Dall’altro ieri ci sono 9 agenti della Polizia penitenziaria in organico al carcere di Brindisi che sono in quarantena.
Sono – come riferiamo nell’articolo accanto – quelli che hanno avuto contatto diretto con il 35enne brindisino che è risultato positivo al Covid-19 e, domenica scorsa, è stato trasferito d’urgenza all’ospedale Perrino. Le condizioni del detenuto, che era arrivato in carcere, in esecuzione di una sentenza definitiva di condanna a metà marzo, sono stabili dal momento che sebbene positivo risulta asintomatico. Quel che è certo è che l’ufficializzazione del primo caso di coronavirus tra le mura della casa circondariale ha fatto scattare nella struttura una serie di misure. Ieri sono state distribuite a tutti i detenuti le mascherine, con l’obbligo di indossarle. Sempre ieri hanno iniziato ad essere effettuati i tamponi ai detenuti che sono ristretti nello stesso braccio in cui era allocato il 35enne brindisino risultato positivo al Covid19. I responsi dei tamponi dovrebbero iniziare ad arrivare già oggi e, a seconda di quelli che saranno i risultati, saranno eventualmente adottate nuove misure di contenimento.
Intanto, è di ieri la nota della segreteria regionale di Puglia e Basilicata dell’Unione sindacati di polizia penitenziaria (Uspp): «Mentre tutti si stanno muovendo come giganti contro il possibile contagio del Covid 19 nelle carceri – si legge nel comunicato – nel Distretto Puglia e Basilicata la Polizia penitenziaria non viene adeguatamente tutelata. Per queste ragioni avevamo già dichiarato, giorni addietro, lo stato di agitazione. Come struttura sindacale – prosegue la nota – abbiamo già chiesto il commissariamento del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria. Dopo la notizia di un caso di contagio nel carcere di Brindisi abbiamo nuovamente chiesto lumi al Provveditorato regionale al fine di conoscere quali misure sono state messe in campo a tutela di tutti. Alcuni dubbi sorgono sulla tutela dei colleghi, sull’equipaggiamento “della dotazione di protezioni individuali”, che dovrebbero essere messe ai disposizione di tutti gli operatori che per varie ragioni entrano in contatto con i detenuti nelle strutture penitenziarie. Proprio per questo – prosegue l’Uspp – si fa appello ai Prefetti che entrino nella cabina di regia della gestione delle strutture carcerarie in tema di emergenza del Covid-19».
Il sindacato della Polizia penitenziaria è sul piede di guerra: «Come sindacato e come operatori impegnati in prima linea siamo addolorati dall’inefficacia, per non dire dell’inefficienza, del sistema in questo momento di grande emergenza dove al posto dell’arida comunicazione cartacea dovrebbe esserci un azione concreta da parte degli organi preposti alla difesa di chi opera nelle trincee penitenziarie. Da quanto sembra in altre regioni, come in altri settori, si stanno muovendo ad una velocità impressionante per tutelare la salute dei lavoratori della Polizia Penitenziaria. In questo distretto siamo quasi fermi all’anno zero: il Provveditore e il Direttore del personale, quasi a volere sminuire le sicure iniziative a salvaguardia dei lavoratori, si affidano ad una indicazione generica del Ministero della Sanità».