FASANO - L’accusa che gli viene contestata dalla Procura della Repubblica di Brindisi è pesante come un macigno: avrebbe tentato di violentare una ragazza mentre la giovane fasanese prendeva la tintarella sulla scogliera tra Savelletri e Torre Canne.
Nell’autunno del 2021 il gip del Tribunale di Brindisi, Valerio Fracassi, accogliendo la richiesta del sostituto procuratore della Repubblica Paola Palumbo, spedì in carcere il 41enne S. G., residente a Pezze di Greco, la più popolosa frazione di Fasano. A distanza di due anni dall’arresto – l’uomo fu rinchiuso nella casa circondariale di via Appia – il 2 ottobre prossimo inizierà il processo. Il 43enne, d’intesa con il suo difensore, ha scelto la via del dibattimento.
Il fatto è avvenuto il 6 settembre 2021. La ragazza – è di Fasano – stava prendendo il sole sul tratto di costa limitrofo allo stabilimento Ittimar, alle porte di Savelletri. Il 41enne avrebbe esordito masturbandosi e, a seguire, si sarebbe sdraiato sulla giovane dopo essersi completamente denudato.
La ragazza è riuscita a sottrarsi al placcaggio e, anche con l’aiuto di un altro bagnante, si è messa in salvo. Nel frattempo il maniaco si è dileguato. Dopo la denuncia della vittima, i carabinieri si sono subito messi in moto e, spulciando le schede segnaletiche di migliaia di predatori sessuali, sono arrivati a concentrare i sospetti sul 41enne pezzese. Quando gli investigatori hanno mostrato alla giovanissima vittima del tentativo di violenza sessuale le foto segnaletiche dell’artigiano di Pezze la ragazza è scoppiata a piangere: «È questa la persona che mi è saltata addosso» ha detto ai militi.
Dai successivi accertamenti effettuati dai militi è emerso che quattro giorni dopo il tentativo di violenza il 41enne era tornato sul luogo del «delitto»: una delle ipotesi al vaglio del magistrato inquirente e degli investigatori è che fosse alla ricerca di una nuova preda. Anche questa circostanza ha determinato il giudice a spedirlo immediatamente in carcere. Ora per il 43enne di Pezze di Greco è arrivato il momento del processo. Rischia una condanna da 3 a 10 anni di carcere. Lui rigetta ogni addebito e, di conseguenza, d’intesa con il suo difensore ha scelto la via del dibattimento per dimostrare la sua innocenza.