Cinque arresti per l’estorsione ai danni di una impresa di impianti idraulici e termici di via Dalmazia con la tecnica del «cavallo di ritorno» per le restitituzione di mezzi e attrezzature rubate. La Squadra mobile chiude il cerchio - con l’operazione «Doppio Gioco» - attorno ai presunti autori individuando, dopo cinque mesi di indagini, tutti i soggetti coinvolti ed i rispettivi ruoli. Con l’accusa di estorsione aggravata in concorso, sono stati raggiunti da ordinanza di custodia cautelare i brindisini Jonathan Muolo (25 anni) e Antonio Lagatta (23 anni), entrambi già in carcere, Vittorio Corsa 23 anni) , Alessandro D’Errico (43anni) e Seku Ajkunic, di origini slave, gli ultimi tre finiti ai domiciliari.
I provvedimenti richiesti dal pm Luca Miceli, sono stati accolti dal gip Tea Vederosa. In particolare, il provvedimento restrittivo della libertà personale emesso dal Gip prevede l’applicazione della misura degli arresti domiciliari a carico dei 4 complici e modifica il precedente provvedimento custodiale, aggravandolo nel titolo, nei confronti di Jonathan Muolo al quale è ora contestato anche di aver commesso il fatto «…in più persone riunite».
Johnatan Muolo, peraltro nipote di uno dei due soci dell’azienda finita nel mirino degli estorsori, venne arrestato dagli investigatori dell’Antirapina - coordinata dall’ispettore capo Giancarlo Di Nunno e dell’Antidroga - diretta dall’ispettore capo Raffaella Conte - dopo aver riscosso dopo aver riscosso il «pizzo» in flagranza di reato.
Brindisi, «pizzo» a un'impresa

Chiusa una indagine dopo 5 mesi: la tecnica era quella dei «cavalli di ritorno»
Lunedì 19 Febbraio 2018, 21:04