FOGGIA - Playoff di Serie C pronti a celebrare i quarti di finale. Gli spareggi per la B sono nel clou della fase nazionale. L’urna ha riservato al Foggia un’altra formazione del girone C, già incontrata in campionato: il Crotone, terzo ostacolo per la squadra di Delio Rossi dopo Potenza e Cerignola. Domani alle 20:30, allo Zaccheria, il match d’andata tra i «Satanelli» e i calabresi. Un confronto a cui guarderà con interesse anche Pasquale Marino. L’esperto tecnico di Marsala, 60 anni e una lunga carriera che da quasi vent’anni lo vede allenare in Serie A e B, è fra i doppi ex di questa sfida del Sud. Due anni a Foggia, fra il 2002 e il 2004. Nel primo, la vittoria del campionato di C2. La seconda stagione, in C1, chiusa a metà classifica nonostante gravi problemi societari che avrebbero portato il club, quell’anno stesso, al fallimento. Meno felice l'esperienza di Crotone: una parentesi in Serie B di un mese e mezzo, nell’autunno del 2021, conclusasi con l’esonero.
Marino, Foggia-Crotone è un po’ anche la sua partita.
«Vero, due piazze a cui sono legato. Crotone è stata una tappa durata poco ma che mi ha fatto conoscere una società composta da brave persone, competenti. Non porto rancore per come è finita: giocavamo bene, creavamo tante occasioni da gol ma concretizzavamo poco. Quando le cose non girano, a volte, non c’è verso di farle andare in un certo modo. Serviva un altro po’ di tempo per ingranare. Mi hanno esonerato a malincuore, perché i risultati non stavano arrivando, ma siamo rimasti in ottimi rapporti. Foggia ha un posto speciale nel mio cuore: è stato un biennio fantastico. Vincemmo il campionato di C2, e poi in C1 onorammo fino alla fine la maglia e la storia del club, nonostante il fallimento della società. Giocammo un buon calcio, con il 3-4-3 su cui poi feci anche la tesi del Master di Coverciano, un modulo che all’epoca non era molto utilizzato ma ci diede grandi soddisfazioni».
Che gara sarà domani?
«Tosta per entrambe le squadre. Il Crotone parte coi favori del pronostico, ma è fermo da un mese: un’incognita non da poco, perché le amichevoli non danno sempre un’idea chiara di come sta la squadra fisicamente e mentalmente; la partita vera è sempre tutt’altra storia. Riposare un po’ prima degli spareggi fa bene, ma una sosta troppo lunga può essere deleteria. La squadra calabrese, leggendo l’organico, è da B: Cuomo, Golemic, Petriccione, Kargbo, Chiricò, solo per citarne alcuni, sono giocatori che non scopro io. Credo che siano la favorita numero uno per la promozione in B. Ma il Foggia non deve affatto farsi scoraggiare da questo, anzi: deve crederci; ha entusiasmo, dopo aver superato il primo turno nazionale eliminando il Cerignola, e nel primo round avrà dalla sua la bolgia dello Zaccheria, che conosco bene. In C2, alla guida dei rossoneri, portammo ventimila persone allo stadio nelle partite contro Nocerina e Brindisi. È davvero il dodicesimo uomo in campo».
Del Foggia che idea si è fatto?
«Ha avuto delle difficoltà durante la stagione, ha cambiato diversi direttori sportivi e allenatori ma non conosco la proprietà, per cui non posso dare giudizi in merito, dall’esterno. Non è al livello del Crotone per ampiezza e valore della rosa ma ha individualità importanti: penso a Thiam, che ho avuto alla Spal e che ci permise in Coppa Italia, con le sue parate, di superare un turno ai rigori, eliminando proprio il Crotone, ma mi vengono in mente ad esempio anche Schenetti e Peralta che hanno tanta qualità e hanno militato in B, e Petermann che è un bravo regista di centrocampo».
Ha seguito il derby di ritorno col Cerignola?
«Purtroppo in diretta no, non ho avuto la possibilità, ma poi ho visto le immagini salienti e ne ho sentito parlare ovunque. Una rimonta incredibile. È stato un miracolo sportivo, se si pensa che alla mezz’ora della ripresa il punteggio era ancora fermo sullo 0-0 e il secondo e terzo gol sono arrivati in pieno recupero. Un ribaltone che resterà nella storia del calcio italiano e che dimostra che bisogna sempre crederci e lottare, mai darsi per sconfitti in partenza».
Quattro delle otto squadre in lizza per la promozione in B tramite i playoff sono nel suo passato di allenatore.
«Di Foggia e Crotone ho già detto. Anche a Pescara e Vicenza ho vissuto delle belle esperienze, sono rimasto in buoni rapporti con le società e le tifoserie. Spero che passino il turno. Il Pescara può farcela ma non deve sottovalutare l’Entella, ottima squadra. Il Vicenza ha chiuso la stagione regolare più giù rispetto al Cesena ma ha vinto la Coppa Italia di Lega Pro e ha un grande organico, basti pensare all’attaccante Ferrari».
Lecco-Pordenone come finirà?
«La classifica e il valore della rosa dicono Pordenone, ma il club friulano è alle prese con gravi problemi societari, stando a quello che ho letto: c’è da capire se questo influirà o meno sul rendimento della squadra».
Cosa serve nei playoff per arrivare fino in fondo?
«Un po’ di tutto: organico, esperienza, condizione atletica e mentale, entusiasmo e calore dell’ambiente, la fortuna di non incappare in troppe squalifiche o infortuni».
In panchina, in questi quarti dei playoff, anche due tecnici che hanno dato molto al calcio italiano, come Delio Rossi e Zeman.
«Auguro ad entrambi il meglio. Zeman è stato un punto di riferimento per me quando ho iniziato ad allenare, come per tanti miei colleghi. Ora sono tutti e due in C, alla guida di Foggia e Pescara: la categoria è un dettaglio se c’è passione; la competenza e l’esperienza hanno ancora un valore, visto che oggi si fa un gran parlare dei giovani, che vengono elogiati ma spesso solo perché fa tendenza parlare di emergenti».
A proposito di questo, un suo allievo ed ex Foggia, Roberto De Zerbi, ha portato il Brighton in Europa League.
«Lui sì che è davvero bravo. Non avevo dubbi. Quando ero al Pescara venne a seguire alcuni miei allenamenti. Capii subito che aveva idee e intuizioni per affermarsi, così lo consigliai all’allora ds del Foggia Beppe Di Bari, che stimo molto e a cui sono legato da una grande amicizia, come con Roberto, che anche di recente ho sentito spesso telefonicamente. Il mio vice, Mezzini, è stato da lui quindici giorni fa, per una settimana, a osservare gli allenamenti del Brighton. Può sorprendere come abbia bruciato le tappe, ma sapevo che avrebbe fatto strada».
Nel futuro di Marino invece cosa c’è?
«Spero presto una panchina. La passione e la voglia di allenare non mancano. In quest’anno e mezzo che sono stato fermo ho avuto delle proposte da club di C ma non solo, che non si sono concretizzate o che ho declinato. Spero di poter allenare a buoni livelli, fare le cose per bene in una piazza importante, al di là della categoria».