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Brindisi, inchiesta sul porto. Tribunale del Riesame: Patroni Griffi va interdetto

 
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Brindisi, abusi e falso: sequestrati varchi al Porto. «Si rischia la chiusura»

Accolto parzialmente ricorso del pm (aveva chiesto domiciliari) contro rigetto del gip: 8 mesi di fermo, ma provvedimento resta sospeso in attesa ricorso in Cassazione

Mercoledì 05 Giugno 2019, 19:33

21:04

Il Tribunale del Riesame di Lecce, accogliendo parzialmente l’appello della Procura di Brindisi, ha disposto la misura interdittiva della sospensione dal servizio per otto mesi per il presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico meridionale, Ugo Patroni Griffi, e per il funzionario dell’authority di Brindisi, Francesco Di Leverano.

Nelle scorse settimane il pm inquirente, Raffaele Casto, aveva chiesto al gip per entrambi gli indagati gli arresti domiciliari (in subordine la misura interdittiva), ma il giudice aveva respinto le richieste cautelari ravvisando la mancanza dei gravi indizi di colpevolezza. La misura disposta del Riesame resta sospesa fino alla pronuncia della Cassazione a cui hanno annunciato ricorso le difese.

Il Presidente dell'Authority risponde di falso per induzione

Di Leverano risponde di frode in pubblica fornitura; Patroni Griffi di falso per induzione nell’ambito di una inchiesta sul porto di Brindisi che si occupa di presunti lavori abusivi per la realizzazione di alcuni gabbiotti, di una strada, e di una recinzione. A Di Leverano viene contestato di non aver vigilato sul rispetto del capitolato per l’esecuzione dei lavori sulla strada ex Sisri. Patroni Griffi è accusato invece di aver indotto il Comune, all’epoca amministrato dal commissario straordinario Santi Giuffrè, a revocare una ordinanza di sospensione dei lavori per la recinzione di via Del mare, un tratto di strada che costeggia il seno di Levante del porto, a seguito di una transazione che prevedeva l’esecuzione di alcune opere e la rinuncia al contenzioso amministrativo che in una fase iniziale aveva visto soccombere l’ente municipale.

In tutto 13 indagati

L’inchiesta conta in tutto 13 indagati, quasi tutti tecnici e funzionari. Tra questi c'è anche il nome di Mariangela Danzì, già candidata alle europee come capolista del Movimento Cinquestelle e non eletta per pochi voti. Danzì all’epoca dei fatti era subcommissario prefettizio del Comune di Brindisi.

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