TRANI - Quella di ieri dovrebbe essere stata l’ultima giornata in mare della gloriosa, ma ormai decadente piattaforma galleggiante nel porto.
Installata 40 anni fa come area di servizio e snodo fra i pontili, fu poi trasformata, grazie al montaggio di pareti e tettoia, in un ristorante direttamente nel porto. Terminata l’attività gastronomica, il Comune di Trani la destinò a sede di mostre e incontri culturali. Poi il totale abbandono, per farne un deposito di materiale nautico senza più alcuna manutenzione.
È accaduto così che, da ispezioni, la piattaforma era risultata fortemente a rischio per la navigazione. Seguivano specifiche ordinanze da parte dell’Autorità marittima, attraverso le quali si inibiva l’attracco nelle aree circostanti. Nel frattempo il Comune di Trani aveva diffuso una manifestazione di interesse per conoscere se ci fosse qualche operatore interessato a comprare il bene e portarlo via a proprie spese.
Si è fatta avanti la società Cantiere navale di Michele Cappelluti, di Molfetta, ma è trascorso da quel 15 maggio oltre un anno affinché avvenisse la rimozione. Stamani, a partire dalle 5, un’ordinanza della Polizia locale aggiornata dal 22 al 23 maggio ha disposto divieti, limitazioni e deroghe per quanto riguarda il transito in via Tiepolo e via Statuti marittimi: l’operatore porterà via da terra la piattaforma smontandola pezzo per pezzo.
Si chiudono così 40 anni di storia tormentata in un porto che, nel frattempo, attende ancora l’emanazione della gara per il suo affidamento in concessione, con la speranza che davvero il bando si pubblichi (ad oggi siamo in presenza dello schema del bando) e soprattutto si aggiudichi. La concessione, infatti, è già scaduta il 31 dicembre 2024 e il porto oggi è una terra, rectius un mare di nessuno.
I posti barca totali stimati nel bando sono 400, la durata della concessione è prevista in 20 anni, valore di poco meno di 9,5 milioni. La perdurante assenza di un piano regolatore del porto fa sì che, molto probabilmente il nuovo gestore dovrà mantenere l’assetto esistente dello scalo turistico: 4 pontili per la darsena comunale, di lunghezza compresa tra 60 e 150 metri; i pontili Piccola pesca e molo Sant’Antonio, entrambi non serviti da acqua ed energia elettrica; due sottobanchine (una per specchio d’acqua), parimenti sprovviste di acqua potabile e luce.
Tutto da chiarire, invece, il capitolo personale. Il nuovo concessionario certamente ne avrà di suo, ma il bando non prevede una clausola sociale per assorbire i quattro dipendenti della partecipata Amet destinati all’assistenza ai diportisti. Infatti, nell’apposito allegato vengono illustrate le caratteristiche contrattuali di questi impiegati (tutti hanno un contratto a tempo indeterminato da 40 ore settimanali), indicati solo come «potenzialmente reimpiegabili».
Per loro, in ogni caso, ancora nessun preavviso di licenziamento: infatti, a differenza di quella della sosta a pagamento, che ha riguardato cinque addetti, qui la gara si deve ancora emanare. I segnali, però, anche in questo caso non paiono del tutto confortanti.