ha davanti a lui giocatori d’esperienza. Bari è una piazza ambiziosa, la gente ci chiede risultati e non c’è tempo. Senza contare che c’è la possibilità anche di bruciare un giovane».