CANOSA - Viene assolta dall’accusa di aver maltrattato i figli, uno dei quali si era persino rivolto al Telefono Azzurro. I giudici del Tribunale di Trani (presidente Rossella Volpe, a latere Sara Pedone, relatrice Giada Azadi) hanno ritenuto inattendibili le dichiarazioni rese dai figli di una donna di Canosa di Puglia, per la quale la procura aveva chiesto una condanna a 18 mesi di reclusione.
Fra le accuse, quella di aver picchiato uno dei minori con il reggiseno e di aver preso a schiaffi il fratellino più piccolo con una tale forza da fargli uscire sangue dal naso. Atteggiamenti violenti che sarebbero stati perpetrati dopo la separazione dal padre dei bambini.
Ma nelle 56 pagine della sentenza, il giudice scrive chiaramente come l’istruttoria dibattimentale non abbia fatto emergere riscontri concreti ai racconti delle presunte vittime. Una conclusione confortata anche dalla relazione della psicologa Michela Russo: «emerge chiaramente come la figura materna non sia percepita da entrambi come un orco dal quale scappare ma piuttosto come una figura poco affettuosa e più severa rispetto a quella paterna, ritenuta più capace di rispondere ai bisognbi dei minori».
Insomma, alla base di tutto è emerso sì un rapporto conflittuale, ma nulla che potesse essere considerato un vero e proprio maltrattamento. «Nel corso dei rispettivi esami - si legge in sentenza - gli stessi minori hanno variamente definito la periodicità e le ragioni sottese alle riferite aggressioni materne, incorrendo in numerose intrinseche ed estrinseche contraddizioni».
Il relazione alla vicenda degli schiaffi al figlio minore, poi, il giudice parla di un racconto «sommario grottesco e inattendibile». «Posso soltanto dire che hanno creato una realtà totalmente diversa da quella che era – ha dichiarato l’imputata nel corso del processo - Tutto qua. Tuttora loro sono sicuri di quello che dicono. Loro tuttora mi dicono che io devo dire la verità, però io ve lo posso garantire in non ho mai, mai, toccato i miei figli e i miei figli non sanno neanche il significato vero della parola maltrattamenti. È vero li rimprovero, tuttora. Sono una mamma, diciamo, severa, diciamo, che poi non lo sono perché dico e poi non faccio. Pretendo da loro che vadano puliti, che siano ordinati, che abbiano rispetto delle persone e rispetto delle donne in generale. Il giorno che se li sono venuti a portare io ero all’oscuro di tutto. Mai avrei potuto immaginare che mio figlio potesse chiamare il Telefono Azzurro e denunciarmi per una cosa che non esiste, lo mi sto difendendo dal niente».
La donna era difesa dall’avvocato Mariangela Malcangio.