OSTUNI - Sono sicuramente il mezzo di locomozione più utilizzato dai turisti che vogliono visitare la Città Bianca. Si tratta delle «ape calessino», una componente importante del pianeta turistico locale, sia sotto il punto di vista commerciale, sia occupazionale. Di recente, però, questo tipo di servizio è finito al centro di discussioni e di polemiche per via della regolamentazione non ben definita da parte del Comune di Ostuni.
Negli anni il servizio è cresciuto e oggi sono tre le aziende in grado di assicurarlo ai ai turisti che arrivano nella «Città Bianca» e che, a bordo di questi veicoli, possono effettuare dei tour nei diversi centri della Valle d’Itria.
Abbiamo incontrato Alessandro Sorada della Ostuni Touring, ponendogli qualche domanda al riguardo e scoprendo qualcosa di più su questa categoria di operatori e sui nodi da sciogliere .
Quali sono i problemi che aziende come le vostre potrebbero causare in una città turistica come Ostuni?
«Prima di parlare dei possibili problemi che aziende come le nostre potrebbero causare, io mi soffermerei ad esporre i benefici che aziende come le nostre producono. Che piaccia o no, il trasporto turistico ad alta efficienza con l’Ape Calessino è parte integrante dell’economia cittadina. E questo non lo dico io ma lo confermano i dati regolarmente comunicati ogni anno all’Agenzia delle Entrate. A questo possiamo sommare il fattore impiego: la nostra realtà lavorativa, Ostuni Touring, conta uno staff di 18 collaboratori con svariate mansioni, 4 dei quali con contratto a tempo indeterminato. Tutti con età compresa tra i 21 ed i 30 anni. Ma il beneficio maggiore che le nostre aziende apportano alla comunità, è il servizio fornito che vede la sua presenza 365 giorni l’anno e non solo durante i 4-6 mesi estivi.
Dalla fondazione della vostra azienda, vi sentite più un servizio o più un problema?
«Siamo nati ed abbiamo sempre aspirato ad essere un servizio fondamentale per il comparto turistico in generale e per il suo sviluppo ma, dal primo giorno in cui ho avviato questo tipo di servizio, nel 2009, siamo sempre stati additati come problema. Dalla comunità e dagli amministratori, anche se non tutti, che via via si sono succeduti».
Quali sono le maggiori difficoltà con cui vi scontrate quotidianamente?
«Si parte sempre dai continui ed improvvisi cambi di regolamento del settore, senza mai interfacciarsi con i rappresentati di categoria e sempre a stagione lavorativa già avviata quando invece, la realtà lavorativa che rappresento vede una programmazione fatta a monte, già dall’anno prima. L’altra problematica è la mancata percezione da parte di altri settori produttivi della Città, associazioni e gruppi di concittadini, della professionalità e del valore aggiunto che la realtà degli “ape calessino” rappresenta. E questo lo confermano le partnership di altissimo livello che si sono instaurate in questi 15 anni di attività, una su tutte Borgo Egnazia, che di riflesso contribuiscono a promuovere e dare lustro alla nostra Città. Ad oggi, il rammarico più grande che provo, è l’incapacità della comunità di evidenziare i problemi e di individuarne i responsabili. A dimostrazione di ciò vi sono la miriade di esposti depositati, su fatti realmente accaduti, ma che hanno portato a generalizzare facendo di tutte le erbe un fascio e mettendo in cattiva luce su tutta la categoria, senza segnalare le specifiche responsabilità nel merito».