NICO AURORA
TRANI - Il Comune diffida e mette in mora quindici confraternite, ma queste rispondono di non avere operato alcuna indebita percezione di somme. E così, dopo sei anni da una sentenza del Tar favorevole al Comune e sfavorevole alle confraternite, resta aperta la vicenda delle lampade votive nelle cappelle del cimitero di Trani.
SENTENZA IGNORATA - Tutto nasce da una nota che l’Ufficio legale del Comune ha trasmesso a tutte le confraternite richiamando loro la circostanza per cui, il 25 febbraio 2012, la Terza sezione del Tar Puglia depositava la sentenza con la quale veniva rigettato il ricorso, da loro proposto, per l’annullamento della delibera di consiglio comunale del 2005 avente per oggetto l’approvazione del Regolamento del servizio di illuminazione votiva.
La sentenza, passata in giudicato, «ha confermato la titolarità del comune a introitare le somme relative al servizio - si legge testualmente nella missiva firmata dal dirigente del Settore contenzioso, Carlo Casalino, e dal responsabile dell’Ufficio legale, Michele Capurso -. La circostanza per cui le confraternite hanno continuato ad introitare senza titolo le suddette somme costituisce una indebita percezione pecuniaria in danno del Comune».
MESSA IN MORA - Pertanto, attraverso la lettera inviata a tutte le confraternite, valevole anche per l’interruzione del termine di prescrizione, il Comune di Trani le informa del fatto che «questa amministrazione diffida e mette in mora formalmente ciascuna confraternita a provvedere alla restituzione, in favore dell’ente, di tutte le somme indebitamente percepite, per il servizio di gestione delle lampade votive, a decorrere dall’entrata in vigore del regolamento comunale». L’Ufficio legale richiedeva a confraternite, entro cinque giorni dalla ricezione della nota, un contatto per concordare termini e modalità di restituzione delle somme.
La risposta è arrivata, puntuale, a firma del responsabile del Servizio per i problemi giuridici dell’Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie, l’avvocato Nicola Ulisse: «Le arciconfraternite e confraternite sono associazioni pubbliche di fedeli soggette all’autorità ecclesiastica diocesana - scrive il legale -, regolata nelle sue attività dallo Statuto delle confraternite di questa Arcidiocesi e dalle norme del Codice di diritto canonico, riconosciute dall’ordinamento giuridico italiano». Secondo quanto precisa il consulente legale della diocesi, le confraternite «svolgono esclusivamente iniziative di carattere spirituale ed attività finalizzate a incrementare il culto religioso, il tutto senza conseguire alcuno scopo di lucro come espressamente ed esplicitamente confermato nei singoli statuti».
«SOLO CONTRIBUTI» - «In considerazione di ciò - prosegue Ulisse -, il servizio di illuminazione votiva, presso le cappelle cimiteriali in concessione ai vari sodalizi, non può prevedere e non prevede il pagamento di un corrispettivo, bensì il mero rimborso di un contributo che copre esclusivamente i vari costi di gestione e manutenzione, nonché le spese relative all’erogazione di energia elettrica sostenute nel corso dell’anno, di cui peraltro ciascuna confraternita è titolare di contratto per la relativa fornitura». In altre parole, «le arciconfraternite e confraternite non hanno operato alcuna indebita percezione di somme relative all’illuminazione votiva - conclude Ulisse - e non possono fornire alcun seguito alle pretese del Comune».