ANDRIA - Il colpo di scena nell’ultimo consiglio comunale di Andria, arriva verso la fine dell’incontro avvenuto la sera dello scorso giovedì. Il consigliere Michele Di Lorenzo si dimette da capogruppo del Partito Democratico, riaccendendo le fibrillazioni all’interno del più importante partito della coalizione di centrosinistra che governa la città.
«Avevo avuto avvisaglie fuori e dentro il gruppo che si cercassero quasi pretesti per creare problemi nella maggioranza e invece vado a tutelare il gruppo e ad eliminare qualsiasi forma di ricatto nei miei confronti – spiega Di Lorenzo -. Volendo fare l’ennesimo regalo immeritato alla maggioranza e alla giunta, mi sottraggo da questo ruolo, senza cambiare le mie idee che restano di sinistra e senza migrare altrove perché resto consigliere del Pd».
La goccia che ha fatto traboccare il vaso sono state alcune questioni, come il mancato coinvolgimento della maggioranza sulle decisioni assunte nel dialogo con il Parco dell’Alta Murgia, la proposta di realizzare un Rsa nella struttura dell’ex istituto magistrale in via Pendio San Lorenzo, ed ancora il riferimento alla nuova tangenziale, su cui il Comune non si è fatto valere in Provincia e non ha impugnato il «rinnovo Via», atto fondamentale per la variante urbanistica, da ultimo, adottata dal commissario ad acta.
«Se in merito al rapporto con il Parco dell’Alta Murgia non sono mai stato informato, resta gravissimo il fatto che il Comune non ha impugnato l’atto fondamentale per bloccare la variante della tangenziale – aggiunge Di Lorenzo -. Non l’ha fatto e prendo atto che evidentemente c’è una distanza incolmabile rispetto ad un problema, che non è simbolico. Non accetto questa ambiguità, perché non ho avuto alcuna reazione dai consiglieri provinciali. Io avrei fatto saltare il banco in Provincia. Ho chiesto, inoltre, che la maggioranza ne parlasse e anche qui non ho avuto risposte. Alla luce di questo, ho preferito farmi da parte in tono pacato, perché non amo fare polemiche contro il centrosinistra, ma non faccio neanche il reggisacco ad alcuno. Prendo atto che il gruppo resta eterogeno, dove parecchi hanno giocato a dividerlo e a questo punto io non devo fare più sintesi tra posizioni così diverse».
Segnali evidenti di crepe nel Pd, che potrebbero anche portare ad un rimpasto in giunta comunale. «C’è stata una serie di riacutizzarsi di vecchie ferite - conclude Di Lorenzo -. Voler rimettere mano alla giunta ha fatto riaccendere a qualcuno appetiti, che speravo fossero sopiti. Ho cercato di dare l’esempio, rifiutando il ruolo di assessore. Quando si fa politica non si ha bisogno delle cariche. Se invece, ognuno deve subordinare la propria presenza politica al proprio orticello, non è una cosa che mi interessa. Cedo questa carica a beneficio di chi ne ha bisogno. Non torno sui miei passi. Le questione politiche più serie non le sbatto sui giornali o in consiglio comunale, perché ne parlerò nelle sedi opportune, visto che non c’è da parte mia la volontà di fare un danno al partito. Rimpasto in giunta? Se si procedesse in tal senso, significherebbe creare una spaccatura autolesiva e direi anche profonda».
Il momento delicato sarà subito affrontato dal Partito Democratico con un incontro programmato nei prossimi giorni.
«Sono amareggiato dalla scelta del consiglire Di Lorenzo – precisa il segretario cittadino del Pd, Giovanni Addario -. Nei grandi partiti, ci sono anche momenti in cui si hanno visioni diverse su determinate questioni. Riuniremo il gruppo per discutere di questa cosa, visto che siamo rimasti sorpresi, non avendone avuto anticipazione. Escludo fibrillazioni all’interno del partito e cercheremo di far ritornare Di Lorenzo sui propri passi. Con il sindaco avevamo avviato un percorso di verifica sui programmi attuati, ma al momento non ravvedo motivi per procedere ad un rimpasto in giunta».