MARILENA PASTORE
ANDRIA - Quaranta volontari oltre ai tecnici dell’ente parco, per aggiornare il censimento della popolazione ungulata esistente nel Parco dell’Alta Murgia, attività di selecontrollo affidate ai Carabinieri Forestali ed anche selecontrollo sulle aree contigue al Parco. Sono le nuove misure straordinarie predisposte dal Parco nazionale dell’Alta Murgia per affrontare l’emergenza cinghiali. Misure necessarie per l’ente perché esso, oltre a dover indennizzare gli agricoltori - le cui colture vengono distrutte dai cinghiali con picchi massimi, in particolare, per cereali e legumi a giugno e mandorleti e vigneti ad agosto – subisce in primis al suo interno i danni provocati alle biodiversità esistenti. In questa battaglia però l’ente parco non può essere lasciato solo.
Cesare Troia, vice presidente dell’ente Parco, chiede misure straordinarie ma soprattutto un coinvolgimento istituzionale ampio perché, in solitudine, il Parco non può fare ancora molto nella lunga e complicata battaglia contro l’emergenza cinghiali. «Noi siamo sempre stati in prima linea in questa battaglia – afferma il vice presidente - Abbiamo messo a punto ed attuato un nostro piano di gestione della specie cinghiale che stiamo aggiornando con nuove strategie di contenimento. In questi anni abbiamo definito e attuato, e stiamo tuttora attuando, dopo averlo concordato con l’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, un piano triennale di catture, traslocamento e macellazione dei cinghiali in aziende venatorie del centro Italia. Abbiamo anche dovuto superare, sul punto, una serie di difficoltà legate a regole sanitarie, tracciabilità delle carni e così via. Insomma, siamo un riferimento almeno in Puglia. Ora però dobbiamo continuare ad affrontare questa emergenza, ma siamo sempre soli, perché fuori del perimetro del Parco non ha fatto niente nessuno ed occorre invece un coinvolgimento maggiore.
Il problema è ormai diffuso a tutto il territorio italiano, ma gli altri enti non hanno adottato alcuna strategia di contenimento». Per questi motivi il consiglio direttivo dell’ente ha approvato un quadro di azioni innovative che sono all’esame della Comunità del Parco. Sono previste nuove strategie di contenimento da attuare sostenendo, insieme alla regione Puglia, l’azione di una filiera corta delle carni in cooperazione con gli operatori agricoli, limitando i danni alle colture agricole, prevenendo gli incidenti stradali e attenuando il conflitto sociale. Per la loro attuazione è necessario, secondo Troia e il direttore dell’ente parco, anche aggiornare i dati del censimento sulla popolazione ungulata esistente nel Parco e per questo, già nei prossimi giorni, verranno impegnati 40 volontari ed esperti tecnici; poi si lavorerà al coinvolgimento in queste attività anche dei Carabinieri Forestali per le operazioni di repressione e controllo; si chiederà per le aree poste ai confini del Parco la collaborazione anche dei cacciatori residenti nel Parco. Il piano di azioni proposto dall’Ente Parco propone dunque, nell’immediato, di regolamentare, da parte della regione Puglia, le aree contigue al Parco in cui esercitare la caccia; di concordare una strategia nazionale di gestione del cinghiale tra Anci e Federparchi; di attuare azioni urgenti di contenimento coinvolgendo gli agricoltori nella individuazione, segnalazione ed eventuale cattura dei cinghiali.