BARI - Tripudi e lacrime che sono diventate cartoline diffuse in tutta Italia. Momenti di condivisione alternati a forti contestazioni. Un tourbillon di emozioni contrastanti legate da una grande incognita chiamata “multiproprietà”. Ecco i sentimenti che hanno scandito sei anni di rapporto tra Bari e la famiglia De Laurentiis. Una storia cominciata il 31 luglio 2018, quando l’allora sindaco Antonio Decaro scelse proprio la Filmauro come nuova detentrice del titolo sportivo della squadra della città: il 16 luglio precedente, infatti, falliva la Fc Bari 1908 e urgeva trovare una successione, sebbene al caro prezzo di ripartire dai dilettanti. Furono i De Laurentiis, quindi, ad essere insigniti dell’onere primeggiando su altre undici manifestazioni di interesse che risposero al bando promulgato dal primo cittadino. «La scelta più logica e sicura per una veloce risalita»: lo affermò all’epoca (e poi più volte nel corso degli anni) Decaro e, in fondo, il pensiero era condiviso. Sebbene la scoperta che fra gli interessati ci fossero i miliardari indonesiani Hartono resta ancora fonte rimpianto: gli investitori che spiccano nelle classifiche di Forbes nel frattempo hanno portato il Como in serie A e ora lo addobbano di acquisti scintillanti...
A Bari, però, inviarono solo «la brochure di una sigaretta elettronica»: poco per fidarsi. E allora, ecco la Filmauro con Luigi De Laurentiis insignito presidente, malgrado la mal digerita condivisione con il Napoli…
Da «Troina» ai tre anni in C Bisogna dare atto che la rinascita fu tanto fulminea, quanto vincente. In meno di un mese, nacque la corazzata (affidata a Giovanni Cornacchini in panchina e ai «top» Di Cesare e Brienza in campo) che dominò il girone I di serie D. Intere generazioni di baresi non avevano mai visto tali scenari: San Cataldo, Rotonda, Roccella Jonica, Portici… Eppure la marcia biancorossa è sicura pur tra i campi ignoti in Basilicata, Calabria, Sicilia e Campania . Il ritorno tra i professionisti arriva come alla fine di una Via Crucis il giorno del Giovedì Santo del 2019 nella città forse più iconica del contesto: Troina, comune montano di 8.500 abitanti, in provincia di Enna. 20mila persone festeggiano la settimana successiva al «San Nicola» contro il Rotonda la fine di una sorta di «umiliazione» sportiva. La scalata prosegue con la tappa in C che si rivela più ostica del previsto. Mirco Antenucci è la stella attorno a cui è costruita un’altra formazione considerata fuori categoria, ma l’avvio del torneo 2019-20 è traumatico: Cornacchini «salta» dopo due vittorie, un pari ed altrettanti ko e dopo cinque turni i Galletti sono già in rincorsa. In panchina arriva Vincenzo Vivarini che, grazie ad un’infinita serie utile, rimonta tutti, eccetto la Reggina.
Arriva la pandemia, il 9 marzo 2020 è proprio Catanzaro-Bari (1-1) l’ultimo evento in scena del calcio italiano mentre il premier Giuseppe Conte a proclama il lockdown. La C riparte solo in estate in formula ridotta: le formazioni in vetta ai tre gironi sono promosse, i playoff vanno in scena in formato smart, eppure il Bari si arrampica fino alla finalissima, vedendo alla Reggiana. Il colpo subito induce lo stato maggiore biancorosso a rivoluzionare squadra e management, ma le scelte si rivelano infelici: il ds Giancarlo Romairone salta a febbraio insieme al tecnico Gaetano Auteri sostituito senza fortuna da Massimo Carrera (che da tecnico non ritrova la gloria goduta da calciatore) salvo poi essere richiamato appena prima dei playoff, affrontati partendo dal quarto posto e conclusi già agli ottavi di finale per mano della Feralpisalo’ . Arrivano le prime crepe con la piazza: al «San Nicola» il disappunto è manifestato addirittura con una testa di maiale mozzata. E allora, via alla nuova rivoluzione: alla direzione tecnica ecco Ciro Polito che sceglie Michele Mignani in panchina. E stavolta, l’uscita dall’inferno riesce perfettamente: la città, impazzita di gioia, ritrova la B il 3 aprile 2022, con un blitz a Latina.
CARTOLINE E LACRIME DAL SAN NICOLA Il ritorno tra i cadetti avviene senza un mercato faraonico, ma la base forte della C e l’esplosione dei gioielli Caprile e Cheddira genera un incredibile exploit celebrato dai continui record di pubblico al San Nicola: il terzo posto finale vale la migliore posizione ai playoff e l’approdo alla finalissima per la A con il Cagliari: all’andata è pareggio (1-1 con rimpianti) in Sardegna, al ritorno l’astronave di Renzo Piano segna il primato di pubblico di tutti i tempi (58.206 spettatori paganti): basta il pareggio per l’apoteosi, ma a 120 secondi dal termine del recupero il rossoblù Pavoletti fa piangere persino il cielo con una pioggia senza fine che l’11 giugno simboleggia le lacrime di un’intera città. Il resto è storia recente: la magia si spegne, va in scena un’annata drammatica: si alternano addirittura quattro allenatori (Mignani, Marino, Iachini, Giampaolo) per una soffertissima salvezza strappata al ritorno del playout battendo 3-0 a domicilio la Ternana dopo il pareggio dell’andata. E nel frattempo le uscite infelici di Aurelio De Laurentiis (dal Bari «seconda squadra del Napoli» allo spauracchio di un nuovo fallimento senza l’attuale proprietà) spaccano il già precario rapporto con la piazza. Il presidente Luigi sta faticosamente provando a rimarginare le ferite: il ds Giuseppe Magalini, il vice Valerio Di Cesare (l’uomo salvezza con il gol che ha «aperto» il playout), il tecnico Moreno Longo sono le nuove scelte. Eppure, la città sogna (con tanto di bandiere del Kuwait) lo sceicco Malik Humoud Faisal Al-Sahab che potrebbe tentare la «scalata» al club. E forse cambiarne la storia…