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Non si ferma l’ondata biancorossa, un riscatto del gruppo davanti a oltre 50mila spettatori

 
Davide Lattanzi

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Davide Lattanzi

Bari-Sudtirol, 2023,  foto Donato Fasano

Bari-Sudtirol, foto Donato Fasano

Contro il Sudtirol è stata una partita dalle emozioni forti e l’«architetto» del Bari ha guardato il secondo tempo dietro la porta degli avversari

Domenica 04 Giugno 2023, 13:26

15:09

BARI - Dalla polvere alla finale per la gloria. Il Bari non vuole smettere di sognare, continuando a stupire e collezionando un’impresa dopo l’altra. La semifinale di ritorno contro il Sudtirol resterà a lungo nella memoria del calcio cittadino. Al di là di quale sarà l’esito definitivo di una stagione alla quale manca soltanto l’ultimo punto esclamativo, il popolo biancorosso ha provato emozioni uniche nella serata del due giugno. E il connubio così forte con la squadra nasce dalla consapevolezza di sostenere un gruppo pronto a mettere sempre il cuore oltre l’ostacolo. A differenza del Genoa già promosso o di big conclamate come Cagliari o Parma, i Galletti sono un complesso privo di stelle note alle grandi platee. Anzi. La forza dei ragazzi di Michele Mignani è proprio nell’umiltà, nella voglia di arrivare, nell’abitudine a cavarsela nelle situazioni più complesse data dalla gavetta nelle categorie inferiori.

OTTO UNDICESIMI VENUTI DAL BASSO

Ecco il dato più incredibile scorrendo la formazione schierata contro il Sudtirol. Gli unici che avevano disputato il campionato di serie B nello scorso campionato sono Francesco Vicari (con la Spal) e Nicola Bellomo (con la Reggina). A loro, si può aggiungere Sebastiano Esposito, reduce da esperienza con Basilea o Anderlecht, ovvero due società estere che militano nel massimo palcoscenico dei rispettivi contesti. Gli altri otto elementi schierati provenivano tutti dalla Lega Pro o addirittura da più in basso. Tra loro, il curriculum più luccicante appartiene a Valerio Di Cesare (14 campionati in cadetteria, oltre una breve parentesi in A) e Raffaele Maiello (nove in B, tre nel massimo campionato), eppure il capitano mancava dal secondo torneo professionistico italiano da ben quattro anni (uno in D e tre in C con il Bari), mentre il centrocampista campano era comunque sceso in Lega Pro a gennaio della scorsa stagione. Gli altri sei componenti dell’undici iniziale erano tutti alle prime esperienze in B: appena due i tornei in cadetteria per Giacomo Ricci, mentre tutti gli altri non avevano mai calcato prima dell’attuale campionato i campi cadetti. Elia Caprile, Mattia Maita e Walid Cheddira sono tutti alla prima prova in B, discorso analogo per Gregorio Morachioli che, rispetto ai compagni, era in C addirittura fino allo scorso gennaio. Mehdi Dorval, addirittura, era con il Cerignola in serie D: e si è rivelato tra i migliori in campo. L’analisi non muta di una virgola se si analizza il percorso dei subentrati. Il solo Michael Folorunsho aveva disputato le ultime due stagioni in B, Ruben Botta non ci era mai passato prima del torneo in corso avendo alle spalle una manciata di gare in A (tra Inter e Chievo), mentre Leonardo Benedetti viene dalla C, Zan Zuzek dal campionato sloveno, ma l’esempio più clamoroso riguarda Emmanuele Matino: fino al mercato invernale aveva giocato soltanto in Lega Pro (con Cavese e Potenza) come massimo contesto personale, ma soprattutto è stato lanciato nella mischia all’inizio della ripresa avendo incamerato in quattro mesi appena 1’ in B: ovvero, in casa con il Benevento, sul doppio vantaggio per i biancorossi che si trovavano pure in superiorità numerica. Ebbene, chiamato in causa nel frangente più delicato, ha risposto presente, senza tradire un filo di emozione. Non va, inoltre, dimenticato che lo stesso Michele Mignani è esordiente nella categoria, quantomeno nelle vesti di tecnico. L’allenatore ligure aveva potuto vivere certe atmosfere da calciatore, ma mai sedendosi in panchina.

LA PRIMA VOLTA CON IL PIENONE

Il minimo comune denominatore delle rosa pugliese è l’essersi esibiti davanti ad un pubblico di tali dimensioni. Parziali eccezioni possono essere rappresentate da Di Cesare, Vicari, Maiello e soprattutto Esposito Antenucci (non impiegato, però, ieri) che hanno potuto mettersi in mostra nei grandi stadi italiani, in serie A. Tutti gli altri non si erano mai trovati a giocare davanti ad oltre 50 mila spettatori: basti pensare che i 51.621 presenti costituiscono il record «all time» per il Bari nei suoi tornei cadetti in oltre 115 anni di storia. E finalmente è stato sfatato il tabù del mancato successo davanti al grande pubblico. Nel campionato in corso, i ragazzi di Mignani avevano puntualmente mancato la vittoria quando l’affluenza aveva superato le 30mila unità. Era accaduto contro Palermo, Ascoli, Ternana, Genoa e Frosinone. Un bel peso in meno, dunque. Con la conferma che il popolo del San Nicola può rivelarsi la vera arma letale a favore dei Galletti in questi playoff. Soprattutto per un gruppo che prova per la prima volta certe emozioni. E darebbe la vita pur di tenersele strette.

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