Sabato 06 Settembre 2025 | 08:37

Bari, Luigi De Laurentiis rompe il silenzio: «Riportare la squadra in serie A è il mio obiettivo»

 
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Bari, Luigi De Laurentiis rompe il silenzio: «Riportare la squadra in serie A è il mio obiettivo»

Piena fiducia a mister Caserta: «Ha sposato con entusiasmo il progetto, è motivato e ambizioso»

Lunedì 23 Giugno 2025, 15:15

24 Giugno 2025, 12:57

La vocale giusta, qui. Luigi De Laurentiis, la A, non l’aveva quasi mai pronunciata. Lo fa stavolta, nel momento più delicato della sua ormai lunga parentesi al comando del club. «Una cosa voglio dirla, io voglio lasciare il Bari in serie A», chiosa il presidente che certo non improvvisa quando lancia l’affondo. Fin troppo chiaro il tentativo di «spacchettare» all’indomani di quello che era e resta un fallimento tecnico. Non aver centrato i playoff ha ingigantito la rottura con la città e, alla vigilia del quarto campionato di serie B, ovvio che servisse provare a dire qualcosa di diverso. A tre anni dalla fine naturale di quella dannazione di nome multiproprietà. È lo stesso De Laurentiis a far sapere che «ci aspettano tre stagioni insieme». Cessione del club? Ipotesi al momento lontanissima. Nuovi soci all’orizzonte? «Nulla di concreto», detta il numero 1 di contrada Torrebella.

Un’ora e mezza di chiacchierata con i giornalisti. Senza «rivoluzioni». E nemmeno cambi di rotta. Si va avanti con lo stesso impatto del passato. E la stessa «energia». Sperando che anche la fortuna torni a fare un giro dalle parti del «San Nicola», proprio come due anni fa.

«Inizio da un tributo a Gianni Antonucci, scomparso giorni fa - l’entrata di Luigi De Laurentiis - un grande professionista, tifoso e amico. Vorremmo intitolargli la tribuna stampa per ricordarlo come memoria storica della squadra. Mi impegno, inoltre, a ripristinare la targa originale a Biagio Catalano. Lo farò insieme al Comune. Il silenzio post campionato? Mi è servito per capire quali fossero gli step da compiere e la progettualità. Il campionato scorso ci ha lasciato rimorsi. Venivamo da una sorta di incubo, i playout. Siamo ripartiti da zero, nuovi il direttore sportivo, l’allenatore e i calciatori. Abbiamo ricostruito con idee e passione, come al solito. Ripartire da zero comporta tante difficoltà. Soprattutto per ritrovare l’unità di intenti, nel trovare giocatori motivati. Siamo arrivati alla fine della prima parte del torneo dentro ai playoff a pieno diritto. Una parte di stagione, sino a dicembre, molto entusiasmante con un gruppo compatto. Il rimorso è di aver lasciato dei punti per strada. A gennaio, abbiamo operato in maniera importante. Dopo il Palermo siamo stati la società più attiva sul mercato. Si è ripartiti con grande motivazione. L’infortunio di Lasagna ha inciso. C’erano le basi per portare il Bari ai playoff. Un delitto perdere punti preziosi nelle ultime cinque partite. Un grande dispiacere».

«Mi preme chiarire che abbiamo tre anni davanti a noi - aggiunge - voglio lasciare questa squadra in serie A, trovando poi una proprietà solida che possa venire qua per restarci. Mi sono attivato per cercarla in questi mesi. Sarei pazzo, dopo sette lunghi anni, a lasciare il Bari al primo che passa. Sono affezionato e innamorato di questa società. La piazza merita di stare in alto. La cosa importante, nei prossimi mesi, sarà trovare un partner solido che possa entrare per restare a lungo. Lo dico perché quando si costruiscono le basi conta rimanere compatti con la tifoseria e la squadra. Da fuori ci guardano, è brutto vedere le contestazioni. Possono allontanare eventuali acquirenti esterni, a cui noi siamo aperti. Chi si è affacciato in passato si è sciolto come neve al sole. Tenere il Bari lontano dai debiti è stato molto difficile. Li ripianiamo sempre perché vogliamo essere una realtà solida. I ricavi della B stanno scendendo. Questo creerà problemi a tutte le società del campionato, ogni volta diverso per le squadre che scendono dalla A e quelle salgono dalla C. Una competizione molto difficile».

«Quest’anno è arrivato un nuovo allenatore, Fabio Caserta - le parole del patron - Dal primo secondo ha sposato il nostro progetto. In passato ha centrato traguardi importanti. La persona giusta, adatta per la piazza come Bari. Mi auguro di salire con lui. Vogliamo calciatori pronti a lottare, a giocarsi la maglia. Con la motivazione di essere leader, con precise caratteristiche. Devono essere giocatori che non vedono l’ora di venire a giocare a Bari e che dicono “sì” in pochi secondi. Il nuovo budget? Siamo in linea con gli investimenti degli ultimi anni. Non possiamo indebitarci. Si deve lavorare di più per agguantare il traguardo dei playoff. Poi, dipende dal gruppo». Il distacco con la città: «Sarei contento ad annunciare l’arrivo di una nuova società. Abbiamo appena concluso un campionato in cui è fallito il Brescia. È retrocessa la Salernitana, che veniva dalla A. Il Frosinone si è salvato grazie al Brescia. Altre squadre hanno investito più di trenta milioni, con risultati inferiori al Bari. Posso solo promettere di allestire una squadra competitiva per puntare ai playoff. Si cerca di fare calcio giusto. Possiamo costruire ora su misura una squadra su misura per Caserta. Un’esperienza affascinante provare a ingaggiare gente adatta al credo del tecnico».

«Faccio questa conferenza stampa perché volevo venire preparato. Nella nostra società lavora gente appassionata. Le contestazioni sulla multiproprietà le comprendo. Gravina ha confermato la scadenza del 2028. Capisco gli striscioni contro la società. Ma chiedo solo di venire a sostenere i ragazzi. Altrimenti diamo una brutta immagine e dispiace per i ragazzi che si allenano con voglia e determinazione». Oggi il Bari è una scatola vuota, con solo 8 giocatori di proprietà: «Il termine prestiti è diventata una passione. Quest’anno non si potrà superarne dieci. Diventa un alibi. Anche chi viene in prestito, se sa che è un anno di vetrina, fa bene. Ogni partita è come una finale di playoff o Champions League. Chi arriva deve farlo con piglio e amor proprio. Bisogna azzeccare più leader possibili, uomini spogliatoio. Vengono qua per la loro carriera, in primis. C’è un problema di risultati. La finale playoff persa col Cagliari è stata la bomba che ha fatto saltare il banco. Se avessimo fatto un primo anno di B in maniera rilassata, avremmo potuto capire meglio come alzare il tiro. Invece siamo finiti a pochi secondi dalla serie A. Poi, è più difficile ripartite. L’allenatore aveva delle scorie. Il direttore sportivo, idem. Poi, siamo quasi retrocessi. Questa altalena di emozioni ha fatto perdere l’equilibrio».

La doverosa analisi degli errori commessi in questi due campionati: «Ogni anno mettere insieme una squadra ha tantissime variabili. Il tecnico, i giocatori. Identificare quale è stato l’errore principale è difficile. Ogni anno ci approcciamo al campionato per fare meno errori rispetto al passato. I cambiamenti a livello societario? Ho sentito varie voci e racconti di dettagli che non so da dove vengano. Non ho nulla sul tavolo di cui poter parlare». E poi l’esonero di Moreno Longo: «È un grande professionista. Il mancato traguardo dei playoff è stato una mia delusione. Volevo affrontare il nuovo campionato con qualcosa di diverso, alzare l’asticella e andare in una direzione diversa con Caserta. Longo ce l’ha messa tutta. Mancati i playoff, ha determinato la mia scelta di cambiare. Ci siamo salutati con grande cordialità.

«Il Bari cerca di essere continuamente sostenibile e non accumulare i debiti. Altrimenti si fallisce come è già successo qui. Il Bari di oggi spende molto più delle stagioni in D e C. La B, per fortuna, ha qualche ricavo in più rispetto alla C. Non abbiamo abbassato gli investimenti. La cassa del Napoli è separata da quella del Bari (resta, però, la cassa comune della Filmauro, la controllante dei due club, ndr), che pure vive sulla sostenibilità. L’anno prossimo vedremo squadre vendute ad altre realtà, perché non si sta più in piedi. Il fondo americano? Ho avuto dei contatti. Se ci fosse stato qualcosa di solido, ne potrei parlare. Di certo non ci manca il know how per vincere. Noi abbiamo cercato di fare il meglio possibile. La Lega di B dovrebbe avere un salary cup. È impossibile competere con squadre che hanno un budget da serie A. Quanto vale il Bari? In questo momento, non rivelo cifre che si indicano sui patti di riservatezza tra le parti».

Dorval, unico giocatore patrimonializzabile: «Sul tavolo di ogni ds, ci sono tante situazioni. Nell’ufficio di Magalini e Di Cesare ci sono scritti almeno un’ottantina di nomi papabili. Facciamo calcio e ci ritroviamo a ripartire col massimo impegno. La B è un campionato economicamente insostenibile. A breve presenteremo una nuova maglia, andiamo avanti sulla nostra strada. Chiedo compattezza alla città per presentare una immagine migliore all’esterno. Farsi la guerra non aiuta nessuno. Odio vendere fumo. A Caserta ho chiesto l’obiettivo playoff». Tantissimi promettono di disertare il San Nicola: «Certo che mi dispiace. Bari è una città molto accogliente. Ci lavoro da sette anni. Solo tutti insieme si possono raggiungere certi obiettivi. Non esserci non aiuta nessuno». Chiusura su Nesta: «È uno degli allenatori che ho incontrato. Ha preferito la proposta all’estero rispetto alla nostra. Fiducia in Caserta. E poi Magalini è un grande esperto di giovani. Gli abbiamo chiesto qualcuno che possa correre a trecento all’ora. Accanto, serviranno leader per trascinare il gruppo. Una combinazione giusta tra nuove leve ed esperti. Le scadenze? Ci stiamo lavorando».

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