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Brindisi, omicidio dei "padellari": convalidato il fermo per i fratelli Cosimo ed Enrico Morleo

 
Antonio Portolano

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Antonio Portolano

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L'omicidio di Cairo a Brindisi

Bocche cucite davanti al gip, in merito alle uccisioni degli imprenditori Salvatore Cairo e Sergio Spada

Sabato 05 Marzo 2022, 11:25

BRINDISI - «Bocche cucite». Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere i fratelli Cosimo (56 anni) ed Enrico (55 anni) Morleo nel corso dell’interrogatorio di convalida del provvedimento di fermo di indiziato di delitto emesso nella giornata di giovedì dal pm della Dda di Lecce, Milto Stefano De Nozza, per gli omicidi degli imprenditori Salvatore Cairo e Sergio Spada.
Cosimo Morleo era difeso dall’avvocato Luca Leoci, Enrico era assistito dall’avvocato Giacinto Epifani. Entrambi ieri mattina si sono presentati davanti al gip del tribunale di Lecce, Vilma Gilli, e si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Il gip ieri sera ha sciolto la riserva, convalidando il provvedimento restrittivo. I legali si riservano di impugnare la misura restrittiva presso il tribunale del riesame. I due fratelli, detenuti nella casa circondariale di Brindisi in via Appia, devono rispondere del reato di duplice omicidio pluriaggravato dalla premeditazione e dal metodo mafioso. Enrico sarebbe stato l’esecutore materiale dei due crimini, mentre Cosimo avrebbe ricoperto il ruolo di mandante.
Due omicidi avvenuti - scrive il procuratore della repubblica di Lecce, Leonardo Leone De Castris - con «modalità efferate».
Salvatore Cairo, secondo le accuse, fu ucciso il 6 maggio 2000, nel deposito di un’azienda riconducibile di fatto a Cosimo Morleo, situata nei pressi della zona industriale di Brindisi. Spada fu ucciso l’11 novembre 2001. Il suo corpo venne abbandonato nel piazzale di un’area di servizio in disuso sulla circonvallazione di Brindisi, con un foro da colpo di arma da fuoco alla nuca. La svolta, su quelli che per oltre 20 anni sono stati due casi irrisolti, è arrivata grazie alle rivelazioni del collaboratore di giustizia Massimiliano Morleo, fratello dei due indagati. Le indagini sono state condotte dai poliziotti della Squadra Mobile di Brindisi, che hanno ricostituito il pool degli investigatori dell’epoca dei fatti.
Secondo gli inquirenti, l’omicidio di Cairo sarebbe avvenuto perché l’imprenditore era ritenuto responsabile di un ammanco di diversi milioni di lire commesso ai danni della «Golden Star» (società attiva nel commercio di articoli per la casa, di fatto riconducibile a Cosimo Morleo ed allo stesso Salvatore Cairo, liquidata a causa di tale evento), nonché responsabile di aver violato, costituendo la società «Indoor Srl», l’obbligo conseguentemente impostogli da Cosimo Morleo di non svolgere una autonoma attività di distribuzione all’ingrosso di articoli per la casa, ma solo ed esclusivamente quella di vendita «porta a porta». Secondo gli inquirenti «l’omicidio sarebbe stato consumato con estrema brutalità ed il corpo, una volta fatto a pezzi, occultato con le modalità tipiche della cosiddetta lupara bianca». L’imprenditore sarebbe stato ucciso a coltellate e fatto a pezzi con una motosega e i suoi resti sarebbero poi stati bruciati.

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