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Bari, Riva fermato da «Ualino»: pezzo di storia da brividi

 
Giovanni Longo

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Giovanni Longo

Bari, Riva fermato da «Ualino»: pezzo di storia da brividi

Loseto: «Un campione, anche un signore. Lo menavo e lui stava zitto»

Martedì 06 Giugno 2023, 13:00

BARI - Un attaccante con la maglia bianca, i bordi rossoblu e i «quattro mori» sul cuore prova a smarcarsi. Un difensore in maglia rossa e calzoncini bianchi lo ostacola (con tutta l’astuzia del caso). Di arrendersi non se ne parla neanche. Correva l’anno 1970. Era il 12 aprile per la precisione, giorno in cui il Cagliari vinse il suo primo (e unico) scudetto battendo il Bari 2-0 (con gol di Riva e di Gori) e condannando i biancorossi alla retrocessione. Il difensore è Pasquale Loseto, un cognome che in città, non è certo una notizia, vuol dire calcio. L’attaccante, invece, lo chiamavano... «Rombo di tuono». «Gigi Riva era fortissimo, di un altro pianeta, non aveva paura di nulla, racconta «Ualino» il cui profilo Whatsapp è quella foto.

TUFFO NEL PASSATO - Proprio Cagliari-Bari, 43 anni dopo, è la prima di una doppia sfida che vale la serie A. Ecco perché quella gara ha un sapore particolare. «Fisicamente eccezionale, potente, tecnicamente fortissimo, Riva in campo era anche un gran signore. Classe ed eleganza. Non si lamentava mai dei falli che subiva dai difensori che provavano a fermarlo». Altro che le simulazioni di oggi. All’andata Riva, grazie ad una marcatura molto attenta di Loseto, non toccò palla: al «Della Vittoria» finì 0-0. Al ritorno, in Sardegna, le motivazioni erano diverse. «Prima del fischio d’inizio Riva mi disse “Pasquale, oggi ci giochiamo lo scudetto, non andare troppo pesante”. Io gli risposi: “Gigi, siete più forti e se vincete il titolo siamo felici, ma sappi che non vi regaliamo nulla”. Riva annuì e io, a quel punto, ne approfittai: “Mi fai un regalo a fine gara?”, gli chiesi. “Dimmi pure”. “Vorrei la tua maglia”. “Promesso, l’avrai”».

LA MAGLIA - Riva, oltre ad essere uno degli attaccanti più forti della storia del calcio non solo italiano, è anche un uomo di parola. «Finita la gara ci fu la più classica invasione di campo. Fuggifuggi generale, dribbling... tra i tifosi. Persi di vista Riva alle prese ovviamente con la festa. Ero negli spogliatoi, ancora sotto la doccia. Ad un certo punto sento qualcuno che mi chiama: “Pasquale, dove sei?”. Era Gigi con la sua maglia numero 11». Peccato che di quel cimelio preziosissimo si siano perse le tracce. «Non me la ritrovo e mi mordo ancora le mani...», dice Loseto con molta amarezza. Gare ruvide, in bianco e nero. Un calcio antico, vero, che ha fatto innamorare di questo sport generazioni di appassionati adesso alle prese con un calcio di plastica, quasi finto. «Oggi i portieri un altro po’ fanno i centrocampisti, i difensori propongono l’azione offensiva, gli attaccanti sono chiamati a difendere. Troppi passaggi prima di vedere la porta. Ai miei tempi era tutto più semplice e più divertente». Aggiungiamo noi, più bello.

E pensare che c’è mancato poco che Loseto giocasse insieme a Riva. «Mi propose di andare a Cagliari, ma io ero troppo legato al Bari e dopo quella retrocessione volevo subito tornare in A con la mia squadra del cuore», prosegue Ualino. Un rapporto nato sul campo, tra una sportellata, un duello aereo e un’entrata in scivolata, proseguito poi negli anni sulla base di una immensa stima reciproca. «Quando Riva tornò in Nazionale da dirigente, mi cercò perché in occasione di una gara degli Azzurri a Bari (20 febbraio 1988, Italia-Urss 4-1, ndr) volle che seguissi la partita accanto a lui al Della Vittoria. Dalla tribuna voleva insieme a me tornare con la memoria al duello vissuto sul campo nella gara d’andata finita 0-0». Un’amicizia proseguita nel tempo, la loro. «Siamo rimasti sempre in contatto anche se è un po’ che non lo sento».

LA SFIDA DI GIOVEDi' - Ma torniamo al presente, a giovedì sera, quando il Bari scenderà in campo a Cagliari per la gara d’andata della finale playoff. A un difensore esperto come Loseto non si può non chiedere dei consigli da girare a Di Cesare e compagni: «Attenzione alle palle inattive, non si può perdere la concentrazione neanche per un secondo. Lapadula è un brutto cliente, ma il Bari credo abbia atteggiamento giusto e qualità. Ce la possiamo giocare». Come vivrà Pasquale Loseto la doppia sfida col Cagliari che vale un sogno? «Vedrò entrambe le partite in tv, quando il Bari è fallito ho promesso a me stesso che non sarei più tornato allo stadio sino a quando il Bari non fosse risalito in serie A. Considerando che compio gli anni, 78, il giorno dopo la sfida del San Nicola, chissà che i biancorossi non mi facciano un bel regalo... è ora di tornare».

COMPLEANNO SPECIALE - Oggi Loseto allena la squadra dei commercialisti che a metà giugno si giocherà lo «scudetto» degli esperti contabili a Milano. «E gioco ancora a pallone 11 contro 11. Chi lo avrebbe mai detto...», sottolinea con un pizzico di orgoglio. Chi è il Pasquale Loseto della formazione di Mignani? «Per spirito e atteggiamento in campo, il capitano Di Cesare». E il Gigi Riva? «Attaccanti come lui, in giro, non ce ne sono più».

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